Utente:Crogiuolo/Sandbox/1

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«  Mi è piaciuta soprattutto la sua Gioconda »
( Maria Stella Gelmini su Botticelli)
«  E chi se l'è mai cagato?  »

Sandro Botticelli, vero nome Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (Firenze, 1 marzo 1445Firenze, 17 maggio 1510, Firenze, Firenze), è stato un pittore italiano.

Biografia

Origini

Sandro Botticelli nacque nel 1445 a Firenze in via Nuova nel palazzo accanto all’edicola, ultimo di quattro figli maschi. Crebbe in una famiglia misera, mantenuta dal padre Mariano di Vanni Filipepi, detto “l'ignorante”, di mestiere peracottaro. Numerosi erano infatti nella zona di Santa Maria Novella gli abitanti dediti a tale attività, facilitata dalla prossimità delle celebri colline perifere fiorentine, ma nessuno della maestranza del Mariano.
I primi documenti su Sandro sono costituiti da alcune dichiarazioni catastali. In quella del 1458 Mariano Filipepi citò i quattro figli maschi Giovanni, Antonio, Simone e Sandro accatastandoli come aree cortilive per non essere costretto a mandarli a scuola nè a pagarci l’IMU. All’avvicinarsi degli ispettori del catasto i quattro bambini dovevano stendersi nel giardino e fingersi dei cortili. Sandro nello stesso documento viene definito "malsano", descrizione da intendersi come un misero e inutile espediente del padre per ottenere l’assegno di mantenimento ed il pass disabili.
Probabilmente i primi insegnamenti nell’uso del pennello li ebbe da un certo maestro Botticello, come riferisce il Vasari nelle sue Vite. Il nomignolo pare invece che fosse stato inizialmente attribuito al fratello Giovanni per la quantità olimpica di grappa che riusciva ad ingurgitare senza fermarsi a respirare. Il soprannome fu poi affibbiato a tutti i maschi della famiglia, mentre alle femmine toccò Botticelle, azzeccatissimo peraltro per la sorella Maria detta anche quadrivano.

Apprendistato

Il suo vero e proprio apprendistato si svolse nella bottega di ‘’’Filippo Pippi’’’ dal 1464 al 1467.
Risalgono a questo periodo tutta una serie di Madonne, attribuite al Botticelli, che gli costarono 30 frustate per bestemmia reiterata. La primissima opera attribuita a Botticelli è la ’’Madonna col Bambino, un angelo e una foca’’(1465 circa), la seconda è l’’’Orca Madosca’’ (1466), entrambe dimostranti l’interesse del pittore verso il mondo animale e definiti dal Pippi degli “’’stronzi appoggiati sulla tela che non valgono neanche la cornice utilizzata’’”.
Nonostante il talento del giovane Botticelli, il rapporto col maestro Pippi era difficile, forse per il carattere opprimente del promettente pittore. Il Vasari, nelle sue ‘’Vite’’ riporta alcuni dialoghi tra i due:

- Sandro: “Maestro, posso dirle una cosa? Basta che non si offende”
- Pippi: “Va bene, dimmi Sandrino”
- Sandro: “Per fare un quadro grande ci vuole un pennello grande”
- Pippi: “Sto già usando un pennello grande. Ora lasciami lavorare, vai a colorare”
- Sandro: “… Maestro… non le conviene utilizzare un pennello in crine di cavalla di razza arabo fenicia, piuttosto che un pennello in crine di asina mediorientale?”
- Pippi: “Sandro, non esistono animali del genere, né strumenti simili. Ora per favore, sto facendo un’opera importante. Guarda che belle quelle statuette! Guarda che belle! Vai a giocarci”
- Sandro: “…Maestro... ma perché non disegniamo anche la parte opposta della tela?”

Risultarono però determinanti nel progressivo processo di maturazione del suo linguaggio pittorico anche le influenze ricevute da Antonio del Pollaiuolo e Andrea del Verrocchio, del quale potrebbe aver frequentato la bottega dopo la caduta in depressione e la fuga dall’Italia di Filippo Pippi.
L'accentuato linearismo verrocchiesco, inteso come espressione di movimento, risulta evidente nella “Madonna attraversa fuori dalle strisce”, anch’esso di quel periodo, in cui le meditazioni sulla concezione matematica della pittura, di grande attualità in quegli anni con gli studi di Piero della Francesca, sono ben sintetizzate dalle sgommate degli pneumatici.

L’avvio della carriera in proprio

Nel 1469 Botticelli lavorava già da solo, come dimostra la portata al Catasto del 1469 in cui è segnalato come monolocale. Il 9 ottobre 1470 Filippo Pippi morì a Spoleto, a seguito della visita di Botticelli, accorso al suo ritorno per fornirgli alcuni importanti consigli sull’importanza della tecnica pittorica alla Fosbury.
Dal 18 agosto al 18 agosto di quell'anno lavorò alla sua prima commissione pubblica, di notevole prestigio e risonanza: si trattava di una sedia del Palazzo di Giustizia che si era irrimediabilmente scheggiata qualche giorno prima. Botticelli per quel lavoro accolse lo schema presentato dal Pollaiolo nelle sue linee generali, ma impostò l'immagine in modo del tutto diverso: mise sul sedile uno spuntone di legno arrotondato puntato verso l’alto, così volendo operare un preciso richiamo alle qualità morali inerenti all'esercizio della magistratura, in pratica un'allusione simbolica all’operato del giudice. L’opera fu salutata con eccitazione dal circolo Arcigay della zona, meno dai magistrati che gli comminarono il supplizio della ruota.
Prima di produrre questi autentici aborti pittorici della storia delle arti egli ebbe però modo di ampliare la sua esperienza con altri dipinti, che costituiscono il necessario passaggio intermedio tra lo spasmo diarroico delle prime opere ed i grandi capolavori della maturità.

Le opere degli anni settanta

A questo primo periodo appartiene il San Sebastiano opera in cui Botticelli mostra già un avvicinamento alla filosofia dei circoli culturali colti vicini alla famiglia Medici, animati da Marsilio Ficino e Agnolo Poliziano, in cui la realtà era vista come la combinazione di due grandi principi, il divino da una parte e la materia inerte dall'altra; l'uomo così occupava nel mondo un posto privilegiato perché poteva stare seduto a parlare di cazzate e sentirsi intellettuale mentre sorseggiava un fragolino fresco e veniva accudito da massaggiatrici tailandesi. Botticelli fu ben accetto nella combriccola soprattutto perché faceva un Daiquiri importantissimo e serviva velocemente.
Di quegli anni l’infortunio sul lavoro causato da un Marsilio Ficino in manifesto stato di ebbrezza, il quale prendendo una pistola ordinò a Botticelli di ballare e per invogliarlo gli sparò vicino ai piedi, tra le grasse risate dei presenti. Purtroppo una pallottola lo colpì in pieno, staccandogli l’alluce sinistro. Per quello da quel giorno fu chiamato “Ragazzo, smettila di zoppicare e portami il cappuccino”. Dalla frequentazione del salotto, fatta di umiliazioni e pernacchie, spesso intramezzate da un “Coglione” pronunciato da il Poliziano di turno per far ridere le ragazze, Botticelli acquisì nuova sicurezza nella pittura, espressa principalmente nella sua Adorazione dei Magi, quadro eseguito tra il 1473 e il 1474.

Al servizio dei Medici e di Sisto IV

Dalla metà degli anni settanta Botticelli entrò nella cerchia dei Medici, che lo accolsero sotto la loro protezione accarezzandogli la testa e dicendogli che andava tutto bene. Riconducibili a questo periodo sono anche altre opere come il ‘’Ritratto di Giuliano de' Medici’’ (1478), superbo esempio di leccata di culo con doppio avvitamento.
La politica riconciliativa di [[Lorenzo de' Medici verso gli alleati della Congiura dei Pazzi si realizzò in maniera efficace anche attraverso scambi culturali, con l'invio dei più grandi artisti fiorentini a Roma quali ambasciatori di bellezza, armonia e del primato culturale fiorentino; Botticelli si intrufolò nella carrozza che li portava nella città eterna, nascondendosi dentro un baule e facendosi i 3 giorni di viaggio in apnea ad assetto variabile.
Arrivato a Roma il 27 Ottobre, si svegliò di buona lena, precedendo gli artisti fiorentini, e presentandosi a Papa Sisto IV:

«  Piacere, Domenico Ghirlandaio »
( Botticelli al Papa)

In mezza mattinata fece tre affreschi presso la cappella sistina: le Prove di Mosè, le Prove di Cristo e la Punizione di Qorah, Dathan e Abiram. Nelle cronache vaticane viene riportata la seguente conversazione

- Papa: “ Caro Ghirlandaio, voi siete un ignorante patentato. Che diavolo sono quei segni marroni”
- Sandro: “Si chiama tecnica bucolica dell’arconato maggiore, citazione dei grandi pittori fiamminghi”
- Papa: “A me sembrano delle strisciate di merda”
- Sandro: “Perché tu di arte non capisci niente, chiesarolo. Chiamami un superiore”

Prese poi la prima corriera per Firenze inseguito dal Ghirlandaio e dalle guardie papali che lo rincorrevano imbracciando fucili a pallettoni Di quegli anni la Nascita di Venere e la Primavera sottratti a Pietro Perugino con una rapina a mano armata; tali opere gli fecero dichiarare:

«  Modestamente Giotto mi fa una pompa »
( Sandro Botticelli agli eredi del pittore, durante le celebrazione per il centocinquantenario dalla sua morte)