Ratto delle sabine: differenze tra le versioni

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia Liberty.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto aggiunto Contenuto cancellato
Riga 4: Riga 4:
==Il mito==
==Il mito==
Racconta ''Tito Tizio'', [[storico]] romano di età anziana, che [[Roma]], dopo la fondazione, era occupata solo da [[Romolo]] e da un coacervo di banditi, assassini, [[tamarri]] e [[tassisti]]. Mancava però qualcosa che tenesse occupate tutte queste persone dal commettere frodi e reati. In particolare, i romani misero gli occhi sulle sabine, le donne del popolo dei [[sabini]], che vivevano tra l'alto [[Tevere]] e il resto del mondo. In realtà le donne sabine erano decisamente brutte: erano basse e tarchiate, avevano poche tette, incisivi sporgenti, naso a pippa e peli sulla schiena. Complessivamente sembravano dei [[koala]] giganti, ma in compenso erano molto simpatiche e cucinavano bene.
Racconta ''Tito Tizio'', [[storico]] romano di età anziana, che [[Roma]], dopo la fondazione, era occupata solo da [[Romolo]] e da un coacervo di banditi, assassini, [[tamarri]] e [[tassisti]]. Mancava però qualcosa che tenesse occupate tutte queste persone dal commettere frodi e reati. In particolare, i romani misero gli occhi sulle sabine, le donne del popolo dei [[sabini]], che vivevano tra l'alto [[Tevere]] e il resto del mondo. In realtà le donne sabine erano decisamente brutte: erano basse e tarchiate, avevano poche tette, incisivi sporgenti, naso a pippa e peli sulla schiena. Complessivamente sembravano dei [[koala]] giganti, ma in compenso erano molto simpatiche e cucinavano bene.

==L'idea==
Romolo allora progettò un [[attentato]]: organizzare dei giochi a cui invitare anche i sabini e rubare il famoso ''"ratto delle sabine"'', un gigantesco roditore [[mascotte]] ufficiale dei giochi sabini. In conseguenza del furto, i sabini sarebbero andati alla ricerca della loro mascotte lasciando le donne incustodite, di modo che i romani avessero via libera per fare le loro cose zozze. E così fu. Durante il [[lancio del cancellino]], i sabini trovarono all'interno degli spogliatoi un biglietto lasciato dal ratto:

{{quote|Agliuto, sono stato ratto!,!}}

I sabini allora suonarono l'allarme e si precipitarono tutti in cerca dell'enorme [[zoccola]], lasciando le donne a badar casa. I romani allora si fiondarono sulle sabine e, dopo un estenuante [[corteggiamento]], riuscirono a concupirle. Dopodiché, se ne ritornarono soddisfatti nella loro città a rubarsi e truffarsi a vicenda.

Dopo 9 mesi, le sabine tornarono a Roma con tanti bambini in braccio, tutte accompagnate dai loro padri incazzati come poiane. I genitori sabini costrinsero i romani a sposare le loro figlie, cosicché fu fondata la [[società]] romana e finalmente fu trovato qualcuno che mantenesse pulita la città.

{{anticaroma}}

[[Categoria:roditori]]
[[Categoria:Antica Roma]]
[[Categoria:tecniche di corteggiamento]]
[[Categoria:Attentati]]

Versione delle 16:08, 9 mar 2012

Il ratto delle sabine.

Il ratto delle sabine era una gigantesca pantegana dell'VIII secolo a.C.

Il mito

Racconta Tito Tizio, storico romano di età anziana, che Roma, dopo la fondazione, era occupata solo da Romolo e da un coacervo di banditi, assassini, tamarri e tassisti. Mancava però qualcosa che tenesse occupate tutte queste persone dal commettere frodi e reati. In particolare, i romani misero gli occhi sulle sabine, le donne del popolo dei sabini, che vivevano tra l'alto Tevere e il resto del mondo. In realtà le donne sabine erano decisamente brutte: erano basse e tarchiate, avevano poche tette, incisivi sporgenti, naso a pippa e peli sulla schiena. Complessivamente sembravano dei koala giganti, ma in compenso erano molto simpatiche e cucinavano bene.