Estrazione dell'olio d'oliva

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Olio d'oliva. O spremuta di gatto, non saprei.
« Mmm... serve ancora un po' di cane. »
(Assaggiatore durante una fase dell'estrazione dell'olio d'oliva)

L'estrazione dell'olio d'oliva è un processo di trasformazione alchemica, che ha per scopo l'estrazione dell'olio dalle drupe dell'olivo o, in mancanza di drupe, dalle Fiat Tipo destinate alla rottamazione. Tale trasformazione deve avvenire in un'apposita struttura detta oleificio, nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie e basta, non mi vengono in mente altre cazzate.
L'estrazione dell'olio d'oliva avviene in tre fasi distinte:

  • la macinazione della polpa (molitura);
  • la separazione della parte oleosa dai componenti liquidi (estrazione);
  • l'occultamento dei cadaveri delle olive da parte della mafia italoamericana (cementificazione).

Qualora le drupe tentino di sfuggire alla giustizia scappando in un altro Stato si parla invece di estradizione dell'olio d'oliva.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Estrazione dell'olio d'oliva

Fasi del processo

Operazioni preliminari

Una drupa vista al microscopio.

Le olive vengono narcotizzate, prelevate dalle loro abitazioni (dove pensate che crescano, sugli alberi?) e rinchiuse nei container che avrebbero dovuto essere destinati ai terremotati dell'Aquila. Dopo circa sei mesi, quando cioè uno degli operai addetti alla cernita si mette le mani tra i capelli urlando: "CAZZO! LE OLIVE!", i container vengono svuotati: in questa fase le olive si presentano come un Blob semiliquido, semipensante, semovente e vagamente minaccioso.
Foglie, rametti, terra e barboni infrascati non vanno assolutamente rimossi, perché conferiranno poi all'olio un gusto più fruttato.
Dopodiché gli operai si dividono a coppie, si spogliano, si sdraiano sulle olive e iniziano a baciarsi, accarezzarsi, titillarsi i capezzoli, mordicchiarsi i lobi delle orecchie e a praticarsi a vicenda del sano sesso orale. Al termine dei preliminari le olive, arricchite degli umori dell'accoppiamento, sono finalmente pronte per il vero processo di lavorazione.

Molitura

Le olive vengono torchiate da grosse ruote in granito o, negli impianti più moderni, da un brutale detective della Sezione Omicidi che le apostrofa in malo modo:

« Dov'eri la notte del 4 ottobre? Cerca di cantare senza farmi perdere tempo! Io le puttanelle come te me le mangio all'ora dell'aperitivo! »

E per risultare più convincente ne infilza un paio con uno stuzzicadenti.
Le olive, ebbre di terrore, si spappolano e fanno uscire la pasta d'olio, una sostanza già nota ai babilonesi, che ne andavano ghiotti. E infatti sono morti tutti.

Nella Russia sovietica, le olive schiacciano TE!

Gramolatura

La pasta d'olio viene versata nella vasca gramolatrice, una normale vasca da bagno a cui sono state applicate le pale di un elicottero Mangusta. Le pale, ruotando a una velocità di 200 giri al minuto, provocano l'emulsione tra acqua e olio, nonché un netta diminuzione di falangi nell'operaio addetto alla messa in moto. Il mosto così ottenuto è altamente instabile e viene raffreddato con estintori a CO2.
Questa fase è di notevole importanza per determinare la qualità dell'olio, che dovrà essere di un giallo paglierino e in grado di scolorire le sopracciglia a chi lo annusa. In caso contrario, il mosto va arricchito con una mistura di:

Estremadura

Un moderno impianto di estrazione dell'olio d'oliva.

Nella comunità autonoma di Estremadura, nella parte sud-occidentale della Spagna, l'estrazione dell'olio segue ancor oggi una tradizione secolare: le olive vengono messe in grandi mastelle in legno di rovere e schiacciate da ciccioni scalzi, che fanno fuoriuscire il prezioso liquido dagli interstizi dei piedi.
L'olio di Estremadura ha il colore e l'odore del catrame e viene utilizzato con successo nei lavori di pavimentazione stradale. È inoltre un ottimo solvente chimico, diserbante e smacchiatore, e se usato per la miscela di una Vespa permette di fare 22 km con un litro.

Estrazione

In questa fase il mosto deve essere separato dalla sansa, ossia gli ultimi frammenti solidi. La sansa è completamente inutile, visto che la sua unica applicazione pratica consiste nello schiacciarla in palline di circa 3,5 kg cadauna e nel lanciare queste ultime contro Testimoni di Geova, esattori di Equitalia e bambini molesti.
I metodi di estrazione sono due (tre se si conta il tentativo di Giucas Casella di convincere con l'ipnosi la sansa ad autoestrarsi):

Estrazione per sudorazione

È il metodo utilizzato dai famosi coltivatori di olivi di Helsinki. Il mosto viene messo a decantare in una sauna finlandese, dove in poche sedute perde tutta la sansa. L'olio ottenuto per sudorazione presenta, secondo la guida Michelin, l'inconfondibile retrogusto di "renna, bacche di ginepro e gas di scarico di una Volvo".

Estrazione per centrifugazione

Due operatori impegnati nella fase di imbottigliamento.

Si riempie un'enorme centrifuga industriale con mosto, acqua, documenti compromettenti, una scolaresca in visita all'oleificio e tutti quei cibi che sono in frigo e stanno per scadere. La si accende l'ultima settimana di luglio e poi si va in ferie per un mese. Al ritorno, se non è esplosa, la centrifuga ha perfettamente diviso l'olio dalla sansa e i capi scuri da quelli colorati.

Un'ultima spruzzatina di verderame, per donargli quel bel colorito torbido, e l'olio è pronto per essere sottoposto al Controllo Qualità, che viene effettuato da un toscano a caso: per una legge non scritta, infatti, tutti i toscani sono esperti d'olio. Il toscano intinge la sua bruschetta nell'olio (un'altra legge non scritta dice che i toscani girano sempre con una bruschetta in tasca), assaggia e dopo uno scrupoloso esame papillifero dà il suo responso sottoforma di imprecazione:

  • "Maremma bucaiola!" (scarsa qualità)
  • "Maremma maiala!" (buona qualità)
  • "Maremma cignala con tutti i cignalini dietro!" (ottima qualità)

A questo punto l'olio viene imbottigliato, venduto e, durante i riti di iniziazione Masai, ingerito. Beppe Bigazzi consiglia di berlo tutto d'un fiato, possibilmente a una temperatura di 120° e guarnito da un bell'ombrellino da cocktail.

Smaltimento dei reflui oleari

La lavorazione dell'olio d'oliva comporta purtroppo la produzione delle cosiddette acque di vegetazione, un liquido nocivo che causa cecità, scompensi cardiaci, calcolosi, alitosi, gotta, tigna, Sindrome di Stoccolma, incontrollabile attrazione sessuale nei confronti dei parchimetri e tumore alla prostata (ma solo alle donne).
Gli oleifici hanno risolto il problema commercializzando le acque di vegetazione sotto il nome di Olio extravergine d'oliva Gran Riserva.

Voci correlate