Vittorio Emanuele III

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(Rimpallato da Sciaboletta)
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« Grazie per il parcheggio gratis! »
(Qualcuno che ha scambiato Vittorio Emanuele III per l'omino del Monopoli.)
« Questa faccia mi è familiare... »
(Vittorio Emanuele III su moneta da 10 lire.)
Vittorio Emanuele III subito dopo aver deciso di approvare l'invasione dell'Etiopia.

Vittorio Emanuele III di Savoia fu un re d'Italia, un contadino, un collezionista di monete e un esperto di travestimenti. Come tutti i re aveva tanti nomi inutili che qui non citeremo per puro spirito di rivalsa. Il suo regno fu decisamente lungo, e vide la nascita e il declino dello Stato liberale, la nascita e il declino dello Stato fascista, la nascita e il declino dell'Italia unita, la nascita e basta della questione meridionale.

Suo padre, Umberto I, fu un famoso creatore di gallerie, e sposò sua cugina Margherita di Savoia. Gli storici ritengono che l'aspetto da goblin di Vittorio Emanuele sia da imputarsi a questo matrimonio tra consanguinei.

Biografia

Foto dall'album dei ricordi di Casa Savoia.

Vittorio Emanuele III nacque a Napoli, quindi in territorio straniero, nel 1869. Ricevette una rigida educazione militare ed ebbe come precettore l'Orso Yoghi. Cresciuto lontano dalla famiglia, sviluppò un carattere schivo e complessato: spesso infatti scappava ai piani alti del castello dove abitava e si rintanava in un angolo buio mangiando compulsivamente gianduiotti. Inoltre fino all'età di 16 anni fu nutrito con teste di pesce, fegato e cipolle affinché sviluppasse pienamente le proprie facoltà fisiche e mentali. Era soprannominato "Sciaboletta" e anche "Re tappo" a causa della sua statura (1,53 mt) e della lunghezza del suo pene (2,7 cm).

Da giovane, come tutti i principi Vittorio Emanuele III non aveva mai un cazzo da fare, così sviluppò diverse passioni, tutte da persona molto normale: studiava agricoltura, scriveva trattati sulla monetazione e si appassionò alla numismatica, una disciplina che studia scientificamente le monete...

Tra le altre cose, era unanimemente considerato un grande esperto di geografia a livello internazionale: era uno dei pochi reali europei a sapere la capitale della Russia e a conoscere l'esatta ubicazione della Bulgaria. Inoltre teneva a mente tutti i confini (cosa non facile se si pensa che all'epoca cambiavano ogni due ore). Vittorio Emanuele utilizzava queste sue vaste conoscenze per sbalordire i suoi pari durante le riunioni o i balli di gala, così da distrarli durante i colloqui per i trattati di pace. Era pur sempre un italiano.

L'ascesa al trono

Vittorio Emanuele e consorte, il giorno del matrimonio.

Il 29 luglio del 1900, a Monza, un anarchico di nome Gateano Bresci compì un attentato al re Umberto I, ferendolo mortalmente.

« Battista, credo che mi abbiano sparato. »
(Umberto I di Savoia, il perspicace.)

Il giorno dopo Vittorio Emanuele divenne re d'Italia e mostrò subito tutta la sua fermezza e la sua abilità politica, dando la colpa al maggiordomo.

L'11 agosto giurò fedeltà allo Statuto albertino e a Saruman, poi pronunciò un solenne discorso in cui prometteva ai lavoratori più maionese sui tavoli della mensa e la terza corsia dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Il matrimonio

La dinastia dei Savoia era solita combinare matrimoni tra consanguinei e non con altri nobili europei, per evitare che regnanti stranieri entrassero nei loro castelli e rubassero l'argenteria. Tuttavia si resero conto di non poter continuare così, poiché l'alto livello di endogamia aveva portato alla nascita di creature dall'aspetto scimmiesco e involuto (ancora oggi si notano i tratti su Emanuele Filiberto). Fu così che Vittorio Emanuele sposò Elena, una principessa del Montenegro. A giudicare dai risultati, le cose non cambiarono molto.

Politica estera

Era l'unico che riusciva a venire male anche nei ritratti.

Appena salito al trono, Vittorio Emanuele III attuò una politica di distensione verso le altre potenze europee grazie ad una serie di arbitrati internazionali[1].

Fu così che i rapporti con la Gran Bretagna tornarono su livelli discreti, poiché gli inglesi permisero a Vittorio Emanuele III di arbitrare la partita Manchester-Liverpool. Viste le buone capacità di arbitrare, il re fu chiamato a fare da giudice anche per dispute politiche: Francia e Messico, ad esempio, erano sull'orlo della guerra per un gol non convalidato negli ottavi di finale, per cui richiesero l'arbitrato di Vittorio Emanuele, il quale decise di far ripetere il match.

Anche le relazioni diplomatiche con la Russia raggiunsero livelli più che buoni quando l'abile re italiano invitò lo zar Nicola II e famiglia a un ricevimento a casa Savoia (dopo aver nascosto l'argenteria). La cena fu a base di trippa, lardo e vodka con annessa gara di rutti vinta dal ministro degli Esteri. Alla fine di questa serata lo zar di Russia dichiarerà:

« Tu italiano ganzo, tu piacere me. Io invitare te in grande madre Russia e fare provare te mio nuovo slittino da neve. »
(Nicola II dopo 12 litri di vodka.)

Così, nonostante il governo avesse stipulato la triplice alleanza con l'Impero austroungarico e la Germania, il re, da buon paraculo italiano, favorì il riavvicinamento verso gli altri stati, in modo da essere amico di tutti.

Politica interna

Una delle misure sulla sicurezza che Vittorio Emanuele approvò durante gli anni della dittatura.

Vittorio Emanuele III riteneva la politica interna una cosa seria. Per questo decise di lasciare che fossero altri ad occuparsene. Egli, tuttavia, supervisionava l'operato dei suoi collaboratori. Lavorò molto per l'attuazione di una riforma in favore dei contadini e insisté per costruire un albergo su Parco della Vittoria, cosa che gli fu impedita dal Presidente del Consiglio dell'epoca, Francesco Saverio Nitti, che aveva comprato Viale dei Giardini.

La sua oculata politica interna ebbe come unica conseguenza la nascita del Fascismo.

Lo stato fascista

Quando Benito Mussolini fondò il Partito fascista con l'obiettivo di instaurare una dittatura, il re non si accorse di niente. Mentre avveniva la marcia su Roma, infatti, era impegnato a risolvere un terribile cruciverba. Quando successivamente il Duce arrivò a Roma per prendere il controllo dell'Italia, il re non si oppose poiché pensò che fosse un agente di commercio che volesse sponsorizzare il prodotto Mastro Lindo.

Col tempo Vittorio Emanuele si abituò alla presenza del dittatore nei palazzi del potere, anche perché cominciò a credere che quell'uomo dalla postura fiera fosse semplicemente l'aiutante dello chef. Quando Mussolini approvò le leggi razziali però, il re voleva opporsi, ma la partita di mosca cieca a cui stava giocando si protrasse troppo a lungo. Circa vent'anni.

Infine, quando durante la Seconda guerra mondiale le potenze alleate sbarcarono in Sicilia per occupare l'Italia, il re si rese conto che forse gli era sfuggito qualche passaggio storico.

- Generale americano: “I fascisti hanno instaurato una dittatura durata più di vent'anni. Cosa stava facendo lei nel frattempo?”
- Vittorio Emanuele III: “Dice sul serio? Io non mi ero accorto di niente, ero impegnato a studiare la storia di queste antiche monete mesopotamiche.”

1943-1947

Il re finge di essere una statua nel patetico tentativo di evitare l'esilio.

Quando le cose si misero male per l'Italia, e dopo la caduta del Fascismo, il re tentò di salvare la monarchia (e l'argenteria) trasferendosi da Roma nel Sud Italia, nell'insospettabile città di Brindisi. Qui fondò momentaneamente il Regno del Sud: l'obiettivo di Vittorio Emanuele era di potersi dedicare allo studio di alcune monete etrusche senza essere disturbato dai bombardamenti alleati. Tuttavia, dopo neanche due giorni, gli inglesi bussarono al citofono con l'intento di negoziare un armistizio e l'entrata in guerra dell'Italia contro la Germania. In cambio offrirono al re delle monete giapponesi del V secolo e un mulo parlante. Il sovrano accettò di buon grado la generosa offerta.

Dopo poco tempo, infine, abdicò in favore del figlio Umberto II. Costui non fece neanche in tempo a salire al trono che subito fu proclamata la Repubblica. Intanto, vedendosi alle strette, Vittorio Emanuele III fece la cosa che da sempre riesce meglio ai Savoia: farsi esiliare dall'Italia. Si rifugiò così ad Alessandria d'Egitto e decise di dedicare la sua vita alla ricerca della lampada di Aladdin. Aveva già la lista dei tre desideri da esprimere: ridiventare re; scoprire un nuovo continente; evitare che in futuro nascessero discendenti idioti. Purtroppo, non gli riuscì nessuna delle tre cose.

Morì all'improvviso nella sua casa di campagna, proprio un minuto prima di riuscire a raggiungere la più grande vittoria della sua vita: terminare un solitario con le carte da poker.

Epiteti

Nel corso del suo regno Vittorio Emanuele III si guadagnò diversi titoli d'onore. Ricordiamo i più importanti:

  • Re soldato
  • Re di peschiera
  • Re di peschereccio
  • Re di denari
  • Re vittorioso (a poker era imbattibile)
  • Re di Parco della Vittoria
  • Re Gargamella
  • Re di casa sua
  • Re alto (in riferimento all'altezza morale)
  • Re parmigiano
  • Re giano
  • Re diesis
  • Re bibbia
  • Re gnomo


Preceduto da:
Umberto I

Re d'Italia

1900 - 1946 = - 46
Succeduto da:
Umberto II

Voci correlate

Note

  1. ^ Fonte: Wikipedia.