Jugoslavia-Zaire 9-0

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« Un incontro che si preannuncia teso poiché gli africani contro la Scozia hanno dimostrato che non esistono più le squadre materasso. »
(Nando Martellini all'inizio della telecronaca)
« Di squadre di merda invece è ancora pieno... »
(Sempre Martellini, a fine primo tempo)

Jugoslavia-Zaire 9-0, passata alla storia come la partita del minuto per il periodo in cui il risultato rimase in discussione, fu un incontro di calcio dei mondiali di calcio Germania Ovest 1974 disputato tra la rappresentativa della Jugoslavia e dei venditori di tappeti.

La gara ebbe luogo a Gelsenkirchen, graziosa città battezzata la Livorno di Westfalia dalla locale comunità d'immigrati pisani.

Scenario

Branko Oblak.

Si trattava della seconda giornata di partite nell'ambito del Gruppo 2, che comprendeva anche Brasile e Scozia. Nel primo incontro disputato la Jugoslavia pareggiò 0-0 contro i carioca in un confronto così noioso che a metà del secondo tempo gli spettatori lasciarono in massa lo stadio per assistere alla proiezione de La corazzata Potëmkin al cinema accanto, mentre dal canto loro gli africani riuscirono a limitare a un 2-0 il passivo contro gli scozzesi, collassati in campo alla mezz'ora dopo essersi sfondati di birra e bratwurst in una Stube di Düsseldorf.

Lo Zaire approdò ai mondiali in qualità di prima squadra dell'Africa sub-sahariana ad ottenere la qualificazione, anche perché nelle edizioni precedenti la FIFA obbligava tutti i Paesi a sud dell'equatore a riunirsi in un'unica rappresentativa nominata Negreria. Il dittatore zairese Mobutu Sese Seko, congratulandosi con gli atleti, promise a ciascuno di loro un milione di dollari se si fossero qualificati alla seconda fase e una sedia a rotelle nel caso non ce l'avessero fatta.

La formazione jugoslava, trascinata dai talentuosi Branko Oblak, elegante regista che era solito scendere in campo in tight e dirigere la manovra dalla sua sedia a centrocampo, e Dragan Džajić, fantasiosa ala della Stella Rossa celebre per le sue sassate all'incrocio dei pali e ai tifosi del Partizan, si qualificò ai mondiali da cui mancava dall'edizione del 1962 al termine di uno spareggio contro i temibili spagnoli, che eliminò aspettandoli nel tunnel degli spogliatoi e imbottendoli di piombo.

La partita[citazione necessaria]

  • 1': il tecnico degli africani, lo jugoslavo Vidinić, prova a sorprendere i suoi compatrioti con uno schieramento aggressivo mandando in campo i suoi giocatori armati di baionetta.
  • 9': Dušan Bajević, soprannominato in patria il Moscardelli di Bosnia, sblocca il risultato su assist di Džajić, che semina l'intera difesa avversaria scattando sulla sua Vespa.
  • 10': mentre gli slavi stanno ancora festeggiando il vantaggio al bar dello stadio, il giovane attaccante zairese Chichu Belu si presenta a tu per tu con il portiere Marić, che respinge con il volto. L'arbitro accorda un calcio d'angolo agli africani e mille punti all'attaccante per il perfetto headshot.
  • 14': calcio di punizione dal limite per la Jugoslavia: Džajić, agevolato anche da una barriera posizionata nella quarta corsia della pista d'atletica, segna con un tiro ad effetto talmente velenoso che il portiere africano muore subito dopo aver raccolto la sfera in rete.
  • 15': l'allenatore dello Zaire sostituisce il defunto estremo difensore con un cartonato di Dino Zoff.
  • 18': Šurjak mette a segno la terza rete con uno dei suoi raffinati movimenti in area, deviando un cross con un impeccabile petit jeté.
  • 22': sugli sviluppi di un efficace schema su punizione, Katalinski insacca dopo essersi trovato solo davanti alla porta insieme a tre compagni di squadra ed essersi giocato un tresette insieme a loro.
  • 23': gli africani protestano per la convalida della rete, sostenendo che Katalinski abbia cosparso l'area di spray anti-negro, e nella concitazione il difensore Tishtendu afferra l'arbitro per la casacca dandogli del razzista. Il direttore di gara lo espelle e, dopo essersi fatto una doccia in amuchina e acido cloridrico, dirige il resto della gara in canottiera.
La maglia dello Zaire, fornita dallo sponsor tecnico Caritas.
  • 25': Marić e Katalinski si scontrano in area mentre guardano il culo di una spettatrice, lasciando una facile occasione da rete al centravanti zairese Guru Guru, il cui tiro però sorvola la traversa e conclude la sua traiettoria in Belgio.
  • 30': quinta segnatura per gli slavi grazie ad un colpo da biliardo di Bajević, che si libera del suo marcatore con una steccata allo sterno.
  • 35': il pubblico inizia a spazientirsi e lancia monetine in campo. Gli zairesi si fermano a raccoglierle, mettendo così da parte un'insperata tredicesima. Ne approfitta per realizzare il 6-0 lo stopper Bogićević, al secondo centro in carriera dopo quello al tiro a segno della sagra di Sarajevo.
  • 46': il tecnico zairese prova a contrastare lo strapotere avversario con la provocazione, insegnando ai propri giocatori alcuni insulti in serbo-croato. Gli jugoslavi reagiscono bonariamente, sgozzando due africani e seppellendoli nella sabbia del salto in lungo.
  • 61': Oblak segna con una delle sue punizioni di potenza spedendo in rete palla, tre difensori avversari, due metri cubi di terreno e un Boeing 737 che sorvolava il terreno di gioco.
  • 65': si aggiunge ai marcatori anche Ilija Petković, ala dalla proverbiale imprecisione sotto porta di cui Vujadin Boškov ebbe a dire:
« Se tu metti Petković su barca, lui non riesce a calciare pallone in acqua. »
  • 72': i centralini della Rai vengono subissati di chiamate di spettatori che chiedono di sospendere la trasmissione dell'incontro e mettere in onda il monoscopio.
  • 81': Bajević fissa il punteggio sul 9-0, smarcandosi abilmente da due avversari inciampati sul proprio pene.
  • 84': l'arbitro fischia la fine dell'incontro in anticipo per non perdere l'ultimo 37 barrato.

Un incontro equilibrato come un'altalena su cui sia seduto Umberto Smaila


Altre bastonate storiche