Utente:GetFuzzy/Sandbox/7

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Il titolo di questa pagina non è il titolo di questa pagina perché così ci tirava il culo. Il titolo corretto è Critical Mass.

« Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico! »
(Slogan della massa critica.)
« Ma levatevi dai coglioni! »
(Automobilista prima di schiacciare qualche decina di ciclisti.)


Una bella e felice Critical Mass a Milano, poco prima di partire. Moriranno tutti.

La massa critica (spesso chiamata col termine inglese critical mass) è un raduno di biciclette che, sfruttando la forza del branco, invadono le strade normalmente usate dal traffico motorizzato, con conseguenti bestemmie da parte degli automobilisti.
Il fenomeno si è sviluppato a partire da San Francisco, dove nel 1992 si svolse la prima Critical Mass, per poi diffondersi da nessuna parte o quasi.

Storia e organizzazione

Massa critica a Budapest, 19 aprile 2009

La prima Critical Mass si svolse a San Francisco, con 48 ciclisti; iniziò alle 6 del pomeriggio, il 25 settembre del 1992, anche se l'evento venne snobbato da tutti i mezzi di informazione. Questa "manifestazione" incominciò quindi ad essere chiamata Critical Mass solo dal 184esimo incontro. Quest'anno.

Il termine massa critica è anche utilizzato da sociologi, che sostengono che una rivoluzione sociale sia possibile solo dopo che una quantità "critica" di supporto popolare sia assicurato. Questo modo di pensare riflette il proposito di chi partecipa alla critical, i quali ritengono che la mobilità nelle città possa essere migliorata grazie alle biciclette e ad altri mezzi di trasporto alternativi rispetto al trasporto privato delle automobili.

La massa critica è spesso definita una "coincidenza organizzata", senza leader, organizzatori, o membri individuati da qualcosa che non sia la loro partecipazione all'evento. Anche il percorso seguito durante la manifestazione viene deciso sul momento, spesso da chi è in testa al gruppo, oppure chiunque abbia una propria idea su un percorso possibile, può stampare delle mappe e distribuirle ai partecipanti. Altre volte la decisione del percorso viene presa e condivisa tra più persone subito prima che questa abbia inizio. In questo modo il movimento si spoglia di tutto ciò che è implicato nella creazione di una organizzazione gerarchizzata: nessuna struttura interna, nessun capo, niente politica interna, niente direttive di movimento ecc. Per far esistere una massa critica tutto ciò che serve è che abbastanza persone sappiano della sua esistenza e si incontrino il giorno designato per il raggiungimento della massa critica, per occupare tranquillamente un pezzo di strada, in modo da escluderne i mezzi motorizzati.

Corking

Perfetta esecuzione del corking, anche se sarebbe stato meglio impiegare più ciclisti.

Durante la manifestazione, per preservare la compattezza del gruppo, alcune volte dei partecipanti usano una tattica chiamata corking, che consiste nel bloccare le macchine che potrebbero spezzare l'unità della manifestazione, frammentandola. Essa consiste semplicemente nel fermarsi con la bicicletta di fronte alle auto, in corrispondenza di incroci, rotonde, o anche semafori (quando una massa critica stia passando anche a semaforo rosso), e immolare sè stessi sotto un'automobile, dando il tempo al resto del gruppo di passare. Il ciclista passato così a miglior vita viene beatificato e ricordato con una orazione durante la successiva Critical Mass.

Gli "appuntamenti"

Massa critica a Melbourne, Australia, nel novembre 2005

Gli appuntamenti, tipicamente in luoghi pubblici e ad alta visibilità, sono pubblicizzati mediante affissioni, circuiti di amicizie e di attivismo politico, comunicazioni elettroniche, e hanno tipicamente periodicità mensile o settimanale, con l'obiettivo di diventare appuntamenti fissi nella vita di una città.

A condizione che si presenti una sufficiente quantità di biciclette nel luogo e nell'orario convenuti, queste si mettono in movimento sulle strade urbane formando un blocco compatto, che occupa una o più corsie stradali muovendosi alle velocità tipiche del ciclismo non agonistico (da 10 a 20 km/h).

Questo spesso basta a moderare il frenetico scorrimento del traffico urbano, creando oasi di bassa velocità, sicurezza e socialità per i ciclisti. Non sempre le reazioni degli automobilisti al rallentamento sono favorevoli, a causa degli ingorghi che si formano dietro la massa, anche se alcuni apprezzano il temporaneo cambiamento del panorama urbano.

In Italia

In Italia il fenomeno della massa è molto presente in città come Poggibonsi e altri paesucoli dove, ovviamente, non esistono automobili; si è infatti tentato di organizzare manifestazioni simili a Milano, Torino, Roma, Napoli e altre grandi città, ma con scarsi risultati. In questi luoghi, non essendoci un'adeguata rete di percorsi ciclabili, il ciclista è obbligato a viaggiare nel traffico urbano con tutti i rischi che questo comporta, dall'amputazione dei mignoli alla morte.

Logistica

Libertà su due ruote

Il numero minimo di biciclette necessario a formare una massa critica varia a seconda delle dimensioni della città, delle condizioni del traffico, del coraggio dei partecipanti, oscillando tra una e alcune decine. In caso di masse critiche di grandi dimensioni (tipo 2 o addirittura 3 partecipanti) è possibile che il gruppo si divida in più tronconi di massa critica, in modo da rompere maggiormente i coglioni agli automobilisti.

Non vi sono quasi mai percorsi predefiniti, e chi si trova al momento in testa alla massa decide il percorso di volta in volta, tranne in pochi casi in cui le autorità di polizia locale consigliano un percorso predefinito.

Tipo una autostrada molto trafficata.

Lasciando il controllo del percorso in mano a chi si trova in testa, a volte capita che il gruppo al comando decida improvvisamente di accelerare o rallentare estrememente la marcia, costringendo tutta la massa a seguire il suo ritmo. In casi simili, qualcuno si fa avanti e prova a parlare per convincerli ad assumere un andamento razionale e non alla cazzo di cane, anche perchè bisogna saper rispettare le velocità di tutti i partecipanti (a una massa critica può partecipare chiunque, anche bambini, anziani o interisti).

« Potete rallentare, che oggi abbiamo già perso 5 anziani? »
(Una richiesta ragionevole di qualcuno in fondo al gruppo.)
« No. »
(Una più che giusta risposta.)

Ma in ogni caso è tutto inutile: i ciclisti più lenti vengono abbattuti e i loro corpi sono usati come scudo contro il traffico motorizzato.

Etica

A parole, chi partecipa alla massa critica lo fa con diverse motivazioni, tra le quali la voglia di fare un giro in bicicletta, l'impegno ambientalista o per la sicurezza dei ciclisti sulle strade, il gusto anarchico dell'atto.

Ma la verità è che sono un gruppo di sfaccendati comunisti che non hanno voglia di lavorare e che vengono a rompere le balle alla gente perbene e onesta che paga le tasse e che ha il sacrosanto diritto di investire quanti più ciclisti possibile. È una vergogna che i Comuni permettano ancora a questi criminali di circolare sulle strade, gente che non consuma petrolio e che non fa girare l'economia! Ma se facessimo tutti come loro, dove andremmo a finire? Ve lo immaginate un mondo pieno di bici? Che orrore! Quante ringhiere deturpate da biciclette posteggiate su di esse!

, la pulsione a creare confusione o conflitto. Questi ultimi sono talvolta protagonisti di episodi di provocazione gratuita a danno degli automobilisti, cosa che può sfociare in insulti o addirittura in manovre pericolose.

Talvolta la pratica della massa critica entra in conflitto con le regole della circolazione stradale. Ad esempio, se un semaforo diventa rosso mentre la massa lo sta attraversando, spesso si preferisce privilegiare la continuità della massa, soprattutto per la sicurezza dei singoli ciclisti, e si continua ad impegnare l'incrocio. Ciascun partecipante è responsabile a titolo personale dei propri atti, e quindi decide autonomamente se e quali norme violare. Approfittare della "forza del branco" per lasciarsi andare a provocazioni o vandalismi gratuiti è generalmente ben visto e addirittura incoraggiato dalla maggior parte dei partecipanti.

In caso di difficoltà meccaniche, diverbi con automobilisti, interventi dell'autorità, normalmente i ciclisti sono solidali tra di loro e almeno qualcuno si ferma a dare appoggio alla vittima.

Vista la mancanza di organizzazione, di leader riconosciuti, di percorsi predefiniti, la massa critica non può essere equiparata ad una manifestazione organizzata e questo mette spesso in difficoltà cognitiva le autorità che non hanno un referente preciso a cui rivolgersi.

Il fine ultimo di queste biciclettate per la città è comunque quello di essere ogni tanto in compagnia a pedalare nella propria città (tutti i giorni -soli- e una volta al mese -insieme), in quanto normalmente la situazione dei ciclisti urbani in mezzo al traffico è a volte rischiosa.

Curiosità

L'autore di questo articolo ha partecipato a una Critical Mass. Poi, quando è tornato a casa sua per raccontare l'esperienza, i suoi genitori sono scoppiati in lacrime e hanno detto "Dove abbiamo sbagliato?"

Bibliografia

  • "Critical mass: l'uso sovversivo della bicicletta. Da mezzo di trasporto a strumento sessuale: i mille usi del velocipede.". A cura di Chris Carlsson Audispray Junor, Feltrinelli, 2003
  • "Nonbooks:1001 modi per morire con fantasia" di un ciclista ormai morto, 2004
  • "Quanti ciclisti è possibile investire, prima che l'auto si blocchi definitivamente? Combattere il traffico privato immolando sè stessi", Della Strada Pirata, Ecoedizioni, 2009
  • "Bici Ribelli: le migliori biciclette rock dall'anno 0 a oggi", Richard Benson, Collana Ecoalfabeto, 2010

Voci correlate