Giosuè Carducci: differenze tra le versioni

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[[File: Barbone seduto.jpg|thumb|left|250px|Un clochard in procinto di utilizzare la poesia di Giosuè.]]
 
Le difficoltà nel lavoro e il forte freddo temprarono il carattere del giovane Giosuè e gli conferirono un’incredibile capacità nell’accendere le proprie [[NonCitazioni:Scorreggia|scorreggie]] per riscaldarsi. La sua prima poesia fu salutata con calore dalla critica del tempo; i fogli sui quali era scritta sopperirono alla grande crisi di [[carta igienica]] del [[1857]], e diedero di che riscaldarsi ai [[barbone|barboni]] della città. Un importante critico del tempo, '''Ernesto Maria Gallone''', la definì “''un'opera che collocabile tra una [[sgommata]] nel [[cesso]] ed [[Alex l'ariete]]''”.
 
=== L’insegnamento ===
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Nel 1878, in occasione di una visita della famiglia reale a [[Bologna]], scrisse “''Quant’è bona la [[pizza|margherita]]''” in onore della regina '‘Margherita’', e venne accusato di [[S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl|stalking]] per essersi appostato sotto la finestra della Regina con gli [[coglione|zebedei]] all’aria a cantare l''’Osteria numero mille’'.<br/>
Negli anni che seguirono, pubblicò le ''Nuove Odi Barbare'', collaborò alla ''Cronaca bizantina'' e lesse il famoso discorso per la morte di Garibaldi: "'‘E'E 'sti cazzi?''" (1882). Nel 1887 pubblicò ''Rime nuove'', salutate dal pubblico con una salva di rutti alle cipolle.
 
=== La morte ===
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