Discussione:Paolo Gentiloni: differenze tra le versioni

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::Certo che era necessaria, per me una pagina discutibile è pur sempre meglio di una pagina vuota, hai fatto benissimo. Io non avrei avuto nessuna voglia di scrivere su un personaggio così scialbo. Va però detto che '''non ho letto né la versione attuale né quella originale''', per cui non so dire qual'è la migliore. Facevo un discorso in generale.<br />Nello specifico, l'assonanza fra due nomi è un'analogia molto debole (così come il gioco di parole è la serie C delle battute), se ci costruisci sopra una parodia sarà per forza di cose poco efficace. Però qui noto che c'è un conflitto bello grosso fra due versioni che potrebbero essere entrambe valide (problema evitabile se BJ avvisasse in PD prima di rifare pagine scritte da utenti attivi, come previsto dall'"etica di modifica"): dato che non c'è una procedura precisa, '''se le due versioni sono molto diverse''' suggerisco che la versione di BJ sia l'articolo vero e proprio, e che la versione di Ino diventi un altro articolo su un Gentiloni versione manzoniana, o anche un NonLibro (che richiederebbe però una riscrittura in forma narrativa). Insomma, possono esistere tutte e due. Al massimo porta il caso in Tribunale e vedi che decide la cosiddetta comunità.--{{utente:Wedhro/firma}} 11:18, gen 7, 2017 (CET)
::Perfetto, anche a me va bene che resti questa versione migliorata da Big Jack, ho spostato il Patto Gentiloni del 1913 in altra pagina in quanto fatto storico e proporrò nel forum una versione ampliata dei Promessi Renzi per chiedere se valga la pena di farne un nonLibro o no. Ottimo! --{{Utente:Inopinato/firma}} 12:11, gen 7, 2017 (CET)
 
Per una volta, Spinoza ci fa concorrenza: Paolo Gentiloni (Roma, 1954)
 
Discendente di una nobile famiglia marchigiana – anche se da alcuni giorni parla con un fastidioso accento fiorentino – il suo anno di nascita coincide con l’inizio delle trasmissioni Rai: per nostalgia, da allora vede tutto in bianco e nero. Appassionato di calcio fin da piccolo, ma non particolarmente dotato tecnicamente, nelle partite con gli amichetti veniva scelto solo quando non c’erano più alternative, caratteristica che manterrà anche nel corso della sua carriera politica.
 
Affascinato dai movimenti studenteschi, a sedici anni smette di pettinarsi e scappa di casa desideroso di ribellarsi al sistema, alla classe dominante e al pasticcio di fagiano troppo cotto, quindi aderisce alla sinistra extra-parlamentare (sì, all’epoca era necessario specificarlo). Per otto anni dirige la rivista di Legambiente, uccidendo così milioni di alberi, poi negli anni ’90 incontra Francesco Rutelli, di cui inizia progressivamente ad assumere le sembianze. Diventa quindi responsabile della comunicazione della Margherita – ma questo nel curriculum non l’ha messo – finché nel 2006 viene scelto come ministro delle Telecomunicazioni da Romano Prodi, che gli affida il delicato compito di sintonizzargli il digitale terrestre; trascorrerà il resto del suo mandato nel vano tentativo di modificare la legge Gasparri, mettendo le “h” e gli apostrofi che mancavano.
 
Confluito nel Partito Democratico per ambire a un nuovo livello di irrilevanza, nel 2012 annuncia via Twitter la sua candidatura a sindaco di Roma (ottenendo ben 9 “mi piace”*) ma la sua corsa si interrompe ben presto: alle primarie di Centrosinistra viene superato da Ignazio Marino, David Sassoli e da un frigorifero.
Nel 2014 sostituisce Federica Mogherini nel ruolo di persona che non vorresti mai incontrare in aeroporto, poi alla caduta del governo riceve dal Quirinale l’incarico di primo ministro: Mattarella voleva qualcuno che non oscurasse la sua personalità. Molti sostengono che sia stato messo lì da Renzi, ma lui smentisce categoricamente: “È stata la fatina dei denti”.
--{{Utente:Inopinato/firma}} 19:24, feb 19, 2017 (CET)
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