Utente:Mei lanfang/Sandbox: differenze tra le versioni

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Preso sempre più dalla fama e dal successo, ispirandosi alle sue stesse fan che ormai non lo lasciavano più riposare intasandogli la cassetta postale di lettere di supplica per la compilazione di una nuova opera<ref>Ovviamente, sapendo oggi che ai tempi le lettere erano scritte su pelle di pecora, possiamo ben immaginarci quanto fastidioso fosse per Eschilo lo ''stalking'' delle sue fan...</ref>, curò la sceneggiature del musical ''Le Supplici'', con protagoniste le prostitute sacre di Babilonia, appena arrivate in Grecia nascoste nella stiva di una trireme guidatte da papponi persiani, alle cui molestie tentarono di sottrarsi regalando alla dea una cintura di castità Fendi. Naturalmente tarocca.<br />
Preso sempre più dalla fama e dal successo, ispirandosi alle sue stesse fan che ormai non lo lasciavano più riposare intasandogli la cassetta postale di lettere di supplica per la compilazione di una nuova opera<ref>Ovviamente, sapendo oggi che ai tempi le lettere erano scritte su pelle di pecora, possiamo ben immaginarci quanto fastidioso fosse per Eschilo lo ''stalking'' delle sue fan...</ref>, curò la sceneggiature del musical ''Le Supplici'', con protagoniste le prostitute sacre di Babilonia, appena arrivate in Grecia nascoste nella stiva di una trireme guidatte da papponi persiani, alle cui molestie tentarono di sottrarsi regalando alla dea una cintura di castità Fendi. Naturalmente tarocca.<br />
Alla prima dell'opera vennero fatte lanciare centinaia di tartarughe da delle aquile in volo, per annunciare in pompa magna l'evento.
Alla prima dell'opera vennero fatte lanciare centinaia di tartarughe da delle aquile in volo, per annunciare in pompa magna l'evento.<br />
Ormai era chiaro quanto fosse diventato famoso. Sempre circondato da donnine festanti che gli cadevano ai piedi come tartarughe lanciate da aquile in volo, fan che gli chiedevano autografi, bimbi che lo imitavano per strada e ogni tanto un'apparizione in qualche disco in qualità di patron della serata. Ora era talmente ebbro di cotanto ''furor'' creativo e del suo connesso riscontro presso le masse<ref>ben 1000 persone, ma considerando che all'epoca Atene contava circa 1700 abitanti era già poco più della metà della popolazione, eh.</ref> che gli balenò in mente l'idea che ormai aveva la possibilità di realizzare trasposizioni teatrali di qualsiasi cosa. Così, spinto da un'improvvisa ispirazione, decise di sperimentare la rappresentazione di una torbida storia di omicidi, tribunali e macchinazioni politiche con le ''Eumenidi''. In pratica una sorta di [[una mamma per amica]] ''pro tempore'', ma meno esplicita. L'opera si ispira ad altri fatti di cronaca in cui fu coinvolto anche Efialte. Sì, quello del film [[300]]. L'opera, nonostante le premesse sembrassero piuttosto negative, segnò una grande conquista di pubblico, con un'approvazione dell'80% del pubblico pagante, il che era già tantissimo, considerato che al [[teatro classico]] si entrava gratuitamente. Questo primo tentativo lo spinse a mettere in pratica un pensiero che lo assillava da anni ormai. La vendetta sulla sua ex fidanzata, che lo lasciò due capitoli fa, mentre era fuori per il servizio di leva.<br />
Correva l'anno 458 a.C. L'aria era frizzantina e il vento carezzava lievemente i colli da sud-est. Tutto presagiva una gran pace e serenità. Così, immerso nella piacevole contemplazione della natura dal criso-elefantino balcone della sua villa coloniale, il buon Eschilo iniziò la stesura di quella che sarebbe stata l'Opera più controversa, complessa e ispirata di tutta la sua produttiva carriera: la trilogia dell' ''Orestea''. L'opera prese nome proprio dalla sua ex, Orestea Takalopulos, e prevedeva originariamente tre capitoli in cui denunciare essenzialmente quanto fosse stata stronza. Tuttavia già dal prologo la storia prese un'altra dimensione, diventando l'opera che oggi tutti riconosciamo, in cui si denuncia sì il comportamento della sua ex, ma qui si chiama Clitennestra e viene uccisa dal figlio Oreste<ref>Doveva pur giustificare il titolo del racconto.</ref> avuto con l'amante. Dato che non seppe più come chiudere la storia ci schiaffò dentro le ''Eumenidi'' come ultimo atto della trilogia. Il successo fu tale che persino le aquile, dall'ammirazione, lanciavano tartarughe di festeggiamento.


== Il declino e la morte ==
== Il declino e la morte ==

Versione delle 23:49, 14 mag 2010

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« Sono il matto di Pamplona,
se ride mi fa paura la Luna,
così tetra nel suo crespo nero... »
(poeta maledetto in un raro momento di lucidità.)
« A nera, E bianca, I rossa, O blu »
(Rimbaud che tenta (finalmente) di imparare l'alfabeto con le letterine colorate dell'asilo.)
« Le donne, lo so, non devono scrivere.. »
(saggezza d'avanguardia dei Poeti maledetti.)


Poeti Maledetti fu il nome di una famosa bettola di Bruxelles in cui si riuniva un gruppo di iniziati, dedito all'utilizzo di droghe psichedeliche, che svolse la sua malsana attività pseudo-artistico-avanguardista negli ultimi decenni del secolo decimonono. Capeggiata dalla coppia gay Verlaine-Rimbaud, quest'allegra combriccola vandalizzò per sempre il verso francese, con gravissime conseguenze, i cui postumi si sentono ancora oggi, ad esempio quando apriamo un libro di poesia e lo scambiamo per il diario di uno schizofrenico all'ultimo stadio.

Gli inizi

L'idea di formare questo fan-club del verso libero nacque da un incontro di Verlaine e Rimbaud in un ospedale psichiatrico, in cui erano stati ricoverati entrambi in stato farneticante: mentre il primo parlava di Colombine e Pulcinella incontrati presso i crocevia del giardino ospedaliero, Rimbaud sciorinava resoconti sui suoi trip da LSD. Quest'intenso scambio di idee scatenò fra i due il colpo di fulmine: riusciti ad evitare la scarsa sorveglianza medica, abbandonarono famiglie, baracca e burattini per fuggire prima in Martinica e poi in Belgio, dove incontrarono sinistri personaggi come Corbiére, un nano da circo che scriveva versi a tempo perso, e Mallarmé, ex-gioielliere di rue Fantin, scappato da Parigi dopo una copiosa rapina ai danni del negozio ove lavorava. Riunitisi nella bettola citata ad inizio articolo, decisero di pubblicare un arguto resoconto delle loro bevute, anche attraverso la bocca di personaggi puramente immaginari, come Marceline Desbordes-Valmore e Villiers de L'isle-Adam.

Analisi filologica del dottor H.R.W. Strummeller

Poiché poco ci importa di parlare delle insulse biografie di codesti beoti, riportiamo la seria e calibrata analisi di alcuni loro testi, fatta da un grande filologo tedesco, che consumò i suoi malandati cristallini sulle loro scempiaggini per ben quarant'anni: {{foglio|testo=


Eschilo

Eschilo è stato un famoso poeta e giullare di corte dell'antica Grecia. Le notizie sulla sua infanzia sono scarse, ma i filologi propongono che il suo luogo di nascita sia la sicula Gela, poiché dai suoi testi emerge chiaramente che gradisse inalare i gradevoli perfumi della locale raffineria in compagnia di altri individui strampalati, fra cui la Pizia ed Eraclito.

La travagliata giovinezza

Nato che era ancora un bambino, un giorno in cui cadde dall cielo una tartaruga lanciata da un'aquila, segno interpretato come auspicio per il nascituro destinato a grandi opere, ovvero segno che il nascituro sarebbe morto di tragica fine, ovvero che è mezzogiorno e bisogna mettere su l'acqua per la pasta.

Si trasferì ad Atene da piccolo, quando la sua numerosa famiglia, valigie di cartone alla mano, decise di emigrare nella New York dell'avanticristo. Qui il padre, un ex lustracalzari, si diede all'umile lavoro dell'operaio in una fabbrica di ceramiche a figure rosse con campitura nera, mentre la madre trovò occupazione come shampista per le vicine alla modica somma di una dracma e tre oboli ad acconciatura. Due dracme se volevano anche la pedicure. La retta non bastava quasi mai e se non fosse stato per il fatto che a quei tempi le scuole erano gratuite e garantite dallo stato, il piccolo Eschilo probabilmente sarebbe finito a zappare la terra. O a lavorare come carroziere per quadrighe.

Alla maggiore età, per portare un po' di pecunia in casa, si arruolò volontario per la guerra alle Termopili. L'idea era quella di fare il carabiniere, ma saputa la notizia della disfatta del contingente Sparta Sud e della mancata promozione sul campo e conseguente scalata sociale dei trecento commilitoni, optò per il ritorno a casa non appena sarebbe terminato il suo periodo militare in quel di Maratona. Gli anni della guerra furono segnati dalla violenza inaudita dell'esercito avversario che fece uso del bombardamento a tappeto mediante tartarughe lanciate da aquile in volo. In quegli anni così difficili Eschilo trovò uno spiraglio nella stesura delle lettere all'amata, sviluppando un principio di interesse verso la scrittura epistolare.

Al rientro in patria sorprese l'amata con il suo migliore amico, ma questa, vedremo, è un'altra storia.

Talente latente[1]

Eschilo, per gli amici Es, decise di seguire il suo sogno, quello di diventare il primo ballerino dell'Opera di Atene e si iscrisse pertanto ad un corso di danza contemporanea[2], dove tuttavia non ebbe grosso successo in quanto, come soleva ripetere il suo istruttore, ha le movenze di una vecchia tartaruga mentre cade dal cielo, lanciata da un'aquila in volo. Una sera, uscendo dalla lezione, venne suo malgrado coinvolto in una rissa tra ubriachi. Si ritiene fossero Aristofane e Socrate, ma le fonti sono piuttosto ombrose a riguardo, pertanto continueremo a rimpolpare con dettagli improvvisati, giusto per arrivare al nocciolo del personaggio. A seguito di una spintonata il giovine cadde giù per le scale della stoà, fino a sbattere contro lo spigolo dell'altare dell'agorà. Offeso e piuttosto seccato con il comune di Atene perché non aveva costruito un altare a norma, decise di compilare un reclamo nei confronti del suddetto comune. Preso da improvvisa folgore redasse una missiva densa di dettagli e ricca di originali atmosfere che descrivevano il fatto con una sottile e nel contempo profonda maestria dell'uso dialettico e narrativo, fino a rendere quella lettera un vero e proprio racconto. L'amministratore delegato del comune di Atene sezione sinistri lesse con attenzione quanto scritto dal buon Eschilo e, giunto a fine lettura, rispose così al richiedente rimborso:

« No. »

Ovviamente Eschilo chiese spiegazioni e il funzionario spiegò che in effetti la lettera era davvero ben scritta, opera di sublime retorica, degna di un grande narratore, ma il comne non era responsabile in quanto in prossimità dell'altare il cartello recitava chiaramente "Vietato cadere per le scale della stoà. Gli spigoli dell'altare dell'agorà potrebbero essere pericolosi, il Comune declina qualsiasi responsabilità per infortuni o morti accidentali.". Tuttavia, continuò l'amministratore delegato, un talento del genere era sprecato per una semplice missiva. Così fu consigliato a Eschilo di scrivere qualcosa per lo spettacolo. Il funzionario aveva un cugino che lavorava alle riprese de Le Cariatidi, l'equivalente del nostro "Veline", gli propose di presentarsi e farsi notare. Eschilo accettò il consiglio, vi partecipò e vinse anche l'edizione del 510 a.C.. Con la vincita guadagnata potè mantenersi e realizzare il suo sogno, ovverosia scrivere la sceneggiatura per la serie tv L'Orestiade, una telenovelas che all'epoca raggiunse Beautiful per audience e quantità di puntate. Dopo un breve intervallo come cheerleader alla battaglia di Salamina, ritornò ad Atene, dove si buttò slla scrittura di sceneggiature per kolossals.

Il successo

Il primo successo del nostro Eschilo, annunciato dalla caduta di una tartaruga lanciata da un'aquila, furono I Persiani, opera dedicata ad un fatto di cronaca ai suoi tempi piuttosto attuale e cioè il maggiore concorso con esposizione felino, in cui parteciparono appunto i Gatti Persiani del titolo. Quest'opera riscuoté con fervore il plauso di critica e spettatori, giacché entrambi assistettero alla mostra felina e furono lieti di vederne a teatro la sua rappresentazione. Tra l'altro il teatro era nato da appena sessanta anni e pertanto tutte le opere erano sempre viste come innovativi, fresche, avvincenti.

Il buon esito della prima convinse Eschilo a provarci nuovamente e iniziò la stesura di quello che sarebbe dovuto essere il sequel ai Persiani, ma finì per cambiare rotta e concentrarsi a ciò che accadde prima del celebre evento di cronaca. Così iniziò la stesura de I sette contro Tebe scritto in collaborazione con Akira Kurosawa che in seguito ne curò la trasposizione filmica.

Preso sempre più dalla fama e dal successo, ispirandosi alle sue stesse fan che ormai non lo lasciavano più riposare intasandogli la cassetta postale di lettere di supplica per la compilazione di una nuova opera[3], curò la sceneggiature del musical Le Supplici, con protagoniste le prostitute sacre di Babilonia, appena arrivate in Grecia nascoste nella stiva di una trireme guidatte da papponi persiani, alle cui molestie tentarono di sottrarsi regalando alla dea una cintura di castità Fendi. Naturalmente tarocca.
Alla prima dell'opera vennero fatte lanciare centinaia di tartarughe da delle aquile in volo, per annunciare in pompa magna l'evento.
Ormai era chiaro quanto fosse diventato famoso. Sempre circondato da donnine festanti che gli cadevano ai piedi come tartarughe lanciate da aquile in volo, fan che gli chiedevano autografi, bimbi che lo imitavano per strada e ogni tanto un'apparizione in qualche disco in qualità di patron della serata. Ora era talmente ebbro di cotanto furor creativo e del suo connesso riscontro presso le masse[4] che gli balenò in mente l'idea che ormai aveva la possibilità di realizzare trasposizioni teatrali di qualsiasi cosa. Così, spinto da un'improvvisa ispirazione, decise di sperimentare la rappresentazione di una torbida storia di omicidi, tribunali e macchinazioni politiche con le Eumenidi. In pratica una sorta di una mamma per amica pro tempore, ma meno esplicita. L'opera si ispira ad altri fatti di cronaca in cui fu coinvolto anche Efialte. Sì, quello del film 300. L'opera, nonostante le premesse sembrassero piuttosto negative, segnò una grande conquista di pubblico, con un'approvazione dell'80% del pubblico pagante, il che era già tantissimo, considerato che al teatro classico si entrava gratuitamente. Questo primo tentativo lo spinse a mettere in pratica un pensiero che lo assillava da anni ormai. La vendetta sulla sua ex fidanzata, che lo lasciò due capitoli fa, mentre era fuori per il servizio di leva.
Correva l'anno 458 a.C. L'aria era frizzantina e il vento carezzava lievemente i colli da sud-est. Tutto presagiva una gran pace e serenità. Così, immerso nella piacevole contemplazione della natura dal criso-elefantino balcone della sua villa coloniale, il buon Eschilo iniziò la stesura di quella che sarebbe stata l'Opera più controversa, complessa e ispirata di tutta la sua produttiva carriera: la trilogia dell' Orestea. L'opera prese nome proprio dalla sua ex, Orestea Takalopulos, e prevedeva originariamente tre capitoli in cui denunciare essenzialmente quanto fosse stata stronza. Tuttavia già dal prologo la storia prese un'altra dimensione, diventando l'opera che oggi tutti riconosciamo, in cui si denuncia sì il comportamento della sua ex, ma qui si chiama Clitennestra e viene uccisa dal figlio Oreste[5] avuto con l'amante. Dato che non seppe più come chiudere la storia ci schiaffò dentro le Eumenidi come ultimo atto della trilogia. Il successo fu tale che persino le aquile, dall'ammirazione, lanciavano tartarughe di festeggiamento.

Il declino e la morte

E Ormai pieno di gloria e di denaro, il nostro uomo decise di ritirarsi sulla sua trireme privata, per fare una crociera intorno al mondo insieme al suo amico Erodoto e in compagnia di procaci ancelle dal seno rifatto. Sfortuna volle che, proprio in prossimità dei Dardanelli, fosse stroncato da un'infarto per aver visto un'aquila con una tartaruga fra le zampe: lo scrittore era infatti tanto superstizioso da credere a una sibilla, la quale lo aveva avvisato che sarebbe morto per la caduta di una tartaruga sulla capoccia, lanciata da un'aquila in volo. Caso volle che morì prima. L'aquila da canto suo smise di giocare con le tartarughe e venne assunta come funzionario statale per le poste aeree, ma questa è un'altra storia.

Maggiori opere

Un brano a casaccio

Perché Eschilo?

Note

  1. ^ Amo i giochi di parole...
  2. ^ Ovvero danza classica, ma ai tempi era ancora contemporanea.
  3. ^ Ovviamente, sapendo oggi che ai tempi le lettere erano scritte su pelle di pecora, possiamo ben immaginarci quanto fastidioso fosse per Eschilo lo stalking delle sue fan...
  4. ^ ben 1000 persone, ma considerando che all'epoca Atene contava circa 1700 abitanti era già poco più della metà della popolazione, eh.
  5. ^ Doveva pur giustificare il titolo del racconto.

Bibliografia

Collegamenti

Entrilo? No, Eschilo!