Lucrezia Borgia

Da Nonciclopedia, cioè, 'sti cazzi.
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Da oggi c'è Barbie Lucrezia! Divertiti a ordire intrighi di appartamento e vendicati dei tuoi famigliari con i tre flaconi di veleno in omaggio. Uccide davvero!
« Cesareeeee, Lucreziaaaaaaa, non fate chiasso che il papà sta scrivendo un’enciclica. »
(L’amante di Papa Alessandro VI redarguisce i figliuoli che giocano a palla in Vaticano.)


Lucrezia Borgia (Subiaco, 1480 – Giubiaco, 1519) è stata una delle figure femminili più controverse del Rinascimento. Alcuni storici la bollano come una semplice puttana, altri le riconoscono anche una certa troiaggine. È comunque innegabile che dietro il suo aprir le cosce a chicchessia ci sia stato un preciso disegno politico dettato dal principio della Ragion di Stato e da quello della Marmotta che Confeziona la Cioccolata. Il De Sanctis sostiene che per Lucrezia giacere con cani e porci non fosse frutto della sua volontà, ma dell’esigenza di provare i prodotti della fabbrichetta di materassi di famiglia.

La vita

Prima parte 1480 - 1512

Figlia di Papa Alessandro VI e di Vannozza Vanvitelli Viendalmare, pur essendo stata riconosciuta da Alessandro, rifiutò sempre di portarne il cognome:

« Potrei mai chiamarmi Lucrezia Sesto? »

Della sua infanzia non si sa molto, se non che fu violentata dal padre, dal fratello Cesare e da una torma di pellegrini che si recavano a Roma per comprare un po’ di indulgenze di scorta per il periodo invernale.

Alle prime mestruazioni Alessandro la diede in sposa a Giovanni Sforza, così chiamato perché stitico. Giovanni era Signore di Pesaro, ma visto che Lucrezia voleva sposare un calciatore, il padre la convinse che era lo Sforza che giocava nell'Inter.
La vita matrimoniale a Pesaro cominciò da subito a star stretta a Lucrezia che era abituata a quella in Vaticano dove, quando si faceva messa si faceva messa, ma quando papà si levava i paramenti era bisboccia per tutti: orge, banchetti, bevute, musica a tutto volume e veleno a gogò. Oltretutto il marito conosceva solo la posizione del missionario e non sapeva declamare i versi del Bembo ruttando, come faceva Cesare.

Alfonso teneva l'armatura anche per fare il bagno, a casa Borgia non ci si poteva fidare. Non servì a nulla.

Appena trovò una scusa valida, Lucrezia lasciò il marito per tornare al casino casa.

« Vado un attimo a portare questo pentolino di minestrone alla vicina e torno subito. »
(Lucrezia Borgia mette in atto uno dei suoi più astuti stratagemmi.)

Come il padre biblico festeggiò il figliol prodigo arrostendo l'agnello grasso[citazione sbagliata necessaria], così Alessandro e Cesare, per restare in tema di ovini, festeggiarono il ritorno a casa di Lucrezia mettendola a pecorina e facendola belare fino al mattino, quando la informarono che a causa di un cambio di strategia politica, sarebbe dovuta andare in sposa ad Alfonso d'Aragorn della Terra di Gondor.
Il matrimonio fu celebrato in pompa magna e questa cosa della pompa fu l'unica ad avere il gradimento di Lucrezia, soprattutto perché magna. Il resto del menage matrimoniale fu noioso quanto il primo: certo Alfonso era un po' più fantasioso di Giovanni a letto, ma sempre uno rimaneva, e lei non era tipa da accontentarsene.

Non c'è da stupirsi se Papi Alessandro VI ebbe molte donne. Quale donzella si lascierebbe scappare un figo così?

Tre mesi dopo si celebrarono lo stesso giorno il funerale di Alfonso d'Aragorn, avvelenato da diciotto colpi d'accetta sul collo, e il matrimonio di Lucrezia con Alfonso d'Este, proprietario di una catena di castelli nel ferrarese.
Anche questo secondo Alfonso durò poco, ucciso da un cocktail letale di birra e gazzosa.
Sempre per via di complicati intrighi politici, Lucrezia venne data in sposa a:

Manco a dirlo, tutti questi matrimoni si conclusero tragicamente, il Valoir morì avvelenato dai funghi, gli altri due strangolati dalle loro stesse giarrettiere.

Breve intermezzo nel quale si dà conto della famiglia Borgia in generale e di Cesare in particolare

Intanto Cesare, che era divenuto Duca di Valentino e Marchese di Versace, proseguiva la sua inarrestabile carriera politica così mirabilmente descritta dal Machiavelli ne Il Principe e da Rettore ne Il cobra non è un serpente. Per lui la Ragion di Stato stava sopra ogni cosa, eccetto che sui jeans, dove stava meglio una T shirt col volto di Goffredo da Buglione e la bandiera della pace.
E se per far valere la Ragion di Stato occorreva uccidere gli amici, poco male, c'era anche il vantaggio di risparmiare sui regali di Natale e gli si potevano ciulare le mogli senza paura che tornassero a casa in anticipo.

Lucrezia Borgia aveva un'elica sul collo, non aveva né nasobocca, ma le gambe erano drittissime. Vestiva piuttosto all'avanguardia, considerata l'epoca. O perlomeno così la dipinge il Capparella...

Il cliché era sempre quello: invito a cena e avvelenamento.
Ci volle un po' prima che le celeberrime tecniche di avvelenamento escogitate dalla famiglia Borgia si affinassero: inizialmente si limitavano a cercare di convincere i commensali a ingoiare i fichi d'India senza sbucciarli, uccidendoli a badilate sulla testa se si rifiutavano. Poi, constatato che i saloni si sporcavano di sangue lasciando tracce che la scientifica avrebbe potuto far risalire a loro, modificarono le loro tecniche fino ad arrivare all'avvelenamento perfetto ottenuto offrendo manicaretti preparati da Beppe Bigazzi.

Fine del breve intermezzo nel quale si dava conto della famiglia Borgia in generale e di Cesare in particolare

Seconda parte 1512 - 1519

All'età di 32 anni le donne rinascimentali ne avevano già 47 e Lucrezia, che bella bella non era mai stata, cominciava a sfiorire. Inoltre era pluri-vedova e chi non la temeva conoscendone la storia si toccava i coglioni al suo passaggio. Il papà Papa era morto, il fratello Cesare pure, di altri pervertiti che se la pigliassero non se ne trovavano, che altro poteva fare se non farsi venire la vocazione?
Infatti, quando si dice il caso, il Signore la chiavò chiamò e lei si fece Terziaria francescana, sperando che almeno in convento si sarebbe potuto trombare.
Se sulla reale vocazione sono validi i dubbi degli storici, non si può disconoscere che Lucrezia - una volta appurato che in convento non si batteva chiodo - espiò completamente i peccati commessi in gioventù seguendo alla lettera gli insegnamenti di San Francesco, eccetto quello di parlare agli uccelli per evitare facili battute ai posteri.

Curiosamente non si conosce nemmeno il volto della pronipote Luana Borgia. Ma in fondo a volte possiamo anche fottercene della faccia!

Il vero volto di Lucrezia Borgia

A dispetto di tutta la letteratura fiorita intorno al personaggio di Lucrezia Borgia, il suo vero volto ci è a tutt'oggi mignoto. Il Pinturicchio la dipinge tale e quale alla Gioconda, ma con i baffi, mentre il Capparella ne offre una versione stilizzata tipo quelle dei bambini delle Elementari, ma c'è da dire che il Capparella non sapeva disegnare. Per informazioni più precise dobbiamo ancora una volta ricorrere al De Sanctis, che sta alla storiografia come Venditti sta alla musica:

« Non era bella, anche se non poteva dirsi brutta. Somigliava straordinariamente al padre: gli stessi occhi da bue, lo stesso naso bitorzoluto, lo stesso culo cellulitico, la stessa pelle scura e in più una lunghissima chioma bionda »
(Storia dei Borgia, per quello che ne so io - Gaetano De Sanctis, 1953)

Praticamente una Mara Venier negra.

Quale che sia stato l'aspetto di Lucrezia, è certo che abbia suscitato un certo fascino nei suoi contemporanei. E se non si tratta di bellezza, si tratta di cultura, se non è cultura è eleganza. A meno che non sia tutta questione della patatina bollente, ché allora non c'è bisogno d'altro.

Voci correlate alla prima parte della vita di Lucrezia Borgia

Voci Correlate alla seconda parte della vita di Lucrezia Borgia

Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 14 agosto 2011 col 38.1% di voti (su 21).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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