Thomas Mann fu un noto (ma anche no) scrittore tedesco, vincitore di premi illustri quali la Coppa San Daniele e la Coppa Oro Sammontana. I suoi bellissimi nonché interessantissimi libri sono noti a tutti, per essere quelli che presero fuoco meglio durante il rogo dei libri indetto da Hitler, che decise di bruciare le opere più pallose scritte dai suoi connazionali.

Ritratto di un giovane nonché avvenente Thomas Mann. Strano che fosse un emarginato sociale, vero?
« Dove ci sono io, c'è la cultura tedesca »
(Thomas Mann durante una conferenza)
« Ma vai a cagare! »
(I presenti alla sovracitata conferenza a Thomas Mann)
« La capacità di godere richiede cultura, e la cultura equivale sempre alla capacità di godere »
(Giustificazioni di Thomas Mann su rumori molesti notturni provenienti dalla sua camera)

Biografia

La sua esistenza è facilmente riassumibile in un'operetta più o meno esplicitamente autobiografica come Tonio Kartonio, che conta meno di cento pagine. Per chi non volesse subire novantasei pagine di tortura psicologica, qui di seguito le tristi vicende della sua vita.

Gli esordi e l'immeritato successo

 
La madre di Thomas Mann. Se pensate che non sembri un trans, aspettate di sentirla parlare

Thomas Mann fu un nerd per tutta l'infanzia, la pubertà e l'adolescenza, schivato da tutti e dal suo amore segreto, Hans, che lui guardava da lontano e ritraeva in pose esplicitamente erotiche. Questi disegni furono poi di grandissima ispirazione per Egon Schiele. Poi, un bel giorno, la madre di Thomas Mann, un transessuale emigrato dal Brasile camuffato da bionda tedesca, gli insegnò i cosiddetti fatti della vita e lo accompagnò in un bellissimo posto a Lubecca. Scoperte le meraviglie che il mondo aveva da offrire, Thomas Mann si sposò, si riprodusse e non contento della malefatta appena compiuta, decise di dedicarsi a qualcosa di più costruttivo che non fossero i fumetti pornografici a sfondo omosessuale: ahimè, la letteratura. Nel 1929, quando ormai il mondo andava a rotoli a causa del crack economico, qualcuno ebbe la pessima idea di dargli il Premio Nobel. Le reazioni degli orgogliosi compatrioti non tardarono a farsi sentire:

« MA PERCHÈ?? »
(Tutti, su Premio Nobel a Thomas Mann)

Ovviamente, le sue opere infastidirono non poco Hitler, che le trovò offensivamente noiose. Da qui, il passo è breve. Thomas Mann fu costretto a lasciare la Germania, e i suoi libri scaldarono un sacco di barboni nella notte del 10 maggio 1933. Ma a maggio non fa mica freddo, diranno i miei venticinque lettori. Infatti. Si può quindi dire che Thomas Mann fu inutile, sempre e comunque. C.V.D.

Gli anni dell'esilio

Thomas Mann lasciò la Germania tra le ovazioni generali. Andò in Svizzera, che poverina, non aveva fatto niente per meritarsi questo, e poi negli Stati Uniti, che invece si meritavano questo ed altro. Continuò imperterrito a scrivere, irritando i nazisti, che diedero il via ad una campagna via radio contro lo scrittore. Thomas Mann non subì quindi solo il dolore dell'esilio, ma fu anche oggetto di attentati vandalici intentati da americani filo nazisti. Le sue finestre furono bombardate di uova marce per notti intere, il suo campanello fu ripetutamente impiastricciato con chewing-gum masticato. Ma fu proprio questo a dargli la forza, a fargli capire quanto fossero pericolosi i nazisti: e continuò coraggiosamente a scrivere e a diffondere le sue idee. Stranamente, a nessuno venne mai in mente di ringraziarlo. Tuttavia, fu proprio grazie a lui che il mondo si liberò del povero Hitler; questi, condotto alla pazzia dall'esasperazione, visto l'altissimo numero di opere che Thomas Mann continuava a sfornare, scelse il suicidio e si sparò.

 
Guardatelo: è ad un passo dalla morte, MA HA ANCORA LA PENNA IN MANO! Ma la smette di scrivere?!

Ah, finalmente è quasi finita!

Thomas Mann era ora libero di tornare in Germania. Per così dire, visto che lettere minatorie lo minacciarono di bombardamenti di wurstel e crauti, nel caso lui avesse deciso di tornare in patria. Così l'ormai decrepito Thomas Mann decise di andare a vivere in Svizzera. In quegli anni, gli venne offerto il posto di primo Presidente della Repubblica in Germania.

« MA COMEEEE, COMEEEE!

Ci siamo appena liberati di Hitler,

e ora QUESTO?? »
(Gli stessi che si lamentarono per il Premio Nobel a Thomas Mann)

Questi però rifiutò e continuò a scrivere, almeno finché l'arteriosclerosi glielo permise. Tirò le cuoia un felice giorno del 1955.

Bibliografia

Quest'uomo scrisse veramente, ma veramente tanto. Scusate rettifico: scrisse troppo. Scrisse così tanto che se non esistessero i suoi romanzi, racconti, novelle, opere teatrali, saggi, almeno un quarto della foresta amazzonica sarebbe ancora in piedi. E invece. La stragrande maggioranza delle opere, tuttavia, non è nemmeno degna di essere citata. Nemmeno sui libri di testo. Lo fa solo Wikipedia. Ma noi tutti sappiamo quanto sia noiosa Kiwipedia.

Tonio Kartonio

Infelice novella autobiografica che racconta le disavventure del giovane Tonio, che si sente costantemente emarginato e non riesce a capire quale sia il suo posto,

 
Copertina di Tonio Kartonio, forse l'opera di maggiore successo di Thomas Mann.

se nel mondo borghese o in quello degli artisti. Alla fine egli capisce di non essere né un borghese, né un artista, ma di essere un elfo cantastorie con tendenza bisessuali. Rileva un chiosco in un fantabosco in Svizzera e si dà alla vendita di bibite afrodisiache e allucinogene. Scoperti i magici effetti del peyote, limita la sua dieta unicamente a questo cactus, a burro (dall'uso incerto) e birra. Il tutto, passando le sue giornate a mettere per iscritto i suoi trip.

Morte a Venezia

Audace racconto erotico sulle fantasie perverse di un artista in crisi che scopre, durante un viaggio all'estero, le delizie della pedofilia omosessuale: innamorato di un undicenne polacco, trascorre tutto il suo tempo libero a pedinarlo e poi a masturbarsi con ferocia leggendo le pagine salienti del Faust di Goethe. La sua passione morbosa lo porta ad esporsi ripetutamente al rischio del contagio della varicella, che infuria nei vicoletti di una Venezia la cui decadenza viene resa metaforicamente attraverso l'odore: causa, naturalmente, i bagni pubblici a pagamento, che spingono i turisti a urinare nelle stradine, conferendo alla cittadina quel profumo caratteristico, quel certo je ne sais quoi. Il tragico finale vede il protagonista stroncato dalla varicella, mentre bighellonava in spiaggia spiando il fanciullino polacco.

Morte a Venezia, il film

Questo libro fa così schifo, ma così schifo, ma così SCHIFO che Luchino Visconti pensò, Ehi! Di sicuro non potrò peggiorarlo!. Si sbagliava. Due ore e mezza di silenzio intervallato da battute sconclusionate, musica classica di cattivo gusto e primi piani di facce rugose e sudaticce, per arrivare poi ad un finale incomprensibile. Nessuno, dico e ripeto nessuno, dovrebbe vederlo. Nemmeno e soprattutto Thomas Mann.