Maxibon

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« Granel, straciatel...du' gust is megl che uan! »
(Stefano Accorsi, discorso di ringraziamento al conferimento del Razzie Award alla carriera)

Il Maxibon è il principale motivo per cui l'estate ha ragione di esistere, e questo nonostante per colpa sua ancora oggi ci troviamo a sorbirci Accorsi e la Capotondi.

Nascita

L'espressione da diarrea imminente che ha fatto da preludio alla consacrazione di Accorsi, cui purtroppo non ha fatto seguito il sacrificio del medesimo.

Fu commercializzato negli anni '80, in seguito all'esigenza da parte della Motta di svecchiare la propria immagine, ancora legata allo storico Mottarello, lo stick col bastoncino in legno che regge la crema al compensato e la copertura allo smalto, che valse all'azienda la notorietà a livello nazionale e i primi sigilli dei NAS ma inevitabilmente iniziava a fare il suo tempo, visto che continuava a trovarsi nei bar sebbene non fosse più prodotto dal 1966.

Le prime due proposte Motta per rilanciarsi tradivano una certa ambizione fin dal nome, secondo il costume in uso all'epoca nel mondo della pubblicità: fare sempre lo stronzo più grosso del culo. Nacquero così il Maxistecco, niente più di un aggiornamento del Mottarello con l'aggiunta all'interno di un Toblerone intero, e il Maxicono, un chiaro tentativo di ridimensionare la consolidata fama del Cornetto Algida con un formato più grande e un'ampia varietà di gusti, tra i quali cacao, amarena, whisky, pancetta coppata e gesso.

Era tuttavia evidente che si trattava di scopiazzature di prodotti già da tempo in commercio, perciò s'imponeva la creazione di una novità in grado davvero di fare la storia dell'industria gelatiera, fosse anche decretarne il definitivo affossamento. L'idea vincente venne a un oscuro magazziniere dell'azienda lombarda, che raccolse da terra il Mottarello caduto al figlio, lo distese su due fette di polenta e, per dare maggiore croccantezza all'insieme, cosparse la copertura del gelato con del ghiaino. Infine, in continuità con la nuova politica aziendale, decise di chiamarlo Maxibon, in un attacco di megalomania tale da far impallidire quel dittatore del Turkmenistan che tentò di attribuirsi la paternità della pagina Fatti su Chuck Norris.

Grazie al suo gusto irresistibile, al riuscito connubio tra le varie componenti e all'elevata percentuale di eternit, ha conquistato rapidamente un posto tra i prodotti di maggiore spicco dell'industria gelatiera nazionale al pari di altri storici gelati Motta, tra i quali si ricordano:

Composizione

In alcuni esemplari, la granella forma il volto del testimonial negro del Tartufone Motta.

Il suo nucleo è costituito da una mattonata di gelato alla stracciatella che, a differenza della maggior parte dei concorrenti in commercio, rimane facile da mordere persino se conservato in una vasca di azoto liquido grazie all'aggiunta di generose dosi di antigelo e ammorbidente.

La crema è quindi inserita nella parte inferiore tra due biscotti, a loro volta contraddistinti da un'inconfondibile tenerezza dovuta al fatto che sono impastati con i panettoni del decennio precedente. Sopra, invece, il gelato è ricoperto da uno strato di cioccolato al latte e nocciole, che dona all'insieme una piacevole croccantezza e un contenuto in grassi saturi pari a quello di un bidone d'olio da trattore.

Varianti

In seguito al successo dell'originale e alla necessità dell'azienda di smaltire quantità sempre crescenti di cascami di produzione, nel corso degli anni la gamma Maxibon è giunta a comprendere numerosi spin-off, tra cui:

Avvertenze

Voci correlate