Cucina veneta

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« Lasciate ogni speranza, o voi che entrate »
(Dante Alighieri all'ingresso di un ristorante veneto, tratto dal De cucina veneta)
« Non serviamo pietanze straniere nel nostro ristorante! »
(Tipica risposta del ristoratore veneto all'avventore che domanda un piatto di tagliatelle al ragù)
« Mi spiace, lo abbiamo appena finito. Ma non si preoccupi: abbiamo otto tonnellate di polenta taragna »
(Tipica risposta del ristoratore veneto all'avventore che implora un tozzo di pane.)
« Indipendenza veneta? A giudicare dalla roba che mangiano non sembrano affatto italiani, in effetti. »
(Indro Montanelli commenta con sagace ironia la questione della secessione veneta.)

La cucina veneta è l'insieme delle pietanze tipiche della regione Veneto. Purtroppo, a causa dei secoli trascorsi sotto il giogo della dominazione austriaca, pur facendo parte della rinomata cucina italiana, si è imbastardita al punto tale da esserne il fanalino di coda, distanziata di molte, moltissime lunghezze dalla penultima.

il pilastro della cucina veneta: la squisita polenta.

Doverosa avvertenza preliminare

Entrando in Veneto dimenticate subito le prelibatezze italiane che siete soliti mangiare, qualunque sia la vostra regione di origine. Là non vi sono pizze, non esiste la pastasciutta, le lasagne sono un ricordo: cinghiale in umido, cotolette, rosticciana, fiorentina, abbacchio apparterranno nella vostra mente soltanto a un lontano passato, sempre più vago e indefinito, che col tempo forse imparerete a scordare. Una semplice pasta al pomodoro o con il pesto saranno sogni irraggiungibili. I ristoranti veneti non sono soliti servire queste pietanze, poiché vanno fieri e orgogliosi dei loro prodotti tipici locali. Armatevi di pazienza, di fermezza, di equilibrio: sperate di avere un cuore coraggioso quanto basta ed uno stomaco di ferro e forse potrete uscirne vivi.

Prodotti tipici locali

Polenta

La prima grande specialità culinaria veneta, che sostituisce (molto indegnamente) pane e pasta, è costituita dall'odiosa polenta: non esiste piatto veneto che non contenga polenta. I veneti mettono la polenta dappertutto: dagli antipasti ai primi ai secondi al formaggio dovrete imparare a convivere con questo alimento, preparato e presentato o sotto forma di pappetta semiliquida oppure allo stato solido, a forma di parallelepipedo irregolare.

Se non vi piace la polenta vi troverete in grossi guai: anche se non è specificato nel menù, la polenta accompagna sempre e obbligatoriamente la grigliata mista e le salamelle, i salumi e gli insaccati.

Precisare al cameriere:

« Potrebbe non metterci la polenta, per pietà? »

non serve a nulla, anzi è controproducente: lo percepiscono come un insulto alla loro terra, fanno finta di non aver sentito e vi ritrovate nel piatto porzione doppia di pappetta molle e giallastra. È inutile protestare, perché immancabilmente, con un sorriso e l'aria sorniona, rispondono: Il me son dismentigà!

Anche timide minacce del tipo:

« Se ci mettete ancora la polenta non verrò mai più in questo locale »

sortiscono un effetto blando: il ristoratore veneto sa benissimo, infatti, che tanto non vi sognereste comunque di ritornarci mai più, là dentro.

Il sistema giusto è usare fermezza e minacciare azioni legali anche a costo di esagerare un pochino (ma ne va della vostra vita): non siate timidi! Qualcosa del tipo:

« Se si azzarda a metterci dentro anche una sola fetta di polenta, Vi denuncio tutti quanti siete per tentato omicidio e strage »

normalmente è sufficiente, anche nei casi più disperati. Ossia ristoratore veneto che vota Lega Nord.

Radicchio

Varietà di radicchio, che ogni cameriere veneto è tenuto ad imparare a memoria.

La seconda succulenta specialità veneta è costituita dal radicchio. In un solo caso in Veneto si trovano pasta o riso o pizza, ossia cucinati con il radicchio, perché rinomati in quelle terre di confine sono infatti il famoso risotto al radicchio, la pasta al radicchio e la pizza con il radicchio.

Spesso viene triturato e con aggiunta di olio e aglio si trasforma in una prelibata, per le papille gustative degli indigeni, salsa. Non assaggiatela, per carità!!!

Non chiedete nemmeno al cameriere spiegazioni in merito: questi si sentirà autorizzato ad una lunga tiritera sulle proprietà benefiche dell'alimento e vi elencherà in dettaglio i numerosi tipi di radicchio reperibili in commercio, specificando con orgoglio, a meno che non vi troviate a Treviso, che il radicchio non è soltanto trevigiano ma che ne esistono innumerevoli altre varietà: radicchio chioggiotto, veronese, vicentino, padovano, etc. etc. ognuna delle quali etc. etc. etc.

Non lamentatevi, non protestate: l'unico sistema è togliere le odiose foglie dalla pietanza che consumate, una ad una, e metterle a lato nel piatto. Ma non lasciatele lì, altrimenti il cameriere, fingendosi preoccupato, inizierà a chiedere: Come mai non Le piace il radicchio? e quindi a elencare le virtù portentose della pianta. Il sistema migliore è portarsi da casa una busta di plastica e, approfittando di un momento di distrazione del personale, ficcarci dentro le odiose foglie per poi disfarsene appena usciti dal locale. Il radicchio è presente sulla tavola veneta tutto l'anno: viene infatti coltivato anche in forma precoce e tardiva, di modo che sempre abbondante risulti il rifornimento.

Salsa al cren

Altra delizia veneta, la salsa al cren: simile alla borra ma dal sapore decisamente meno gradevole.

Altra specialità veneta è la salsa al cren. Destinata ai palati più audaci, è una salsa ripugnante a base di rafano, una specie di ravanello piccante ma nemmeno vagamente simile al peperoncino, unito a pane bagnato e zucchero. In alcune regioni italiane è usata dagli idraulici per sturare i lavandini intasati: i veneti lo usano per mangiare il bollito. State il più lontano possibile da quella roba, per l'amor di Dio. Non toccatelo, non annusatelo: è gravemente tossico. Può tuttavia essere utilizzato proficuamente nel caso in cui vi sperdiate in una delle tante paludi di cui il Veneto, soprattutto nella zona di Rovigo, abbonda: spalmato sulla pelle è infatti un ottimo repellente per insetti. Non abusatene, tuttavia, poiché è fortemente irritante per contatto con la cute.

Come si fa allora a mangiare il bollito? Se siete piemontesi non perdete tempo a chiedere la squisita salsa tonnata, la saporita salsa verde o l'aromatico bagnet ros: non capiranno nemmeno di cosa stiate parlando. Hanno una vaga ed approssimativa idea di cosa siano la maionese, il ketchup e la senape, ma, se richiesti, rispondono immancabilmente di averli appena terminati. L'unica è condire con un filo d'olio e un pizzico di pepe, maledicendo a mezza voce il giorno in cui avete deciso di venire in gita in Veneto.

Pearà

Se vi trovate nel veronese, in alternativa o in aggiunta al cren, il bollito viene accompagnato dalla Pearà. Si tratta di una sorta di purè fatto con pane raffermo grattugiato, assolutamente insapore. Potete quindi scegliere in piena libertà se mangiarlo oppure se evitarlo: non cambia nulla. A seguito dell'entrata in vigore della Legge Regionale n. 345 del 12/7/1974, art. 4 comma 7, che come noto prevede che: "Qualsiasi pietanza, per potersi fregiare dell'appellativo di specialità locale veneta, deve contenere almeno un ingrediente ritenuto ripugnante dai cittadini italiani", alla pearà viene aggiunto del midollo, estratto dalla spina dorsale dei bovini. La presenza del midollo non migliora né peggiora la pietanza, ma consente ai veronesi di poterla con orgoglio annoverare tra le squisitezze tipiche regionali.

Pastinaca

I più sfortunati tra coloro che si trovano in Veneto potrebbero imbattersi nella pastinaca, una sorta di carota biancastra che il solito cameriere veneto cercherà di spacciarvi per una prelibatezza locale enumerando le molteplici virtù mediche della pianta. In questi disgraziati ristoranti il menù contiene addirittura una prefazione che ne spiega l'origine e sostiene che l'imperatore Tiberio l'abbia importata dalla valle del Reno etc. etc. etc. Vi verrà quindi proposto di assaggiare il rinomato pasto a base di pastinaca, dall'antipasto al dolce. Non vi lasciate abbindolare: vi verranno serviti la solita polenta con radicchio adagiati su di un letto di pastinaca, così rendendo la pietanza, se possibile, ancora più disgustosa.

Gatto

   La stessa cosa ma di più: Gatto alla vicentina.
il gatto in pentola, specialità vicentina.

Dulcis in fundo, per chi si trova nel vicentino, il gatto. I veneti infatti non amano il vitello o la carne di maiale, ma preferiscono questa prelibata specialità. Evitate coniglio e affini, evitate il salame felino. Evitate, se non siete ridotti alla disperazione, di entrare in un ristorante veneto.

Tutto fumo e letteralmente niente arrosto

Come i lettori più smaliziati avranno già compreso leggendo il paragrafo precedente, i veneti tentano di nascondere la mediocrità, a voler essere moooolto generosi, della loro cucina infarcendo la descrizione delle loro pietanze con nomi altisonanti e sfarzose descrizioni, nella speranza che il malcapitato avventore, colto alla sprovvista, alfine ceda e assaggi qualcuna tra le schifezze di cui ogni ristorante abbonda. Pare che i camerieri veneti seguano corsi appositi, patrocinati dalla Regione, per imparare gli stratagemmi migliori per abbindolare l'ignaro avventore. Non credete mai ad una sola parola di quanto vi dice il cameriere: consideratelo come il vostro peggior nemico, un avvelenatore discreto e lusinghiero ma infido e subdolo. Esempio:

«  Questa sera nel menù abbiamo anche la tagliata: si tratta di un taglio di carne bovina finissima, allevato da contadini del luogo. Noi ci pregiamo di servirlo su di un letto di radicchio nostrano, con un filo di olio d'oliva vergine come eterea fanciulla. Viene indi guarnito con asparagi locali, di pregiata fattura, e insaporito con una idea di pepe. Accompagnato infine da polenta Valsugana alla brace nobilmente cucinata dal nostro impareggiabile chef locale. »

Vi verrà quindi servito il solito radicchio e polenta con olio e pepe e due magre fettine di carne, non più spesse di un foglio di carta, di probabile provenienza felina. Il tutto al modico prezzo di millemila euro.


Specialità enogastronomiche

Il fegato alla veneziana: per i temerari amanti delle interiora.
  • polenta e radicchio;
  • radicchio e polenta;
  • polenta con contorno di radicchio;
  • radicchio con contorno di polenta;
  • radicchio e polenta con aggiunta di pastinaca;
  • bollito veneto con salsa cren;
  • gatto in pentola con polenta;
  • gatto al forno con polenta;
  • gatto in umido con polenta;
  • polenta e osei (al posto del gatto la polenta accompagna uccellagione, di solito rapaci, talvolta corvi);
  • baccalà con polenta (l'eterna polenta stavolta alle prese con del pesce salatissimo e latte);
  • bigoli con sugo d'anatra (forse l'unico piatto decente, ma occhio alla cottura dei bigoli);
  • fegato alla veneziana;
  • risotto al radicchio;
  • pasta al radicchio;
  • pizza al radicchio;
  • pizza con radicchio e polenta.

Sopravvivere in Veneto

Nonostante sia molto difficile, non morire di inedia in Veneto è comunque possibile. Qui di seguito i consigli utili per chi vuole addentrarsi nella regione ed uscirne vivo:

  • le ridenti valli e le amene cittadine pullulano fortunatamente (e non a caso) di catene di fast food tipo Mc Donald o Burger King. Fiondatevi dentro appena ne incontrate uno: di solito sono affollatissimi (nessun veneto si sognerebbe di mangiare in un ristorante tipico locale), ma vale la pena attendere (anche un paio di ore) pur di poter soddisfare i morsi della fame dopo giorni e giorni passati ad ingozzarsi di polenta e radicchio;
  • sul territorio sono presenti anche numerosi Wok cinesi-fintogiapponesi, basati sulla formula "all you can eat": il cibo è spazzatura, ne convengo, ma il sapore non è poi così cattivo se nei giorni precedenti siete stati costretti ad abboffarvi di specialità venete. Fate il pieno e vedrete che potrete tirare avanti ancora qualche giorno prima di accusare i sintomi dell'inedia di stato severo;
  • il Veneto è anche la patria del tiramisù: potete sopravvivere circa un paio di settimane nutrendovi soltanto di quello. Ma attenzione: specificate chiaramente al cameriere di non immergerlo nella salsa al radicchio o altre diavolerie simili, altrimenti i vostri sforzi per sopravvivere saranno inutili;
  • il Veneto abbonda di ottimo vino: rinunciate al cibo e limitatevi a bere alcool in quantità; il vino contiene zuccheri semplici indispensabili per l'organismo, in misura tale da garantire la sopravvivenza nei casi più felici anche per alcuni mesi;
  • se vi recate in Veneto apposta (ossia: non ci precipitate con l'aereo o similia), portatevi ingenti provviste da casa: siate previdenti, non saranno mai abbastanza! Privilegiate lo scatolame a lunga conservazione.
  • munitevi di arco e frecce e tentate di sopravvivere cacciando nei boschi veneti, ben provvisti di selvaggina varia.

Curiosità

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  • Pare che Socrate, richiesto se preferisse morire ingurgitando una tazza di cicuta oppure inghiottendo una mistura veneta di radicchio con salsa cren, abbia optato per la cicuta;
  • Anche Gesù Cristo, interpellato dal Padre, ha preferito redimere i peccati dell'umanità patendo la crocefissione piuttosto che mediante ingestione di un menù veneto a base di pastinaca;
  • tutti i veneti si recano alla santa messa la domenica, insistendo per prediche più lunghe, in modo da poter posporre il più possibile il temuto momento del rientro a casa per consumare il consueto pasto a base di polenta e radicchio;
  • per lo stesso motivo, nelle strade venete si formano spesso code interminabili di autovetture senza che nessuno si lamenti: i mariti veneti sperano in tal modo di avere infine una valida scusa per andare a mangiare al fast food anziché sorbirsi le delikatessen venete preparate dalla consorte;
  • Bear Grylls, il noto esperto di sopravvivenza, ha dichiarato che la sfida più atroce della sua vita è stata sopravvivere nutrendosi di prodotti tipici veneti per un mese: dopo questa dura esperienza, insetti e serpenti al confronto paiono prelibatezze, sostiene l'indomito amante delle sfide impossibili;
  • Giovanni Battista avrebbe deciso di nutrirsi di locuste e miele selvatico dopo essere entrato, per penitenza, in un ristorante veneto;
  • l'antico De Rituale Romano cum fidelibus praescritionibus prevedeva che nel giorno del Venerdì Santo i fedeli si cibassero obbligatoriamente in un ristorante veneto per mortificare la gola peccatrice: il canone, in tempi recenti, è poi stato sostituito dalla meno rigida regola del digiuno, con grande sollievo per i cattolici praticanti;
  • Nel Basso medioevo, la tortura più temuta dagli eretici era costituita dall'ingurgitare un miscuglio di pietanze venete: salsa al radicchio con cren mischiato a gatto vicentino, baccalà e polenta triturate. Nel 1252, con la bolla Ad extirpanda, Innocenzo IV si convinse a sostituire il tremendo castigo (giudicato eccessivamente crudele anche dagli stessi inquisitori pontifici) con l'ingestione di piombo fuso. Grande fu il sollievo per i condannati, sostengono i commentari dell'epoca.