San Francesco d'Assisi

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia che si libra nell'aere.
Versione del 2 nov 2010 alle 00:39 di Nevermindfc (rosica | curriculum) (Annullata la modifica 1580981 di 79.27.106.185 (discussione))
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Vita, morte e miracoli

Infanzia

Il santo nacque nel lontano 1181 dal padre Pietro Bernardone dei Moriconi, detto Pietro Bernardone dei Moriconi, e dalle madre Pica Bourlemont, detta Pica "l’amica" Bourlemont, un normalissimo Giovedì lavorativo in quel di Assisi. Il Signore fu sempre molto buono con lui, infatti non ebbe la sfiga di nascere in una mangiatoia circondato da animali puzzolenti, ma in una clinica privata grazie ai soldoni che il papi era riuscito a ricavare rivendendo quella grossa pepita d’oro che aveva trovato nel Klondike. Ma questa è un’altra storia.
In un primo momento sua madre lo fece battezzare col nome di Gianni, dal nome del vigile che aveva evitato di farle la multa per eccesso di velocità e linguaggio e comportamento osceno in luogo pubblico a causa delle dolorose contrazioni che avevano afflitto Pica poco prima del parto, ma il padre non ne fu tanto convinto e lo chiamò Marinella, come la sua pepita d’oro. Poi s’accorse che era maschio e lo chiamò Francesco, come Francesco Totti, un luminare dell’epoca. Quindi, in pratica il suo nome completo sarebbe Gianni Marinella Francesco cosa che all’epoca non suscitò alcuna ilarità, perché era d’uso tra i nobili avere almeno un nome da femmina, ma oggi potremmo liberamente prenderlo per il culo se non fosse che la pratica è sopravvissuta.
Come abbiamo ben capito, al giovane non mancò mai nulla, ed in effetti chi glielo fece fare di abbandonare tutti i suoi averi? Quel simpatico burlone di Dio, che quando non era in giro a procreare buffi messia o fare miracoli come aprire in due i mari, si divertiva a sconvolgere le menti labili. Della gioventù del sa-sa-sa- prova prova- santo sappiamo ben poco, tranne che era dedito agli ischerzi e ai giuochi della sua età, come togliere i francobolli dalle lettere, attraversare col rosso ma sulle strisce pedonali, mettere i calzini al contrario e svariate altre birbonate. In più il padre, spesso e volentieri, lo costringeva ad aiutarlo alla sua bottega di maniglie, che ai tempi andavano di moda, dove Francesco passava ore a scaccolarsi o a seguire le ultime puntate di Sentieri: da non dimenticare che il giovin figliuolo frequentò per molto tempo un corso di linguaggio degli animali, dove, attraverso la famosa Nella vecchia fattoria, imparò che il maiale fa Oink, il cane fa bau, l’asino Ih oh, e il coccodrillo… Purtroppo quando lo spiegarono era assente.

La guerra

- Assisi: “Ehi, io mi ricordo di te! Ti ho dato delle frittelle affinché mi verniciassi la staccionata e non l’hai mai fatto!”
- Perugia: “Quelle frittelle facevano schifo!”
- Assisi: “Dipingimi la staccionata!”
- Perugia: “Costringimi!”

Più o meno questo il motivo del conflitto tra le due città che nel 1202 le portò a scontrarsi e a dare finalmente un senso alle loro truppe, da anni avvolte nel cellophane e mai utilizzate. In questo sanguinoso scontro parteciparono tutti, ma proprio tutti, dagli spaventapasseri ai giovani nobili nullafacenti come Francesco che non ebbe nemmeno il tempo di collaudare il suo spadino contro un abete, scambiato suo malgrado per un nemico, che incappò in una trappola per conigli, venne zittito con una capocciata e rinchiuso in carcere. L’esperienza della guerra e della prigionia[citazione necessaria] lo sconvolsero a tal punto da fargli prendere un’importante decisione: avrebbe gestito un allevamento di renne in Lapponia. Ma i giorni passavano e nessuno sembrava ricordarsi di lui, rinchiuso e costretto a dividere la cella con un ovino, che aveva osato brucare l’erba del vicino che è sempre la più verde, ma una volta finita la guerra, ovvero circa un anno dopo, il buon padre si ricordò del suo figliolo e, pagato il riscatto, lo trascinò dalle orecchie sgridandolo di non provare a sparire mai più per tanto tempo né di nascondersi in luoghi come le carceri ché tanto lo avrebbe trovato lo stesso: come punizione gli tolse la paghetta e l’abbonamento alle partite della Juve.

La conversione

Non abbiamo testimonianze dirette di come avvenne la conversione del giovane, quindi verranno riportati fatti menzogneri ed empi, non adatti ai bambini islamici che potrebbero voler abbracciare il cristianesimo in seguito alle seguenti rivelazioni.
Francesco, dopo aver subito la rimozione dell’abbonamento e dell’adorata paghetta, frustrato e annoiato decise di concedersi una crociera per dimenticare i torti subiti. Peccato che fosse così analfabeta da confondere la parola crociera con crociate, quindi al sondaggio:Preferisci una crociera o una crociata?, rispose Crociata! e immediatamente venne preso di forza da due energumeni e preparato per partire alla volta di Gerusalemme.
Ma ecco che il miracolo avvenne; il Signore ricondusse quella pecora smarrita che era Francesco al suo gregge, benevolente alzò la cornetta e chiamò:

- Francesco: “Pronto?”
- Dio: “Sono il Signore Dio tuo, seguimi e io ti prometto l’eterna beatitudine.”
- Francesco: “Oh mio Dio, mi hanno preso per entrare nella casa del Grande Fratello!”
- Dio: “… Pronto? Ma chi parla?”
- Francesco: “(corre via felice)”

In seguito camuffò la verità dicendo le solite cose, ovvero che aveva fatto un sogno dove Dio, attraverso parole astratte e incomprensibili tranne che a lui, gli aveva chiesto di intraprendere la via della rettitudine. Se, certo.
Dopo aver ricevuto la chiamata mollò il suo viaggetto di "piacere" a Gerusalemme e tornò ad Assisi dove iniziò a comportarsi stranamente cominciando a pregare con sollecitudine Dio, soprattutto quando aveva bisogno di soldi. Il padre, temendo che il figliolo avesse contratto una grave malattia come l’omosessualità, lo mandò a Roma col pretesto di vendere le ultime maniglie. Francesco lo fece: vendette tutto e i soldi gli vennero rubati da un gruppo di barboni, tanto che fu costretto a mendicare a piazza San Pietro vestito di stracci, avvenimento che in seguito giustificò con un "Dio, lo faccio per te!". Con mezzi di fortuna riuscì a tornare ad Assisi, dove, per paura delle mazzate che avrebbe ricevuto dal dispotico padre per aver perso tutti i soldi, si rifugiò nella fatiscente chiesa di San Damiano e poco ci mancò che gli cadesse il crocifisso in testa, quando sentì la possente voce di Dio tuonare:

- Dio: “ Francesco, ripara la mia casa, come vedi è tutta in rovina.”
- Francy: “ E se chiamassi un carpentiere?”
- Dio: “No, devi farlo tu!”
- Francy: “Signore, non potresti fare un miracolo? In fondo hai creato il mondo in sette giorni...”
- Dio: “… Sì San Pietro? Mi hai chiamato? Nel frattempo che vado a vedere, tu ripara la chiesa.”

Francesco si rimise alla volontà di Dio e per procurarsi un po’ di soldi fu costretto a venderlo. Il suo set di tazzine di porcellana finemente lavorate, è ovvio! Con i soldi ricavati comprò un po’ di vernice, della colla liquida, un paio di chiodi e con tanto amore fece una casetta per gli uccelli, che gli venne anche bene nonostante l’avessero bocciato più volte al corso di falegnameria. I soldi per la chiesa se li procurò mettendo in scena My fair lady, nella toccante parte del lampione. Intanto, nacquero altre evidenti stranezze come lo spasmodico amore che Francesco provava per i lebbrosi; quando prima alla loro vista si nascondeva dietro le gonne della madre, ora dava loro notevoli attenzioni e il più delle volte gli faceva rimpiangere il fatto di aver perso gli arti per non poterlo prendere a pedate.
Il padre preoccupato per gli strani comportamenti del figlio, che erano già sulla bocca della moglie del panettiere [1], decise di fare la cosa più saggia: lo gettò tra le ortiche. Vedendo però che non sortì alcun effetto, decise di denunziarlo all'autorità locale, che erano i consoli, ma il povero derelitto corse piangendo dal vescovo che, impietosito e spaventato dal tanfo che emanava, decise di partecipare al processo indetto contro di lui.
Il povero babbo non poté fare a meno di rinfacciargli tutto: tutte le volte che aveva sperperato il suo denaro per quelle stupide sciarpe di Gucci, o quando gli aveva rigato il jeeppone, oppure tutte le volte che usava il suo cellulare per fare chiamate interurbane al suo amico Dio e così ad libitum... Francesco, trovandosi con le spalle al muro, fece l'unica cosa possibile: si denudò. Approfittando dello sgomento generale, fuggì con le pudenda al vento passando per un asilo nido, un convento di suore e un ospizio. Riuscì a passare inosservato travestendosi da polipo rosa, che a quei tempi se ne vedevano tanti in giro, Dio sa solo quanti ne camminavano per strada.

Francesco va a Gubbio

Dopo un lungo vagare, sorretto dalla sua Fede, una tizia che aveva incontrato a sostare sulle strade di notte, in quanto faceva la metronotte, approdò a Gubbio. Qua incontrò il suo vecchio amico di prigionia, quello che lo sparticulava senza alcun preavviso o gli raccontava le barzellette zozze, tale Federico Spadalonga. Il buon Federico lo accolse in casa sua, lo rivestì perché ignudo era davvero inguardabile, lo sfamò con rape crude e naturalmente lo sparticulò di gusto, perché era facilissimo gabbarlo. Francesco, stufo delle sue angherie, scappò via e si rifugiò tra i lebbrosi e i lebbrosi in tutta risposta scapparono via da lui. Disperati, perché il frate non faceva altro che confondere le pillole per il mal di testa con le supposte, chiesero al vescovo di Gubbio di togliere loro di dosso quella piaga.[2] Il vescovo ci pensò e decise: lo mandò a fare la valletta di Mike Bongiorno. Dopo aver imparato a dire la uno, la due o la treeeeh, il buon Francesco ritornò con la sua tremenda predica sulla povertà, la castità e le vene varicose, e stavolta, il vescovo, sufficientemente smaronato, concesse a lui e ai suoi seguaci (conosciuti su un sito di appassionati di golf) di stare nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, famosa perché è lì che ammansì il lupo tirandogli il primo libro dei Maccabei sui denti.

Francesco cerca l'approvazione del Papa, rimedia della gnocca e si pente di aver fatto voto di castità. E trova la pentola piena d'oro alla fine dell'arcobaleno.

Nel 1209, quando Francesco ebbe raccolto intorno a sé dodici compagni e i soldi sufficienti per comprare un tavolo da ping-pong[citazione necessaria], si recò a Roma da papa Innocenzo III per far sì che convalidasse il nuovo ordine da loro creato: l'ordine francescano. Soprattutto perché ci misero un botto a decidere il nome dell'ordine, alla fine sorteggiarono tra ordine francescano, squadra lupo alfa, X-Men e CSI. Il papa fu molto colpito dalla figura mesta e umile di Francesco, ma soprattutto dalla sua dabbenaggine: infatti il povero stronzo passò tutto il tempo a parlare con un pezzo di carta-igienica attaccato ai sandali e i calzini di sua sorella ai piedi, mentre intimava al papa di autografare la palla da calcio del cugino Aldebrando. Nonostante la recidività iniziale, alla fine Innocenzo III acconsentì e approvò oralmente l'ordine:

« Ok, fate come volete, ma portate via di qui questo rincitrullito! »

Infatti si dice che Francesco, appresa la notizia, cominciò a cantare "Papa don't preach", la hit del momento di quella giovanissima sgallettata di Madonna.
Così il giovane fraticello e i suoi adepti festeggiarono fino a mattina inoltrata giocando a chi conosceva più versetti della Bibbia[3], dopodiché si trasferirono in una casa lercia e puzzolente, ma che era proprio vicina all'ospedale dei lebbrosi. Insomma, ebbero una fortuna sfacciata!

La nuova forma di vita intrapresa dai frati attirò parecchie donne, alcune delle quali già vivevano nella casupola che veniva usata come ufficio di prestazione servizi ricreativi. Una di queste in particolare, Chiara Scifi, si mostrò particolarmente attratta dalle prediche del Santo e, dopo aver trascorso insieme a lui un'intera notte di preghiera e meditazione ricevette l'abito di suora e andò a vivere in convento di clausura. Forse in fondo per Francesco era meglio rimanere casto e illibato.

Dove Francesco compie un lungo e avventuroso viaggio, incontra un sultano e si fanno tutti una bella grigliata.

Con tutto il successo che riscosse l'ordine nelle prime due settimane dalla sua fondazione i frati cominciarono a stare piuttosto stretti nella stamberga che avevano preso in affitto. Perciò si decise di trasferirsi in una vasta spianata fuori città: era il 1217 e fu così che nacque l'heineken festival.
La prima decisione presa fu quella di orgnaizzare una serie di viaggi in giro per il mondo con alpitur per farsi conoscere e magari trovare del cibo. Così Francesco e i suoi seguaci girarono a vuoto in Spagna, Francia e Germania; poi, cogliendo l'occasione della quinta crociata, Francesco si imbarcò per la Palestina per portare, insieme a trentamila zeloti armati fino ai denti, un messaggio di pace ai fratelli musulmani.[citazione necessaria]

Arrivato a destinazione riuscì a incontrare il nipotino del feroce Saladino, un bambino di cinque anni noto come Al-Malik il terribile, al quale si presentò come ambasciatore della parola di Cristo.
Il Santo riuscì nell'impresa di convertire il sultano, anche se non al cristianesimo: infatti Al Malik era zoroastriano e Francesco lo portò all'Islam. Anche se tutti furono concordi nel dire che era comunque un risultato notevole.
Tuttavia il sultano non si ritenne soddisfatto e constrinse il Santo a camminare sui carboni ardenti prima di lasciarlo andare, in tv avevano appena soppresso la Melevisione. Francesco non si tirò certo indietro e si fece preparare un sentiero di braci, frammiste a cossi di bottiglia, mozziconi di sigarette e deiezioni canine. L'urlo che lanciò dopo il primo passo fu avvertito fin su Marte.

Francesco inventa il Presepe, si improvvisa poeta, si fa un paio di piercing e raggiunge il Signore.

Tornato in Italia, il Santo fu incaricato di fare da regista per la recita di fine anno dei chierichetti di Greccio e decise di mettere in scena la nascita di Gesù con tanto di bambino vero, acquistato alo spaccio locale.
Dopo mesi di prove e di tentativi falliti, le cronache riportano di un tale Elia, incaricato di fare il bove, che Francesco definì: "Così scemo che dovrebbe fare l'asino.", finalemnte la notte di Natale del 1223 il primo presepe della storia vide la luce. Tutti i partecipanti furono poi coperti di gesso per essere venduti alle vecchiette accorse per l'evento.

Dopo questo evento, forse stanco di tutta l'attenzione che il Signore sembrava pretargli inviandogli abbondanti dosi di fame e miseria, si ritirò in meditazione per ritrovare sé stesso[citazione necessaria], al di fuori del caotico mondo. In questo periodo compose il Cantico delle creture un poema sulle boccacesche avventure degli animali della fattoria.
In questi anno va inoltre collocata la celebre Predica agli uccelli, pronunciata davanti agli Uccelli una comunità omosessuale che si riuniva nei dintorni della città di Assisi.

In ogni caso, a Dio è difficle sfuggire: fu così che il Signore lo ricompensò per la sua vita di povertà e devozione forandogli mani e piedi con piaghe cancrenose. Che, oltretutto, avevano il difetto di attirare nuguli di insetti ovunque andasse. Fu proprio a causa di un moscerino entratogli in un occhio che Francesco perse l'equilibrio e cadde in fondo ad un fosso, rompendosi l'osso del collo.
Il suo corpo, dopo una breve permanenza nel convento di Chiara, dove le monache se ne presero cura, fu gettato in una fossa comune e dimenticato.

Note

  1. ^ quella pettegola!
  2. ^ ovviamente si parla sempre di Francesco
  3. ^ vinse frate Ginepro, ma solo perché gli altri erano tutti ubriachi del sangue di Cristo