Great Eastern

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Un modellino della Great Eastern, tra l'altro molto più sicuro per la navigazione.

Il Great Eastern (in inglese "La Grande Cinesata") fu un transatlantico famoso per essere il più sfigato di tutta la storia della navigazione, almeno fino al 14 aprile 1912, nonché l'oggetto di tre quarti delle bestemmie di marinai e lavoratori di mezza Europa. Era talmente grosso, brutto e cattivo che dovettero costruirgli un cantiere apposta. Le sue dimensioni erano tali che poteva essere visto a chilometri dalla costa e quando entrava in porto tutta New York si grattava le palle contemporaneamente in segno di scongiuro.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Great Eastern

Storia

Non è che la nave fosse poi così grossa, erano gli operai a essere minuscoli.

Per l'epoca era una macchina avanzatissima: lamiere di acciaio rivettate a martellate, alimentazione bifuel (pale e elica + vele) e motori a vapore che gli consentivano di raggiungere più o meno la velocità di un gommone da 4 hp, consumando anche le pene dell'inferno. Fu costruita quando ancora nessuno sapeva come fare un transatlantico e la radio funzionava a piccioni viaggiatori. Qualcuno, vedendo il progetto, azzardò l'ipotesi che costruire le strutture interne in legno su una nave che in pratica era un deposito di carbone galleggiante non fosse un'idea proprio proprio geniale, ma l'ingegnere capo assicurò che la bagnarola era all'avanguardia per la sicurezza e aveva addirittura il doppio scafo, quando le altre ancora colavano a picco se una balena le prendeva a testate.

Una volta assunti 400 studenti in alternanza scuola-lavoro (pardon, PCTO) per rivettare le lamiere, il Great Eastern venne completato nel 1857 cominciando a fare morti ancora prima di entrare in acqua: scomparvero infatti due manovali. I più credettero che non avevano cazzi di rientrare a scuola e fossero scappati in Portogallo con le morose. Ogni tanto qualcuno diceva di sentire martellare l'ultimo chiodo da parte del fantasma di uno dei due studenti-lavoratori, ma, come si dice, erano solo dicerie.

Il varo fu una solenne cerimonia. Come madrina venne scelta la contessa Serbelloni-Mazzanti Viendalmare, esperta in materia, ed è famoso per essere il più lungo della storia, perché neanche a fare su un palazzo ci vogliono 4 anni: dapprima si ruppero i crick idraulici e la nave non voleva saperne di trasformarsi da feretro a feretro galleggiante; poi a forza di bestemmie riuscirono a metterlo a bagno, non senza che una tribuna abusiva crollasse mandando in ospedale mezza Londra e un battello che trasportava i crick di ricambio affondasse; infine lo trainarono fuori dal porto dove si impigliò sui cavi dei pescherecci, costringendo gli addetti a distruggerli a cannonate. Dopo due ore dalla messa in moto esplose una ciminiera ammazzando cinque fuochisti: si scoprì che era stata chiusa volontariamente una valvola di sicurezza e l'ingegnere capo quando lo venne a sapere bestemmiò ininterrottamente due giorni senza fermarsi per mangiare e bere e poi morì di infarto.

Una tempesta distrusse la scialuppa su cui viaggiavano il capitano e il figlio, uccidendoli. Il tutto senza che fosse ancora stato venduto un biglietto. A nulla valse l'opera di un esorcista, ma, un morto di qua e uno di là, con l'equipaggio dimezzato e distruggendo qualche metrata di banchina a New York il più grosso veicolo portatore di jella galleggiante concluse il viaggio inaugurale (mica tutti ci riuscivano al primo colpo), entrando in porto salutato dalle salve di cannone delle altre navi (talmente a salve che una centrò il transatlantico ammazzando un tizio).

Impiego presso la Telecom

L'unico pezzo superstite della nave (dopo la rimozione dei cadaveri).

Alla fine, visto che nessuno voleva viaggiare su un coso galleggiante per miracolo che si rompeva ogni quarto d'ora e faceva metà del viaggio con le vele, gradualmente la nave venne convertita a centro commerciale, non senza fare un altro numero imprecisato di morti, prendere fuoco a cazzo e affondare barche a random durante le manovre. Poi qualcuno inventò il telegrafo e si decise di provare a tirare un cavo lungo l'Oceano Atlantico e, siccome la bagnarola era grossa abbastanza da trasportare una bobina lunga 2300 miglia e stava prendendo la ruggine, decisero di adattarla allo scopo con un tagliando e una cinghia distribuzione nuova.

La sfiga non si fece attendere anche in questo caso: nessun morto, stranamente, ma il lavoro richiese mesi e calendari di diverse religioni. Naturalmente il cavo si spezzò nel peggior posto possibile, ovvero nel punto di massima profondità dell'oceano (5 chilometri e mezzo). L'impresa venne tuttavia considerata un successo e si scoprì che c'era almeno una cosa che la nave sapeva fare bene: la posacavi. Un po' come "Palla di Lardo" quando sparava.

Bonus rottamazione

Quando era tipo il 1889 e il Great Eastern cominciava a essere penalizzato dalle norme Euro sempre più severe alla fine venne radiato e venduto a peso per la demolizione con gli incentivi. Siccome non esistevano ancora né la fiamma ossidrica né il flessibile della Bosch dovettero smontarlo come lo avevano costruito, e cioè a martellate. E fu così che, dopo tutte le madonne causate dalla Grande Cineseria a passeggeri e marinai d'ogni parte del globo nei decenni, un operaio addetto allo smontaggio dello scafo, recatosi a ispezionare il doppio fondo di un compartimento stagno, invocò l'ultimo Cristo della carriera della nave, il più grande di tutti: nell'intercapedine furono rinvenuti gli scheletri dei due studenti in alternanza scomparsi decenni prima, completi di divisa, scarpe antinfortunistiche, diario di bordo del liceo, abbonamento dell'AIM e busta con tabacco e cartine. La bagnarola si guadagnò definitivamente il titolo di "cassa da morto più grande di tutti i tempi".