Terrone: differenze tra le versioni

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{{citazione|Scusate, ragazzi, noi chiamiamo i meridionali terroni. Ma miga ghe sem noi i primi terroni, che ci abbiamo la Pianura Padana con tutti quei campi da coltivar?|bimbo di Treviso||prima di essere diseredato e cacciato dalla famiglia|}}
{{citazione|Scusate, ragazzi, noi chiamiamo i meridionali terroni. Ma miga ghe sem noi i primi terroni, che ci abbiamo la Pianura Padana con tutti quei campi da coltivar?|bimbo di Treviso||prima di essere diseredato e cacciato dalla famiglia|}}


[[Immagine:Minchios1yl.gif|left|thumb|83px|Il '''porcellino d'india''', eterno compagno e cacciatore del terrone]]



== Introduzione al concetto di '''terrone''' ==
== Introduzione al concetto di '''terrone''' ==

Versione delle 18:33, 19 mag 2008

« La bella la va al booosco,

ravanel e spinas, barbabietola e mustas,

la che vaaaa il terùùùùùùùùùn, là che vaaaaa il terùùùùùùn!!!! »
(Antica canzone popolare centro-padana)
« Te lo dico io, Gino. Che lì, l'è un terùn! »
(Gino)


« Se vedi un essere orribile, tutto verde, con le gote alte e sporco di terra.....scappa. Si tratta certamente di un terrone »
(tratto dal "de terronibus")


« Scusate, ragazzi, noi chiamiamo i meridionali terroni. Ma miga ghe sem noi i primi terroni, che ci abbiamo la Pianura Padana con tutti quei campi da coltivar? »
(bimbo di Treviso)


File:Minchios1yl.gif
Il porcellino d'india, eterno compagno e cacciatore del terrone


Introduzione al concetto di terrone

Il terrone è una creatura mitologica, inventata dalle massaie della Val Padana in sostituzione all'Uomo nero, che ormai non spaventava più neanche i bambini di tre anni. Ben noto è il passo della fiaba "La notte dei terroni aranti" in cui è descritta la mostruosa creatura:

«  Il terrone avanzava nella notte, piantando ogni dieci metri un seme di fico d'India, disgustoso cibo da loro prediletto. Era coperto di letame dalla testa ai piedi, e puzzava di mulo. Ginetto, terrorizzato, si nascose velocemente dietro un sasso. Ma il terrone l'aveva scorto nel buio, e ora incedeva implacabile al ritmo incalzante di "Ciuri ciuri". "MIIIIIINGHIAA!!!!"esclamò,"TALIA LU PICCIRIDDU DDU NORDE!( guarda il bambino del nord )" »

Se la brava Massaia ha qualche problema ad addormentare il bambino monello pronuncia tale obrobrioso richiamo, ed è risaputo che il bravo pargolo del nord si caccia sotto le coperte supplicando: "Manda via il terrone, mamma! Ti prometto che sarò buono, ma mandalo via! Altrimenti stanotte verrà, mi farà a pezzettini e mi seminerà". La massaia gli rimbocca le coperte, lo addormenta e se ne va soddisfatta.

Caratteristiche, abitudini e tradizioni del terrone

Il terrone è una via di mezzo tra uno zombie ed un orco. Analogamente al primo, infatti, spunta di notte dalla nuda terra per poi tornarvi prima dell'alba, altrimeni è repentinamente trasformato in un albero di arance rosse. Invece al secondo copia l'aspetto truce e verdognolo, oltre al linguaggio gutturale e inascoltabile.

Ricapitolando, quindi;

Caratteristiche somatiche:

  • Gote alte e pronunciate, occhi rossi che sprizzano fuoco
  • Pelle verde coperta di squame e sporca di letame o di fango essiccato al sole
  • Fetore di carcassa di mulo
  • Altezza non superiore al metro e quidici
  • Unghie incrostate di terra
  • Mano destra a forma di rastrello e mano sinistra a forma di vanga
  • Se entra in contatto con le sacre acque del fiume Po si contorce fumando, per trasformarsi in una fragante pastiera

Caratteristiche sociali:

  • Abbandona il branco quasi subito, per costruirsi la tana alle pendici di un ulivo o di un olmo
  • La notte spunta dalla sua tomba, e comincia a seminare lungo le sponde del Po il suo tanto amato Fico d'India. I più arditi riescono a spingerlo nel fiume cogliendolo alle spalle ( e ottenendo la reazione descritta sopra)
  • Di giorno si diletta a leggere I Malavoglia, che per una maledizione non riesce a finire mai, poichè appena arriva a pagina duecento è costretto a ricominciare daccapo
  • Porta al collo un crocifisso con la Madonna nera di Tindari e marchiato a fuoco nel petto un santino di San Gennaro
  • non è poi così cattivo. Davvero.
Terrone in una stampa padanese del XIV secolo