Gaio Giulio Cesare: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Quell'uomo vale cento Chuck Norris!|Silla|Silla, poco prima di essere calciorotato|Gaio Giulio Cesare}}
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{{Citazione|Gallia divisa est in tres partes: pettum, alam et cosciam.|Gaio Giulio Cesare|Gaio Giulio Cesare|Gallia|}}
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{{Citazione|Peccato tutto petto!!|Babbo Natale|Babbo Natale|Gaio Giulio Cesare|}}
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==Gaio Giulio Cesare==
==Gaio Giulio Cesare==

Versione delle 10:14, 26 set 2007

« Tu cuoco bruto filio de... »
(Gaio Giulio Cesare)
« Quell'uomo vale cento Chuck Norris! »
(Silla)
« Gallia divisa est in tres partes: pettum, alam et cosciam. »
(Gaio Giulio Cesare)
« Peccato tutto petto!! »
(Babbo Natale)

Gaio Giulio Cesare

Nacque a Roma dalla gens Julia, che si riteneva discendente da Ascanio, o Julius, figlio di Enea. Il prenome Gaio (Gay) deriva indubitabilmente dalle tendenze omofile del personaggio. Quanto a "Cesare" vedi nota in calce. E' considerato un grande stratega, superiore persino a Topo Gigio. Fu anche un grande statista, statistico e statico, pittore surrealista e un buon trequartista, nonchè scrittore sulle bellezze della Gallia (De bello Gallico - Il bello della Gallia).

Storia gallica

File:Ditomedio.jpg
Il metodo di Cesare a dito cartaginese

Nel 5555 a.C. sconfisse Vercingetorige, un carrozziere che si era improvvisato generale (in realtà si chiamava Verniciatoringe) e che si era posto a capo della rivolta dei Galli, un popolo di pennuti che abitava in un pollaio vicino a Lutezia (Gallia), e che faceva soffrire le penne dell'inferno agli invasori. In quest'impresa, Cesare passò alla storia come l'inventore della pollicoltura e tutti si rivolgevano a lui per avere consigli sul pollame. Fu allora che Cesare inventò un metodo detto "a dito cartaginese" (a dito medio) per accertare se la gallina fosse pronta ad espellere l'uovo, un'invenzione ispiratagli dalla sua personale e soggettiva esperienza "ditale". Alla conquista romana resistette solo un piccolo villaggio in cui i galli, guidati da Asterix, e sostenuti dalle cure di Panoramix restistettero fino alla pubblicazione dei fumetti.

Il Rubicone

Con l'esercito vincitore si portò in Italia per punire il Senato di Roma che gli negava il trionfo. Veramente il Senato non aveva tutti i torti perchè durante i trionfi di Cesare i legionari lo chiamavano "Regina" e facevano gesti allusivi alle pratiche omofile di Cesare: era un vero scandalo, con la plebe che si sollazzava e le urla di "ricchione!" che risuonavano per tutta Roma. Cesare sfidò il Senato passando in armi il Rubicone e si dice che mentre attraversava il fiume domandasse al cuoco: "Che si mangia oggi ?". "Oggi brodino di dado, o Cesare!" rispose il cuoco, e Cesare: "Ma fa schifo!", ed il cuoco: "Oramai il dado è tratto, sennò vattene in trattoria che ti trattano meglio! Ma guarda questo come mi tratta !". Una filastrocca popolare narra, in distici elegiaci endecassilabici, 1 altro momento saliente della traversata del Rubicone, mettendo in evidenza la "completa" vita sessuale di Cesare: "E anche Giulio Cesare, passando il Rubicone, per non bagnar l'uccello, lo mise nel culo al centurione."

Il Triumvirato

Conquistata Roma, Cesare formò un società con Pompeo e Crasso (un ricco crassone cher pesava 150 Kg.). La società fu detta triumvirato, per ironia, perchè Pompeo, dopo il tirocinio con Silla, si dedicava solo alle pompe, Cesare checcheggiava e Crasso aveva un pisellino minuscolo. La plebe romana, infatti, diceva trium-evirato o anche "le tre checche". Alla fine però litigarono perchè Pompeo pompava troppo dalla cassa comune. Crasso se ne andò dalle parti dei Parti che se lo ripartirono in più parti. Pompeo organizzò un esercito di pompieri, pompanti, pompatori, pompinisti, pompinatori, pompinanti, ecc. per tentare un colpo di stato ma Cesare lo sconfisse e divenne dittatore (DUX) dettando le sue leggi dittarorie.

Veni, vidi, vici

Dopodichè Cesare si portò in Oriente, ottenne nuove vittorie e disse la famosa frase: "Veni, vidi, vici." Ma le cronache sono in disaccordo sul fatto che abbia detto veramente così e si dice che avesse invece detto: "ENI, IDI, ICI" al che Trebonio chiese a Rufio: "Ma che ha detto ?", e Rufio "Niente, ce l'ha col Governo Prodi e con gli aumenti. Certo che questa nuova tassa, l'IDI (Imposta Dichiarazione Imposte, che si pagava a marzo) rischia di ammazzarci tutti". La profezia di Rufio si avverò, e difatti Cesare fu ammazzato dalle Idi di marzo.

Amori egiziani

Dopo tutto questo casino, Cesare si prese una vacanza in Egitto, dove si innamorò di Cleopatra (*). Cleopatra, regina d'Egitto, aveva una strana passione per serpenti, capitoni, mazze da base-ball, pali telegrafici, e tutto ciò che aveva forma tubolare. Fu lietissima che in Egitto vi fossero tanti legionari "arrapati" (desiderosi di mangiare rape) e trattenne Cesare in Egitto per tutto il tempo necessario a ripassarseli tutti, compresi cavalli, cavalieri e gli elefanti e cammelli catturati al nemico. Per la verità Cesare era innamorato di Frucione, un numida al servizio di Cleopatra, ma, per l'occhio del pubblico, finse di essersi innamorato di Cleopatra. In realtà aveva passato Cleopatra a Marco Antonio, a Rufio, a Trebonio, a Tizio, a Caio, a Sempronio, a Catino, a Catone, a Sertiano, ad Andreotti, a Sartorio, al salumiere, ai galli di servizio, agli stallieri, ai numidi di scorta, ai reduci di scarto, ecc. mentre lui si sollazzava all'uso numida, tanto che il povero Frucione morì di sfinimemto. Su questa morte eroica il filosofo Sosigene, al seguito di Cleopatra, scrisse una lunga meditazione: "Zucaturas frocionii", in dialetto alessandrino, il primo vero Kamasutra orale..

(*)In seguito Cleopatra divenne una velina che faceva lo stacchetto nel programma "Egittomania" di Carlo Conti).

Opere

Come dittatore Cesare ebbe molta popolarità.

Mentre Cesare attraversava Roma sulla biga, un Tribuno balbuziente che gli disse: "Cesare, il popolo chiede se..se..sesterzi"; e Cesare rispose: "No, vado dritto."

Fece molte opere, tra le quali ricordiamo, la Cavalleria Rusticana, l'Aida (ispirata da Cleopatra), la Manon (dove alludeva all'erotismo militare), lo spostamento dell'accento della parola Roma dalla a alla o, l'innalzamento di un teatro in onore di Legolas (lett. lego l'asso, tipico gioco di carte romane) e la riforma del candelario, dove fu cambiato il nome dei mesi che invece di I,II,III,IV,V,VI,VII,VIII,IX,X,XI,XII, furono chiamati Gennaro (in onore di S.Gennaro), Febbr'haio!, M'arzo, àprila, M'aggio (..rutto o' cazz), Grugno, Puglio, Aragosto, 7mbre , 8bre, 9mbre e Di Cembre (Cembre comprò l'ultimo mese ad un prezzo spropositato, per farvi nascere, il 25, il suo discendente Berlusconi). Cesare fu generoso col popolo, a cui donò i suoi giardini in riva al Tevere che, da allora, poterono essere frequentati da cittadini al modico prezzo di 500 euro all'ora in contanti, anticipati. Il suo generale Rufio (un vero rufiano) racconta che Cesare pretese dagli egiziani appena cinquecento milioni di sesterzi al giorno + IDI, (un antesignano di Prodi, quindi).

Attentato e morte (Le ire di marzo)

La congiura ai suoi danni fu ordita da Bruto e Cassio + un certo Casca (così chiamato perchè, essendo sempre ubriaco, i passanti scommettevano su di lui: "Casca o non casca?"). La notte prima dell'attentato Calpurnia, moglie di Cesare, fece uno strano sogno: sognò che tutti i legionari facevano il "trenino" e Cesare la "locomotiva". Raccontò il sogno a Cesare supplicandolo di non andare in Senato; Cesare, indignato, replicò che lui era sempre alla testa dei legionari, soprattutto nel "trenino". Innanzi al Senato un auruspice (un indovino agrario, detto anche aurustico) gli disse: "Cesare, guardati dalle ire di Marzo !" e Cesare rispose " E che mi frega, mi sono portato l'ombrello ! e poi tu devi essere un pò jettattore; è una bella giornata !". Infatti... Cesare fu ucciso in Senato, sotto la statua di Pompeo, e si disse che, ancora una volta, Cesare giaceva disteso sotto Pompeo, come sempre.

Curiosità

Da Cesare, o Cesar, deriva anche il nome degli autocrati russi, Zar, o Tzar, o Czar. Tuttavia la moderna filologia ha scoperto che, in realtà, il nome "Cesare" non è autentico e che si affermò in seguito, grazie ad un editto di Ottaviano, che si considerava figlio adottivo dello zio Cesare. Il nome autentico alludeva alla sua codardia e falsità quando doveva sfidare qualche nobile senatore romano:

senatore: allora ti sfido domani all'alba! Cesarò: cesarò.