Taranto

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« Ca sc no t n vè t'agghia azzeccà nu mappin... »
« Ce me ne futt a me! »
« Vi sc fsc picc u sgarzill. »
« Mo t'agghie struppià! »
« Non vorrei dirlo, ma a Taranto c'è una puzza di merda... »
« Ho assaggiato le cozze di Taranto e secondo me sono morte »
« Conteniamo mercurio »


Taranto, provicia della Terronia Àpula, è la capitale mondiale incontrastata delle cozze e del dissesto. Affacciata sull'omonimo anonimo golfo, confina a nord col ponte girevole, ad est con Arcore, ad ovest col Caucaso e a sud con Studio Aperto.

Taranto
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(Stemma)

"bello na sigarett tin'?"

(Motto)

Posizione geografica mari del cozzaro nero
Anno di fondazione 1564 avanti silvio
Abitanti Cozzari
Etnia principale vastasi zuinghi zacchei
Lingua rigorosamente tarantino cozzaro
Sistema di governo dissestato
Moneta ignota
Attività principale Causare enormi dissesti economici, scroccare, parcheggiare sulle strisce pedonali, camminare a cazzo non curanti di chi li va incontro e dopo averti preso "di ponta" esclamare la tipica e tradizionale frase zacchea "oh ma nong m'he vist?" (chiedo venia ma non mi ha visto?), e infine l'attività più diffusa, cioè lamentarsi di non avere soldi con in mano 5 gratta e vinci da 10 euro (rigorosamente non vincenti) e indossando un giubbotto da 400€
Patrono S. Catavt


Nozioni sparse

Storia

La leggenda narra che una notte di mezza estate del 1564 avanti Silvio il sommo Chuck Norris sia apparso in sogno al Dio della grammatica Giancarlo Cito incaricandolo di fondare una città che fosse stata in grado di ospitare due mari, tre ponti e, annualmente durante la sagra del profitterol, la troupe di Studio Aperto. Il mattino seguente Giancarlo Cito si recò in Terronia e più precisamente nella ragione albanese a statuto speciale denominata "Puglia". Scelse accuratamente lo spazio più adatto e creò, come da ordini, due mari, tre ponti e 8 kg di profitterol che mangiò inconsapevolmente prima dell'arrivo della troupe di Studio Aperto. Sazio ed appesantito, si recò in uno dei due mari e piantò i primi pali di cozze. Dopo tre giorni nacquero i due primi esemplari di cozzari, che come tutti sappiamo erano ad immagine e somiglianza di Dio Giancarlo. I due cozzari, pare dello stesso sesso, dopo diciotto settimane impararono il difficile e complesso meccanismo della riproduzione e crearono numerosi cozzari loro simili che iniziarono ad abitare la città. Taranto si arricchì all'inverosimile grazie alla produzione di cozze che poi esportava in quel di Arcore e Dio Giancarlo, visto il momento di grande prosperità, iniziò a seguire le prime lezioni di italiano dal suo mentore e fondatore della lingua italiana Aldo Biscardi. Tutto andava bene finché la regina degli Zacchei, Rossana Di Bello, decise di invadere Taranto. L'amato Dio Giancarlo fu spodestato e chiese asilo al suo amico Silvio mentre la terribile regina iniziò un nuovo regime che prevedeva l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, l'abbassamento delle tasse, e in più introdusse la parola dissesto nel suo programma elettorale, una parola fino ad ora sconosciuta ai tarantini, ma che erano sicuri avrebbe portato in alto l'economia della città. Nonostante la vasta produzione di cozze, a Taranto fu dichiarato, pensate un po', il dissesto, e così cozzari e zacchei si allearono dando la caccia alla regina Rossana che fu sorpresa all'aeroporto da una troupe di Studio Aperto mentre si recava con diciotto borsoni (contenenti non si sa che cosa) a Santo Domingo, ufficialmente per aiutare i bambini poveri. Pare che alla troupe di studio aperto abbia riferito le testuali parole: "Non è come sembra... io non ne sapevo nulla!".

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Rossana Di Bello a Santo Domingo mentre aiuta i bambini poveri

Fu da allora che a Taranto vissero alleati cozzari zacchei e zuinghi (una nuova specie nata dall'incrocio tra una cozza e Giancarlo Cito).

Principali caratteristiche della città

Composta per la maggior parte da pescatori di cozze, ladri, ex-sindaci agli arresti domiciliari e sindaci che non sono affatto al corrente dell'attuale situazione della città, è nota in Italia soprattutto per il Ponte Girevole e per il crack comunale.

Sottomessa e odiata dalle altre province dell'Apulia e della Terronia, vive da anni isolata dal resto del mondo, in un embargo che costringe

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Un tarantino all'opera.

i suoi abitanti a nutrirsi esclusivamente di cozze.

Motivo, questo, per cui a Taranto la maggior parte della gente muore nel migliore dei casi, esclusivamente per tifo o epatite. Chi, malauguratamente, sopravvive viene regolarmente affetto da forme patogene di malattia quali "cozzaggine" o "zaccheide", l'equivalente italiano della cafonaggine, malattia esportata dalla città al resto delle popolazioni adiacenti e non.

Taranto è famosa per l'enorme approvvigionamento idrico-elettrico, tenuto gelosamente custodito dalle autorità locali, che lo preservano dagli iniqui usi della popolazione (lavarsi, mangiare, vivere, ecc...)

Tra i parchi e le zone verdi, occorre ricordare l'ILVA (ex Italsider), che a Taranto serve tutt'oggi, con i suoi fumi alle scorie tumorali, a migliorare una poco soddisfacente qualità dell'aria. Impianto naturalistico all'avanguardia che conta innumerevoli tentativi d'imitazione in Cina.

Molto importanti per la città, inoltre, le zone altamente commerciali e industrializzate come la "Salinella", i "Tamburi" (in cui probabilmente è stato inventato l'omonimo strumento da utilizzare nella Curva Nord dello stadio cittadino), il quartiere "Paolo VI" e la parte più antica della città e la più apprezzata, in cui vivono i vip ed i ricchi: "Taranto Vecchia" (nel dialetto "Tarde Vecchie")


Popolazione Tarantina

La città è abitata da una sottospecie di esseri umani, i Cozzari, non ancora completamente integrati nel resto della società, che rifiuta il loro alto livello d'istruzione ed educazione.

Il tarantino in sé per sé è una persona lodevole e valorosa, pronta a difendere la città in qualunque contesto, pronta a stapparsi le vesti per ogni torto subito, pronta a tacere sopra i fatti che non la riguardano: non è omertà, è semplicemente Taranto.

In provincia, poi, ci sono le vere "perle" della puglia: Palagianello, Roccaforzata, Lizzano, Fragagnano, Grottaglie, Mottola, Monteiasi, Crispiano e altri paesi sperduti.

La vecchia generazione tarantina era composta da gente che lavorava prevalentemente in mare insieme alle loro amiche cozze. Essa poi, aveva una grande bravura nello sprecare il patrimonio della propria città. La nuova generazione (cioè i giovani dai 10 ai 25 anni) spende tutti i soldi che i genitori guadagnano, spaccandosi il culo a lavorare poche ore al giorno e a lamentarsi per essersi stancati, comprando vestiti di alta moda che servono ancor di più a rendere tutti i giovani tarantini uguali, arrivando sempre vittoriosi al solito traguardo di arrivare a fine mese con 20 centesimi trovati per terra. Altra grande particolarità di questa nuova generazione tarantina, è quella dello scrocco. Si va dalle sigarette al farsi offrire la colazione, dalle "gingomme" alle canne e così via. Il 95% dei giovani tarantini non può comprare le sigarette perché spende tutti i soldi per i vestiti, così poi, quando esce di casa, pratica l'attività di "scroccone-mortodifame". Il resto le compra e prende a calci in culo gli "scrocconi-mortidifame", mostrando la grande generosità, il grande altruismo e l'amicizia fra simili che hanno i Tarantini.

I paesani che vivono nel versante occidentale della provincia di Taranto, hanno come scopo diventare come i Tarantini, copiandone dialetto, modi di fare e modo di vestirsi, naturalmente non riuscendoci mai. I paesani che invece vivono sul versante orientale della provincia sembrano non appartenere a Taranto, se non fosse per l'amore verso il Taranto Calcio, che si vende sempre le partite e che ogni anno tenta di arrivare in serie B; utilizzano un dialetto con prevalente "u" finale (mentre a Taranto la lettera finale delle parole è muta). La mentalità degli aldulti è rimasta immutata nei secoli, cioè coltivare le terre e lavorare per portare onore alla famiglia. La maggior parte dei giovani invece, sono dei grandi e furbi figli di puttana che lavorano e spendono i soldi in alcool, droga e puttanizzo. Per questo non vanno a scuola e non riescono ad imparare a parlare in Italiano.

Il resto dei giovani può essere diviso in due categorie: quello che fa quel cazzo che vuole e non se ne fotte niente di nessuno e il bel "soggettazzo". Il primo è generalmente una di quelle persone che se non la conosci non ti caca manco a spruzzo e che, anche se la conosci, si dimentica comunque di te nell'arco di 20 minuti ma che se le rompi le palle ti rovina l'esistenza. Il secondo, cioè il bel "soggettazzo", è un ragazzo di statura media e pancia da terzo mese di gravidanza, che spreca la sua adolescenza studiando. Esso è la vittima preferita dei bulli che lo emarginano ancora di più e ne rubano il panino. Solitamente il bel "soggettazzo" paesano prende il pullman e va a scuola a Taranto dove riesce ad avere rapporti solo con altri bei "soggettazzi" tarantini anch'essi tormentati e perseguitati dai bulli.


Il lavoro per i tarantini è pensato come cosa inutile fino all'eta di circa 19-20 anni, in seguito diventa poi motivo di invidia per chi ne ha già uno e si è stabilizzato avendo un reddito ragionevole.


La popolazione giovanile della città di Taranto è ripartita in questo modo:

  • 90% Truzzi (per motivi semplicistici, uniamo cozzari zuinghi e zacchei, data l'impossibilità di distinzione)
  • 5% Gente che se ne sbatte di tutto e di tutti
  • 1% tutto il resto

Una nota di merito la meritano (bel gioco di parole) le donne di Taranto, unico vanto (insieme al mare, che nonostante ci si scarichi dentro qualunque tipo di rifiuto tossico da 2000 anni a questa parte, è ancora bello ed azzurro) di questa disperata città. Non si capisce bene il motivo del perché, nonostante i miasmi dell'ILVA e tutti i simpatici inconvenienti che ne derivano, come tumori, leucemie e malformazioi varie, la figa tarantina sia rinomata in tutto il creato tanto è abbondante e di qualità. Forse è proprio, per l'appunto, una mutazione genetica causata dai gas tossici. Ha un solo, gravissimo difetto (e ti pareva): se non vede un portafoglio gonfio o una macchina di grossa cilindrata è capace di tirarsela fino alla fine dei suoi giorni. Questo costringe la maggior parte dei masculi tarantini (per lo più dei pezzenti che si sono venduti un rene per un pantalone da 600 euro) a rivolgersi a dei roiti inguardabili (che comunque ci sono) per potersi esibire nell'atto riproduttivo.

Vedi anche: Truzzo Tarantino

L'università

L'università a Taranto comprende:

  • Scienze della formazione Agraria
  • Giurisprudenza "per modo di dire"
  • Mitilicultura
  • Perito fognario
  • Ingegnere dei pozzi neri
  • Architetto dei tombini
  • Cassieristica all'Auchan
  • Infermieristica della malasanità
  • Bilancio nell'Amministrazione pubblica
  • Centralinista alla Teleperformance.
  • Fighettologia applicata con stage formativo all'old fashion

Eroi tarantini

Il mitico Cito - del quale l'esistenza non è certa - fondò la bella Taranto e la rese una metropoli sottosviluppata dell'ex Magna Grecia. Attivissimo sindaco, campanilista e neo-fascista, si distinse per i suoi proverbiali editti, con i quali colpiva impiegati comunali fannulloni, bighellonatori e mangiatori di cozze con il vibrione del colera. L'intera città, nonostante questo, lo ricorda (e lo rimpiange) perché ha aggiustato qualche schifoso marciapiede, e non per aver avuto rapporti con il top delle famiglie mafiose della città. Questa figura mitologica è entrata a far parte anche del mondo del Rap mediante il suo brano inedito "Cito Rap" riuscendo a convertire mostri dell'antica Grecia quali Zacalicius al mondo della musica.

Il mitico Zacalicius - nato come filosofo e divenuto cozzaro cantante tarantino ha trattato argomenti di portata nazionale quali: le polpette di sua madre nei giorni festivi, dei suoi problemi con la droga di cui lui si fa vanto, dei festini a base di alcool e droga ove vi era la partecipazione secondo alcune indiscrezioni di Pingu e della donna tarantina prima di iniziare la procreazione.

Il leggendario Damiano "u'nzvùs'" (lo sporco) - Quest'uomo, raggiunti i 150 anni di età, è da 130 il paninaro più sudicio di Taranto. Aperto tutta la notte, si va da lui per incontrare tanta bella gente, tra cui i cozzari sono quelli meno pericolosi. Chiuso più volte per risse per una puccia, passa alla storia per i suoi panini con tutto ciò che volete, incluse lasagne, polpette, e goulash. Tutto rigorosamente vecchio di mesi e di colori sgargianti. Ma il massimo sono le sue celebri fritture. Damiano usa olio di palma suo coetaneo, e mette in quella friggititrice le migliori delizie: olive ascolane, mozzarelline, chele di granchio (al sapore di segatura) e soprattutto i mitici "polletti", pepite di pollo radioattive. Tutti i tarantini hanno detto almeno una volta nella vita "damià! famm' 3 eur' (o tremila lir') d' pollett'!" ("Damiano! fammi tre euro - tremila lire di polletti!") e lui obbedisce friggendo fino a farli diventare neri, poi benedice con abbondanti menate di sale. la sua roba è così buona che si muove da sola. Molti hanno visto infatti i polletti uscire le zampette e scappare, o le lasagne saltellare nella vaschetta. Infine Damiano porta ancora appeso al muro il calendario del Duce, sul quale si mette a parlare per ore dimenticando le fritture e facendo bruciare tutto. allorchè il cozzaro di turno s'incazza ma Damiano non gli cambia la roba manco se lo pagano, e scoppia una nuova rissa. Famosa anche la sua pubblicità che riscuote grande successo nella città dei Due Mari: Da Damiano, lo stesso olio dal...1916.

Vocabolario

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un esemplare di tarantino mentre cerca di imitare Giuliano Ferrara

Taranto ha un vocabolario con una lingua tutta sua. Per certi versi assomiglia al napoletano anche se non ne è completamente simile. Espressioni come "mo l'avè"(adesso le devi avere(le botte)) e "ce ste cumbin" (che cosa stai combinando) o "mi ste' cac' u' cazz'" (mi stai tediando) rendono la lingua tarantina comprensibile come un soffio vicino a un trapano elettrico.

Il linguaggio di Taranto però non è solamente raffigurato come espressione orale ma anche gestuale: spesso e volentieri i tarantini per indicare una persona obesa o comunque robusta cercano in ogni maniera di allargare il più possibile le braccia intorno al proprio corpo per mostrare la stazza.