Velleio Patercolo: differenze tra le versioni

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[[File:Zeno.jpg|thumb|250px|right|Testa greco-romana-abruzzese che raffigura come potrebbe essere Velleio Patercolo ai giorni nostri.]]
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{{Cit|... E chi cazzo è Velleio Patercolo ?!?|[[Tutti]] davanti a una versione di Velleio Patercolo}}
| style="padding-right: 4px; padding-left: 4px;" | '''ATTENZIONE''' Siccome l'imbecille che ha scritto questo articolo non aveva voglia di farne un'altro, ha fuso Velleio Patercolo a [[Clitoride]] da [[Tebe|Tébe]]. Essi sono entrambi grandi fancazzisti del periodo greco-romano. Nonostante la fusione non sono ancora presenti notizie su questo Clitoride da cosa. Chi vuole inserire cose su coso da cosa clicchi su cosa e abbassi la cosa col coso, poi c'è la cosa per cosare le cose ... gn... ma bahaffanc...
{{Cit|"Cesare, l'esercito è in marcia!" "... e che marcisca!"|Velleio Patercolo in una sua opera sulla conservazione del cibo}}
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{{citazione|... E chi cazzo è Velleio Patercolo ?!?|Io|Io|davanti ad una versione|}}


'''Velleio Patercolo''' (all'anagrafe: ''Giggino Velleio Patercolo'') è stato un romano con un nome orrendo perché i genitori erano degli stronzi.<br />
{{citazione|Quel cretino non ha mai capito a che serve il gerundio|Velleio Patercolo|Velleio Patercolo|su sè stesso|}}
Nonostante sia cresciuto con questa [[consapevolezza]], Velleio Patercolo è stato uno [[storico]] [[latino]], autore di opere importantissime e molto ben scritte, fin troppo bene per uno con un nome del genere.<br />
Oggi i suoi testi sono conosciuti in tutti i [[Liceo classico|licei classici]] [[Italiano|italiani]] perché, siccome Velleio aveva studiato fino alla terza media, le sue [[versione|versioni]] di latino sono a prova di imbecille.


== Una vita da Patercolo ==
{{citazione|"Cesare, l'esercito è in marcia!" "... e che marcisca!"|Velleio Patercolo|Velleio Patercolo|in una sua opera sulla conservazione del cibo|}}
Velleio Patercolo (e basta ridere del suo nome! Dai, non è carino) nasce in [[Terronia]] superiore in un recinto per [[porco|maiali]] ubicato tra [[Napoli]] e Pizzo Calabro. Discende per via materna da ''Decio Magio'' e ''Minato Magio'', che fu [[re]] di [[Cartagine]], e questo fece inevitabilmente di lui un [[Re Magi|Re Magio]].<br />
Il nonno paterno, Gaio Velleio Patercolo, fu comandante d'esercito, mentre il nonno materno fu [[proconsole]]. Aveva pure uno zio [[elettrauto]].<br />
Dopo un periodo di lavoro in [[Tracia]] visitò la [[Dalmazia]] come ''legatus'', la [[Pannonia]] come ''incatenatus'' e la Pannocchia come ''affamatus'', dato che la regione era assai famosa per i suoi sconfinati campi di [[mais]].<br />
Fu eletto [[questore]], poi [[pretore]], e infine reginetta della [[scuola]]. Ebbe anche un buono per andare [[gratis]] al [[circo]].<br />
Nel 30 (a.C. o d.C.) pubblicò l'opera ''Storia romana'', che fu messa in vendita presso tutte le edicole e balzò subito in testa alle classifiche di gradimento, perché allora non c'erano ancora i libri di [[Paulo Coelho]]. <br />
L'opera venne dedicata al suo grande [[amico]] Vinicio. Il calciatore ringraziò sentitamente e dedicò a Patercolo un [[gol]] segnato in [[Coppa Italia]] contro il [[Catanzaro]].<br />
Inviato come [[cronista]] di guerra in [[Macedonia]], poté constatare subito i danni provocati dal conflitto, giacché la frutta era stata tutta tagliata a pezzi. Le sue qualità in battaglia tuttavia facevano talmente pietà che venne eletto ''magister equitum'', cioè maestro di [[equitazione]], e impartì lezioni a [[Tiberio]] per conto di [[Cesare]], che era occupato con il suo corso di [[scherma]]. Nell'[[anno]] 30 d.C. si ritrovò in [[Persia]] e vi rimase per affrontare alcuni [[Parti]]. Non avendo alcuna pratica come [[ostetrica]], il povero Patercolo fallì l'impresa, ma gli venne regalato un adesivo sagomato in ricordo dello sforzo compiuto.


Nel [[33 d.C.]], mentre soggiornava a [[Parigi|Lutezia]] per una vacanza-studio riguardo l'uso del [[filo interdentale]] presso i popoli barbari, vide un branco di studenti del luogo che appiccavano fuoco a un cumulo di copie del suo libro ''Storia romana'' e ci rimase molto male. A causa di ciò andò in [[depressione]] e cominciò a vagare di notte e a non farsi più il [[bidet]].
{{citazione|"Cesare, l'esercito è avanzato!" "... e mettilo in frigo!"|Velleio Patercolo|Velleio Patercolo|nella stessa opera|}}


Nel 35 d.C. tentò ripetutamente il suicidio gettandosi sul pavimento del [[bagno]] dal [[lavandino]], ma invece di rinnegare stesso morendo rinnegò tutti gli Dei sbattendo il [[mento]] sulla [[tavoletta del cesso]]. Alla fine, un giorno, tentando di togliersi la vita nel medesimo modo, poiché aveva lasciato alzata la tavoletta del cesso non batté il mento ma venne risucchiato dallo [[sciacquone]]. Questo fatto ammonisce ancora di più i maschi sulla necessità di abbassare sempre il coperchio del [[cesso]].


== Opere attribuite al buon Patercolo ==
'''Velleio Patercolo''', che aveva un nome del cavolo e quindi tutti lo chiamavano '''Marco''' o '''Gaio''', è stato uno storico latino che non ha scritto niente di interessante tranne un'opera che fa torcere i budelli dei liceali già dal primo anno.
Oltre all'emerita ''Storia romana'', al disgraziato Velleio sono attribuite anche altre opere di origine greco-romana (come i combattimenti fra galline):
[[Immagine:Zeno.jpg|thumb|250px|right|Testa tipica di statua greco-romana che può raffigurare come Velleio Patercolo così Socrate o Cicerone oppure Euripide]]

== La vita del buon Marco ==
Nasce terrone in [[Terronia]] superiore in un recinto per [[porco|maiali]] ubicato tra [[Napoli]] e [[Reggio Calabria]]. Discende per via materna da Decio Magio e Minato Magio, due dei re magi che si dispersero seguendo la stella cometa ed arrivarono in Terronia; tra l'altro Minato Magio assediò [[Pompei]] ed [[Ercolano]] con un contingente di porcospini allenati alla tecnica del calcio rotante. Annovera tra i parenti anche tanti altri soldati che se fossero stati ancora in vita si sarebbero vergognati di lui.

Dopotutto anche lui divenne soldato ma in battaglia faceva talmente pietà che venne eletto ''magister equitum'', cioè maestro di equitazione, ed impartì lezioni in [[Pannonia]] per conto [[Cesare]] che era occupato con il corso di scherma. Nell'anno 30 d.C. andò in gita in [[Macedonia]] e vi rimase per affrontare alcuni Parti. Non essendo un bravissimo ginecologo il povero Marchino fallì l'impresa.

Nel 33 d.C., mentre soggiornava a [[Parigi|Lutezia]] per una vacanza-studio riguardo l'uso del filo interdentale all'interno dei popoli barbari, vide un branco di studenti parigini della [[Sorbona]] che appiccavano il fuoco ad un cumulo di copie della sua opera torci-budella ''Historiae Romanae de meretricibus atque hospitibus''. A causa di ciò andò in depressione e cominciò a vagare di notte assieme ad una lanterna fatta con una cipolla scavata, dando origine al mito di [[Halloween]].

Nel 34 tentò ripetutamente il suicidio gettandosi sul pavimento del bagno dal lavandino, ma invece di rinnegare stesso morendo rinnegò tutti gli dèi sbattendo il mento sulla tavoletta del [[cesso]]. Alla fine un giorno, tentando di togliersi la vita nel medesimo modo, poichè aveva lasciato alzata la tavoletta del cesso non battè il mento ma andò via per chiavica. Questo fatto ammonisce ancora di più i maschi ad abbassare sempre il coperchio.

== Opere attribuite al buon Gaio ==
Oltre alla emerita torci-budella, al disgraziato Velleio sono attribuite anche altre opere di origine greco-romana (come i combattimenti fra galline) :
*''De carabattolis bancarellarum''
*''De carabattolis bancarellarum''
*''Cornu cornus cornu cornu cornu cornu''
*''Cornu cornus cornu cornu cornu cornu''
*''Battiato - the platinum collection''
*''Battiato - the platinum collection''
*''Mala malorum male mala sunt''
*''Mala malorum male mala sunt''
*Il ''De virginum vagina'' e il ''De pene hominum'' sono attribuiti dai più al pornografo greco '''Clitoride da Tebe''' e noi riteniamo che Velleio li abbia solo tradotti in età adolescenziale.
*Il ''De virginum vagina'' e il ''De pene hominum'' sono attribuiti dai più al pornografo greco [[Clitoride da Tebe]] e noi riteniamo che Velleio li abbia solo tradotti in età adolescenziale.


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
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*[[Terronia]]
*[[Terronia]]


{{anticaroma}}
[[categoria:Personaggi storici|Scrittori]]

[[Categoria:nani]]
[[Categoria:Scrittori]]

Versione attuale delle 15:55, 25 dic 2022

Testa greco-romana-abruzzese che raffigura come potrebbe essere Velleio Patercolo ai giorni nostri.
« ... E chi cazzo è Velleio Patercolo ?!? »
(Tutti davanti a una versione di Velleio Patercolo)
« "Cesare, l'esercito è in marcia!" "... e che marcisca!" »
(Velleio Patercolo in una sua opera sulla conservazione del cibo)


Velleio Patercolo (all'anagrafe: Giggino Velleio Patercolo) è stato un romano con un nome orrendo perché i genitori erano degli stronzi.
Nonostante sia cresciuto con questa consapevolezza, Velleio Patercolo è stato uno storico latino, autore di opere importantissime e molto ben scritte, fin troppo bene per uno con un nome del genere.
Oggi i suoi testi sono conosciuti in tutti i licei classici italiani perché, siccome Velleio aveva studiato fino alla terza media, le sue versioni di latino sono a prova di imbecille.

Una vita da Patercolo

Velleio Patercolo (e basta ridere del suo nome! Dai, non è carino) nasce in Terronia superiore in un recinto per maiali ubicato tra Napoli e Pizzo Calabro. Discende per via materna da Decio Magio e Minato Magio, che fu re di Cartagine, e questo fece inevitabilmente di lui un Re Magio.
Il nonno paterno, Gaio Velleio Patercolo, fu comandante d'esercito, mentre il nonno materno fu proconsole. Aveva pure uno zio elettrauto.
Dopo un periodo di lavoro in Tracia visitò la Dalmazia come legatus, la Pannonia come incatenatus e la Pannocchia come affamatus, dato che la regione era assai famosa per i suoi sconfinati campi di mais.
Fu eletto questore, poi pretore, e infine reginetta della scuola. Ebbe anche un buono per andare gratis al circo.
Nel 30 (a.C. o d.C.) pubblicò l'opera Storia romana, che fu messa in vendita presso tutte le edicole e balzò subito in testa alle classifiche di gradimento, perché allora non c'erano ancora i libri di Paulo Coelho.
L'opera venne dedicata al suo grande amico Vinicio. Il calciatore ringraziò sentitamente e dedicò a Patercolo un gol segnato in Coppa Italia contro il Catanzaro.
Inviato come cronista di guerra in Macedonia, poté constatare subito i danni provocati dal conflitto, giacché la frutta era stata tutta tagliata a pezzi. Le sue qualità in battaglia tuttavia facevano talmente pietà che venne eletto magister equitum, cioè maestro di equitazione, e impartì lezioni a Tiberio per conto di Cesare, che era occupato con il suo corso di scherma. Nell'anno 30 d.C. si ritrovò in Persia e vi rimase per affrontare alcuni Parti. Non avendo alcuna pratica come ostetrica, il povero Patercolo fallì l'impresa, ma gli venne regalato un adesivo sagomato in ricordo dello sforzo compiuto.

Nel 33 d.C., mentre soggiornava a Lutezia per una vacanza-studio riguardo l'uso del filo interdentale presso i popoli barbari, vide un branco di studenti del luogo che appiccavano fuoco a un cumulo di copie del suo libro Storia romana e ci rimase molto male. A causa di ciò andò in depressione e cominciò a vagare di notte e a non farsi più il bidet.

Nel 35 d.C. tentò ripetutamente il suicidio gettandosi sul pavimento del bagno dal lavandino, ma invece di rinnegare sé stesso morendo rinnegò tutti gli Dei sbattendo il mento sulla tavoletta del cesso. Alla fine, un giorno, tentando di togliersi la vita nel medesimo modo, poiché aveva lasciato alzata la tavoletta del cesso non batté il mento ma venne risucchiato dallo sciacquone. Questo fatto ammonisce ancora di più i maschi sulla necessità di abbassare sempre il coperchio del cesso.

Opere attribuite al buon Patercolo

Oltre all'emerita Storia romana, al disgraziato Velleio sono attribuite anche altre opere di origine greco-romana (come i combattimenti fra galline):

  • De carabattolis bancarellarum
  • Cornu cornus cornu cornu cornu cornu
  • Battiato - the platinum collection
  • Mala malorum male mala sunt
  • Il De virginum vagina e il De pene hominum sono attribuiti dai più al pornografo greco Clitoride da Tebe e noi riteniamo che Velleio li abbia solo tradotti in età adolescenziale.

Voci correlate