Antonio Vivaldi: differenze tra le versioni

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Pur scoraggiato dal ripudio, Vivaldi continuò a comporre le sue merdaviglie per [[violino]], cercando di combinare le poche nozioni linguistiche con le forse ancor meno spiccate doti componistiche. Il morbo che affliggeva il povero “Prete Rosso” si acuì però molto rapidamente: affetto da un tremore costante e trascinato da una spaventosa iperattività, Vivaldi si affannava a comporre e a suonare in ogni minuto libero -cioè tutto il santo giorno, contorcendosi nel mentre come un pesce fuor d’acqua. Si crede che ad un certo punto la malattia degenerò al punto di provocargli allucinazioni. Solo così infatti si spiegherebbero le vividissime scene di impetuose tempeste di mare e sanguinose battaglie descritte in molte delle sue opere: tali miraggi apparivano di frequente ad un Vivaldi intento perlopiù a rimirare l’acqua cheta. Di grande ispirazione fu per lui in quegli anni la lettura dell’[[Orlando Furioso]], frutto della penna del maestro dell’epopea [[Federico Moccia]]. Riuscì a decifrarne solo il titolo, e tanto gli bastò per capire che l’Orlando, essendo pazzo, dimostrava non poche affinità con lui. Decise quindi di comporre subito un’opera per violino che lo avesse come protagonista, dal fantasioso titolo "''L'Orlando furioso''". La mancata comprensione di gran parte del testo fu causa tuttavia di diverse incongruenze tra il libro e l’opera: nella composizione di Vivaldi l’Orlando è infatti un gondoliere veneziano al servizio del Doge, che combatte quotidianamente contro le alghe e i cadaveri dei ratti che, affiorando a galla, mettono in pericolo la stabilità del suo fragile ma eroico naviglio.
Pur scoraggiato dal ripudio, Vivaldi continuò a comporre le sue merdaviglie per [[violino]], cercando di combinare le poche nozioni linguistiche con le forse ancor meno spiccate doti componistiche. Il morbo che affliggeva il povero “Prete Rosso” si acuì però molto rapidamente: affetto da un tremore costante e trascinato da una spaventosa iperattività, Vivaldi si affannava a comporre e a suonare in ogni minuto libero -cioè tutto il santo giorno, contorcendosi nel mentre come un pesce fuor d’acqua. Si crede che ad un certo punto la malattia degenerò al punto di provocargli allucinazioni. Solo così infatti si spiegherebbero le vividissime scene di impetuose tempeste di mare e sanguinose battaglie descritte in molte delle sue opere: tali miraggi apparivano di frequente ad un Vivaldi intento perlopiù a rimirare l’acqua cheta. Di grande ispirazione fu per lui in quegli anni la lettura dell’[[Orlando Furioso]], frutto della penna del maestro dell’epopea [[Federico Moccia]]. Riuscì a decifrarne solo il titolo, e tanto gli bastò per capire che l’Orlando, essendo pazzo, dimostrava non poche affinità con lui. Decise quindi di comporre subito un’opera per violino che lo avesse come protagonista, dal fantasioso titolo "''L'Orlando furioso''". La mancata comprensione di gran parte del testo fu causa tuttavia di diverse incongruenze tra il libro e l’opera: nella composizione di Vivaldi l’Orlando è infatti un gondoliere veneziano al servizio del Doge, che combatte quotidianamente contro le alghe e i cadaveri dei ratti che, affiorando a galla, mettono in pericolo la stabilità del suo fragile ma eroico naviglio.
=== Gli ultimi anni e la morte ===
=== Gli ultimi anni e la morte ===
Durante la seconda metà del secolo sedicesimo, una giovanissima [[Madonna]] era destinata a fare la sua entrata nella scena musicale veneziana. A bordo di una gondola la fanciulla approdò sui dolci lidi adriatici cantando il motivetto “''Sicut virgo''”, poi tradotto in inglese dal latino originario in “''Like a virgin''”. Il nuovo genere musicale, rinominato pop -contrazione di “perlomeno dura poco”, ebbe un successo immediato e soppiantò l’ormai fuori moda musica barocca, la cui annosa complessità poco piaceva alla nascente classe mercantilista, votata al guadagno e alla praticità. Ciò fu un duro colpo per Vivaldi, che passò improvvisamente dalla cresta dell’onda al riparo di un ponte. Il grande compositore cadde prima in dimenticanza, poi in povertà, quindi in malattia e più e più volte nel canale, si pensa a causa di scherzosi concittadini poco appassionati di musica barocca. Durante i suoi ultimi anni Vivaldi era solito cibarsi di alghe e anguille che riusciva a pescare dal suo precario rifugio. L’assunzione continua di carne infetta contribuì a peggiorare il suo stato di salute mentale, fino a causarne la precoce morte. Stremato dagli stenti e dalla cavalcante malattia, il 28 luglio 1741 il celebre compositore si lasciò cadere esangue nelle tranquille acque veneziane, fiducioso che i flutti avrebbero portato i suoi miseri resti fino al mare aperto. Tutt’oggi il suo cadavere, insieme ad una targhetta in sua memoria, si trova nello stesso identico punto in cui cadde allora.
Durante la seconda metà del secolo sedicesimo, una giovanissima [[Madonna]] era destinata a fare la sua entrata nella scena musicale veneziana. A bordo di una gondola la fanciulla approdò sui dolci lidi adriatici cantando il motivetto “''Sicut virgo''”, poi tradotto in inglese dal latino originario in “''Like a virgin''”. Il nuovo genere musicale, rinominato pop -contrazione di “perlomeno dura poco”, ebbe un successo immediato e soppiantò l’ormai fuori moda musica barocca, la cui annosa complessità poco piaceva alla nascente classe mercantilista, votata al guadagno e alla praticità. Ciò fu un duro colpo per Vivaldi, che passò improvvisamente dalla cresta dell’onda al riparo di un ponte. Il grande compositore cadde prima in dimenticanza, poi in povertà, quindi in malattia e più e più volte nel canale, si pensa a causa di scherzosi concittadini che poco apprezzavano la musica barocca. Durante i suoi ultimi anni Vivaldi era solito cibarsi di alghe e anguille che riusciva a pescare dal suo precario rifugio. L’assunzione continua di carne infetta contribuì a peggiorare il suo stato di salute mentale, fino a causarne la precoce morte. Stremato dagli stenti e dalla cavalcante malattia, il 28 luglio 1741 il celebre compositore si lasciò cadere esangue nelle tranquille acque veneziane, fiducioso che i flutti avrebbero portato i suoi miseri resti fino al mare aperto. Tutt’oggi il suo cadavere, insieme ad una targhetta in sua memoria, si trova nello stesso identico punto in cui cadde allora.
== Curiosità ==
== Curiosità ==
[[File:Spartito_Bach.jpg|right|thumb|200px| Uno spartito manoscritto di Vivaldi. Anche gli scarabocchi neri sono delle note, della durata di un decimo di biscroma]]
[[File:Spartito_Bach.jpg|right|thumb|200px| Uno spartito manoscritto di Vivaldi. Anche gli scarabocchi neri sono delle note, della durata di un decimo di biscroma]]

Versione delle 03:07, 20 dic 2012

Vivaldi con il suo migliore, unico amico: il suo violino, da lui soprannominato Signor Giroldo Bragadin

Antonio Vivaldi è un celeberrimo compositore barocco, salito agli onori della cronaca per aver composto il primo brano heavy metal della storia. Conosciuto per la sua promiscuità componitiva, è ricordato unicamente per un’unico concerto, probabilmente scritto alle elementari, che ha come soggetto le quattro stagioni, nell’ordine: l’estate, l’inverno, la primavera e il tempo di merda.

Biografia

La nascita

Antonio “Luccio” Vivaldi nasce gracile e malaticcio a Venezia nel 1678 da madre pescivendola e padre marinaio. Partorito al mercato del pesce, venne subito spacciato dalla madre per un luccio adriatico fresco e rivenduto a 5 lire al chilo. Fortunatamente era così brutto e verdognolo che nessuno volle comprarlo, così che fu ributtato ancora tutto intero nel canale a fine giornata, insieme al resto del pesce invenduto. Da lì si lasciò trascinare dall’impetuosa corrente della laguna veneziana, per ritrovarsi il giorno dopo nello stesso identico punto in cui era stato gettato. Stava ancora galleggiando nelle torbide acque del canale, quando una possente gondola, avvicinandosi carica di turisti giapponesi, lo travolse. La stabilissima imbarcazione perse immediatamente il proprio baricentro, rovesciando tutto il proprio contenuto nelle melmose profondità sottostanti. Adirato per il brutto tiro, il gondoliere era sul punto di rimuovere a colpi di remo l’odioso ostacolo, quando si accorse che si trattava di un neonato. Lo raccolse quindi dall’acque per portarlo alla moglie, la quale, avendo avuto solamente sette figli - indegnamente pochi per l’epoca, certamente se ne sarebbe rallegrata. Lo depose nella prima culla non troppo piena di marmocchi e, maschiamente, proseguì verso la prima bettola, conscio di aver adempito al suo dovere di uomo e marito per quel giorno. La madre adottiva dal canto suo era così affaccendata tra gravidanze vecchie e nuove e lavori domestici, che si accorse del nuovo venuto soltanto quand’egli compì vent’anni. Volle cercare il marito per chiedergli spiegazioni, ma questi si trovava al bar, ormai da una settimana. Rassegnata, risolse perlomeno di spedire il filgio adottivo in convento, così da non doverlo avere tra I piedi.

L'incontro con la religione

Una rara immagine di Antonio Vivaldi senza la parrucca

Il giovane Vivaldi non aveva mai imparato a scrivere, e nemmeno a parlare, dato che fino ad allora nessuno gli aveva mai rivolto la parola. Pur distinguendosi in classe per apatia e imbecillità, ricopriva le pagine dei suoi quaderni con una quantità di scarabocchi durante le lezioni. Uno dei monaci, non volendo arrendersi alla comune opinione che il ragazzo fosse semplicemente molto idiota, provò un giorno a trascrivere i curiosi geroglifici su carta pentagrammata; il caso o la miopia vollero che li scambiasse per note. Sfortunatamente il convento non era uno dei più ricchi, bensì uno dei piu poveri, dimodochè fu possibile reperire solo un vecchio violino per avviare il giovane Luccio alla carriera musicale. Il destino volle che Vivaldi non conoscesse mai altro strumento all’infuori del violino e che morisse nella convinzione che non fosse possibile comporre qualcosa che non fosse un concerto per violino. Compose anche alcune opere con accompagnamento di violino, una messa per violino e svariate marce per violino.

L'inizio della carriera

Data la sua discreta abilità all’unico strumento che gli fosse dato di conoscere, gli venne permesso di suonare alla messa la domenica. Con grande indignazione di tutti i canonici presenti il giovane violinista eseguì le lodi al Signore non solo con un brio e un’allegrezza del tutto fuori luogo, ma altresì con la spontanea aggiunta di un’infinità di note e rapidissime variazioni che nulla c’entravano con la sacra solennità dei pezzi. I confratelli tentarono quindi di convincerlo a suonare perlomeno più lentamente, dato che un’Ave Maria eseguita da lui durava meno di mezzo minuto, ma il virtuoso Vivaldi si rifiutava imperterrito di riconoscere l’autorità di nota alcuna al di fuori della superba semibiscroma. Venne quindi cacciato dal convento, con l’accusa di satanismo, complice il suo colore naturale di capelli, un rosso Tiziano che molto faceva pensare all’oscuro Signore degli Inferi. Gli fu inflitta altresì prima della dipartita la somma punizione di essere fatto prete, tanto per fargli passare la voglia di suonare così gagliardamente. Moderni studiosi sono tuttavia concordi nel ricondurre la straordinaria e indefessa rapidità esecutiva vivaldiana a una sindrome dalla quale era affetto sin da bambino: il morbo dell’anguilla pazza, peste che contagiò i voraci mangiatori di anguilla veneziani durante tutto il secolo XVI, tra cui lo stesso Vivaldi, rendendoli pazzi. L’ipotesi settecentesca della possessione demoniaca è altresì altrettanto plausibile.

Gli anni della maturità

Quello che Vivaldi vedeva...
...e quello che credeva di vedere

Pur scoraggiato dal ripudio, Vivaldi continuò a comporre le sue merdaviglie per violino, cercando di combinare le poche nozioni linguistiche con le forse ancor meno spiccate doti componistiche. Il morbo che affliggeva il povero “Prete Rosso” si acuì però molto rapidamente: affetto da un tremore costante e trascinato da una spaventosa iperattività, Vivaldi si affannava a comporre e a suonare in ogni minuto libero -cioè tutto il santo giorno, contorcendosi nel mentre come un pesce fuor d’acqua. Si crede che ad un certo punto la malattia degenerò al punto di provocargli allucinazioni. Solo così infatti si spiegherebbero le vividissime scene di impetuose tempeste di mare e sanguinose battaglie descritte in molte delle sue opere: tali miraggi apparivano di frequente ad un Vivaldi intento perlopiù a rimirare l’acqua cheta. Di grande ispirazione fu per lui in quegli anni la lettura dell’Orlando Furioso, frutto della penna del maestro dell’epopea Federico Moccia. Riuscì a decifrarne solo il titolo, e tanto gli bastò per capire che l’Orlando, essendo pazzo, dimostrava non poche affinità con lui. Decise quindi di comporre subito un’opera per violino che lo avesse come protagonista, dal fantasioso titolo "L'Orlando furioso". La mancata comprensione di gran parte del testo fu causa tuttavia di diverse incongruenze tra il libro e l’opera: nella composizione di Vivaldi l’Orlando è infatti un gondoliere veneziano al servizio del Doge, che combatte quotidianamente contro le alghe e i cadaveri dei ratti che, affiorando a galla, mettono in pericolo la stabilità del suo fragile ma eroico naviglio.

Gli ultimi anni e la morte

Durante la seconda metà del secolo sedicesimo, una giovanissima Madonna era destinata a fare la sua entrata nella scena musicale veneziana. A bordo di una gondola la fanciulla approdò sui dolci lidi adriatici cantando il motivetto “Sicut virgo”, poi tradotto in inglese dal latino originario in “Like a virgin”. Il nuovo genere musicale, rinominato pop -contrazione di “perlomeno dura poco”, ebbe un successo immediato e soppiantò l’ormai fuori moda musica barocca, la cui annosa complessità poco piaceva alla nascente classe mercantilista, votata al guadagno e alla praticità. Ciò fu un duro colpo per Vivaldi, che passò improvvisamente dalla cresta dell’onda al riparo di un ponte. Il grande compositore cadde prima in dimenticanza, poi in povertà, quindi in malattia e più e più volte nel canale, si pensa a causa di scherzosi concittadini che poco apprezzavano la musica barocca. Durante i suoi ultimi anni Vivaldi era solito cibarsi di alghe e anguille che riusciva a pescare dal suo precario rifugio. L’assunzione continua di carne infetta contribuì a peggiorare il suo stato di salute mentale, fino a causarne la precoce morte. Stremato dagli stenti e dalla cavalcante malattia, il 28 luglio 1741 il celebre compositore si lasciò cadere esangue nelle tranquille acque veneziane, fiducioso che i flutti avrebbero portato i suoi miseri resti fino al mare aperto. Tutt’oggi il suo cadavere, insieme ad una targhetta in sua memoria, si trova nello stesso identico punto in cui cadde allora.

Curiosità

Uno spartito manoscritto di Vivaldi. Anche gli scarabocchi neri sono delle note, della durata di un decimo di biscroma
  • Per molti anni l’idioma in cui sono scritte molte delle opere di Vivaldi è stato erroneamente confuso con il latino. Al giorno d’oggi sappiamo che non sarebbe mai stato possibile per Vivaldi esprimersi correttamente in latino, lingua morta già molti anni prima della sua nascita. Moderni studi dimostrano che il compositore utilizzasse invece una lingua di sua invenzione, nota solo a lui e andata perduta dopo la sua morte. Molti dei titoli delle sue composizioni sono quindi da tradurre a piacere, come a seguito:

Armatae face et anguibus” (Alghe, feci ed anguille)

"Nisi dominus” (Il naso di Dio)

Ascende laeta” (Discende l’arietta)

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