Giorgio Almirante

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Giorgio Almirante (Casteldellovofrittoallocchiodibue, 1901 - Svervegia, 1988) fu un austero ed augusto politico fascista, custode della fiamma tricolore, che teneva nascosta sotto il lettino in quanto i fascisti a quell'epoca non avevano ancora imparato come accendere il fuoco (oggi, grazie all'insegnamento dei Rom, sono capaci e spesso vanno dai loro maestri a far vedere quanto sono diventati bravi).

Il suo fratello maggiore

Secondo figlio di una umile famiglia del Principato di Monaco (all'epoca conosciuto come "la nazione del gran premio sfigato, quello dove non si sorpassa mai"), come suo fratello maggiore Muten nacque pesante di 3 chili e 100 grammi, pelato e con i baffi bianchi già incorporati e pronti all'uso. A parte questo, i due fratelli erano molto diversi: Muten era basso, molto forte fisicamente e abile nelle arti marziali, mentre Giorgio era alto circa tre volte il fratello ed era abile nelle arti oratorie, con cui era in grado di atterrare qualunque avversario facendo un discorso di nove ore su ogni argomento dello scibile e del fusibile umano. Inoltre, Muten era un maniaco sessuale dongiovanni, mentre Giorgio era ricchione un seduttore più raffinato. Infatti in giovane età conobbe Donna Assunta Almirante (chiamata così per distinguerla dal fratello Assunta Almirante, a cui somigliava in tutto a parte i baffi, che quest'ultimo non portava) e la sposò con rito fascista (in cui la sposa può entrare in chiesa solo alla fine per pulire il pavimento).

Carriera

La vita di Giorgio scorreva serena nella sua lussuosa casa; quando conobbe però Malito Cicciolini capì che il suo destino era quello di risvegliare con infiammate ed ardite parole le coscienze dell'eletto popolo italiano che seguendo l'irrevocabile decisione del suo capo carismatico si apprestava a restaurare la gloria imperiale e riportare gli allori sui colli fatali di Roma, perchè con l'Etiopia abbiamo pazientato quarant'anni, ora basta!

In pratica, era il ghostwriter di Cicciolini (cioè gli scriveva i discorsi), gli portava le borse, gli guidava l'auto e gli dava il bacino della buonanotte prima di addormentarsi.

Durante questi giorni gloriosi, diventò il migliore amico di [Junio Valerio Borghese]], con cui si sollazzava andando a tirare petardi contro quei comunisti di partigiani. Non riuscendo però a evitare l'invasione da parte dei malvagi alieni rossi, i due amici si separarono, ciascuno combattendo il nemico a suo modo. Qui inizia la seconda parte della vita di Giorgino, la più triste; infatti, mentre Junio Valerio Borghese utilizzava con scarso successo il suo colpo preferito, il colpo di stato, Giorgino si fece eleggere in parlamento e tentò di abbattere i nemici con la sua robusta dialettica. Però, sia i molli democristiani che i malvagi comunisti erano ben allenati a sopportare i discorsi pallosi; i primi perchè, cattolici convinti, si sorbivano ogni giorno le prediche di don Pierino Graziadei della parrocchia della Beata Vergine Flagellata Monocellulare, lunghe un'ora soltanto ma di un potere soporifero pari a quello di un film romantico durante una giornata di pioggia; i secondi perchè addestrati personalmente da Peppone, che in quanto a baffo e potenza dialettica era molto più possente del povero Giorgino. Intristito e invecchiato, passò i suoi ultimi anni ad addestrare il suo successore, Grisoux Musolesi; ma, dopo che questi si rivelò il fallimento che tutti conosciamo, passò ad un nuovo allievo più promettente, Gianfranco Fini, perchè, citando lo stesso Almirante, "nessuno potrà dare del fascista a uno che è nato dopo la guerra". Come dimostra questa foto.

Ecco la prova inconfutabile