Fortunato Depero: differenze tra le versioni

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Quando nel 1909 uscì il Manifesto del Futurismo di [[Filippo Tommaso Marinetti]], Depero capì subito che questi di arte non capiva un accidente, e decise di entrare anche lui a far parte della corrente di [[Futurismo|quelli che di arte non capiscono un accidente]]. Fu così che si fece appiccicare l'etichetta di futurista, grazie alla quale Rovereto vanta tuttora un nome celebre nella propria storia, oltre a quello ormai obsoleto di [[Antonio Rosmini]]. I roveretani, infatti, vanno orgogliosi di tutti i grandi personaggi cui dicono di aver dato i natali (alla faccia di [[Trento]]), anche se molti di questi sono originari, come Depero, della Val di Non. I trentini, tuttavia, ribattono che piuttosto che per gente come questa preferiscono essere famosi per i [[canederli]] e per la [[polenta]].
Quando nel 1909 uscì il Manifesto del Futurismo di [[Filippo Tommaso Marinetti]], Depero capì subito che questi di arte non capiva un accidente, e decise di entrare anche lui a far parte della corrente di [[Futurismo|quelli che di arte non capiscono un accidente]]. Fu così che si fece appiccicare l'etichetta di futurista, grazie alla quale Rovereto vanta tuttora un nome celebre nella propria storia, oltre a quello ormai obsoleto di [[Antonio Rosmini]]. I roveretani, infatti, vanno orgogliosi di tutti i grandi personaggi cui dicono di aver dato i natali (alla faccia di [[Trento]]), anche se molti di questi sono originari, come Depero, della Val di Non. I trentini, tuttavia, ribattono che piuttosto che per gente come questa preferiscono essere famosi per i [[canederli]] e per la [[polenta]].
Depero portò il nome di Rovereto fino in [[America]], dove si distinse per gli osceni manifesti pubblicitari che disegnò per [[Campari|prodotti chimici ad alto livello di tossicità]] e per le copertine di [[Vanity fair|giornali insulsi]] che tuttoggi non vantano alcuna vendita.
Depero portò il nome di Rovereto fino in [[America]], dove si distinse per gli osceni manifesti pubblicitari che disegnò per [[Campari|prodotti chimici ad alto livello di tossicità]] e per le copertine di [[Vanity fair|giornali insulsi]] che tuttoggi non vantano alcuna vendita.
Dopo aver fatto scempio dell'orgoglio italiano e futurista su scala mondiale, Depero tornò poi a Rovereto. Qui morì finalmente tra gli esulti di tutti i veri intenditori d'arte, e sua moglie donò la casa al Comune di Rovereto, aspettandosi che questo la demolisse definitivamente per farci un cimitero. Per tutta risposta, i roveretani, cui si deve riconoscere un certo senso per gli affari, decise di adibirla a museo per [[scimpanzè|tutti quelli che non capiscono niente di arte]]. Oggi, al centenario della pubblicazione del Manifesto di [[Filippo Tommaso Marinetti|Marinetti]], col quale Depero non aveva niente a che fare, il museo è frequentato da [[tutti]].





Versione delle 22:11, 9 ago 2009

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« E chi è? »
(Tutti su Fortunato Depero)
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(Un noto critico d'arte sui quadracci di Depero)

Fortunato Depero fu un pittore trentino, noto per i suoi quadracci e per aver debellato la pecola. Fu la grande vergogna di tutti i futuristi, di cui diceva di far parte.

Storia

Nato in Val di Non nel 1892, l'aspirante artista ancora da giovane capì che quella terra era troppo fertile per lui, ed emigrò a Rovereto, nell'allora estrema terronia dell'Impero Austro-ungarico. Qui studiò per diventare idraulico, ma senza grande successo. La sua prima grande opera, infatti, era in realtà un impianto mal riuscito. Quando nel 1909 uscì il Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, Depero capì subito che questi di arte non capiva un accidente, e decise di entrare anche lui a far parte della corrente di quelli che di arte non capiscono un accidente. Fu così che si fece appiccicare l'etichetta di futurista, grazie alla quale Rovereto vanta tuttora un nome celebre nella propria storia, oltre a quello ormai obsoleto di Antonio Rosmini. I roveretani, infatti, vanno orgogliosi di tutti i grandi personaggi cui dicono di aver dato i natali (alla faccia di Trento), anche se molti di questi sono originari, come Depero, della Val di Non. I trentini, tuttavia, ribattono che piuttosto che per gente come questa preferiscono essere famosi per i canederli e per la polenta. Depero portò il nome di Rovereto fino in America, dove si distinse per gli osceni manifesti pubblicitari che disegnò per prodotti chimici ad alto livello di tossicità e per le copertine di giornali insulsi che tuttoggi non vantano alcuna vendita. Dopo aver fatto scempio dell'orgoglio italiano e futurista su scala mondiale, Depero tornò poi a Rovereto. Qui morì finalmente tra gli esulti di tutti i veri intenditori d'arte, e sua moglie donò la casa al Comune di Rovereto, aspettandosi che questo la demolisse definitivamente per farci un cimitero. Per tutta risposta, i roveretani, cui si deve riconoscere un certo senso per gli affari, decise di adibirla a museo per tutti quelli che non capiscono niente di arte. Oggi, al centenario della pubblicazione del Manifesto di Marinetti, col quale Depero non aveva niente a che fare, il museo è frequentato da tutti.