Collettivismo
Il partito approva questo utente, soprattutto quando si scola mezza bottiglia di vodka e inizia a cantare:
☭ ... Москва не делать глупых этот вечер ... ☭ |
Definizione di collettivismo
In un collettivismo la proprietà dei mezzi di produzione è rigorosamente in mani pubbliche e le rendite non esistono, così che nessuno può cazzeggiare alle spalle del "popolo lavoratore", vivendo - appunto - di rendita e scialacquando le risorse nei night clubs.
Grandi entità collettiviste sono state, nella storia passata, la Unione Sovietica di Lenin e di Stalin, e la formidabile I.R.I., che fu prima di Beneduce (ai tempi di Benito Mussolini) e poi dello smidollato Romano Prodi, che fece di tutto per liquidarla definitivamente.
Il collettivismo è il sistema prediletto dagli Alieni Comunisti, dalla fazione dei Bolscevichi ed è stato abbondantemente teorizzato dal Guru comunista Karl Marx nel suo indimenticabile Il Capitale.
Collettivismo marxista
Secondo Karl Marx, la proprietà collettiva è condizione sine qua non per raggiungere la fase finale del socialismo, il super-comunismo. Nelle comuni tutto deve essere di proprietà del partito (Comunista, naturalmente), anche la carta igienica nelle ritirate e il sapone liquido sui lavandini.
Altre teorie collettiviste
Secondo il noto economista politico Clemente Mastella, il collettivismo perfetto si realizza quando nessuno ha il controllo delle risorse pubbliche e la UDC - il suo partito personale - governa e sottogoverna indiscriminatamente.
Per Sandro Bondi, vassallo berlusconiano in Forza Italia, si raggiunge il collettivismo quando tutte le reti televisive sono controllate da Mediaset.