Convergenze parallele

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Queste me le hanno vendute come convergenze parallele. Sarà...
« Bestemmia! »
(Euclide su convergenze parallele.)
« La patonza deve girare! »
(Almeno lui parlava chiaro.)
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Convergenze parallele

Le convergenze parallele sono delle cose che, finché uno non ci pensa, non creano problemi. Se invece uno ci pensa possono diventare molto pericolose. È stupefacente constatare come un'espressione stantia e polverosa della lingua italiana possa risultare al contempo fastidiosa, irritante, minacciosa, allergenica, infingarda e maleodorante, nonché ammaliatrice, sconvolgente, lubrificante e aerodinamica. Chiunque può subirne la nefasta influenza, né può uscire completamente indenne da tale relazione. I segni lasciati sul corpo e nell'anima dalle convergenze parallele si trasformano ben presto in piaghe purulente incurabili anche dal più efficiente servizio di assistenza domiciliare integrata.
Ma come sono fatte queste convergenze parallele? A che servono? Perché esistono? Le Bocche di Bonifacio sanno fare davvero pompini da sogno?

Linguisticamente

Molti tizi che si intendono di retorica affermano che l'espressione è un ossimoro, perché nasce dall'accostamento di due parole in antitesi. Le convergenze parallele sono infatti un paradosso. Tutte queste parolacce, oltre a confondere ancor di più le idee, offendono profondamente l'individuo, inteso sia come persona sia come uomo. L'uomo inteso sia come individuo sia come persona si offende ancor di più. Siamo su un vero campo minato. A complicare il tutto ci si mette pure la nostra concezione prettamente euclidea del mondo reale, la quale ha arbitrariamente assoggettato al proprio volere due povere rette parallele, costringendole a non incontrarsi mai.
Esiste, a dir il vero, la geometria ellittica, nella quale il concetto di parallelismo è tale per cui vi è il caso che due rette parallele convergano e si incontrino all'infinito. Il limite della geometria iperbolica risiede però nel fatto che praticamente tutti ne ignorano l'esistenza, compreso l'autore di questo articolo.

Politicamente

Le convergenze parallele non disdegnano il sesso di gruppo.

Un simile spauracchio, se non è un esperimento genetico andato male, è senz'altro figlio della politica. Una corrente di pensiero a basso voltaggio ne attribuisce la paternità ad Aldo Moro. Vengono i brividi a pensare che, se ti mettono in bocca parole che non hai mai detto, chissà cos'altro ti metteranno chissà dove. Brrrrrrrrr. Comunque, il più comunista dei democristiani vaneggiava di politica delle alleanze, esprimendo il concetto secondo cui andava ricercato un accordo con la sinistra, che allora c'era davvero, almeno per quei punti programmatici condivisi dalle due fazioni. In realtà Moro non avrebbe mai pronunciato una simile frase, vuoi perché non ne era tecnicamente capace, vuoi perché il papa non è re. E se fosse stato re, sarebbe stato uno stronzo come te. Chi l'ha realmente creata si guarda bene dal rivelarlo, conscio di aver scoperchiato il vaso di Pandora, che giustamente da allora vuol fargli il culo come una verza.

Conseguenze

L'esposizione anche parziale alle convergenze parallele provoca nell'essere umano caucasico che vive tra Lampedusa e Campione d'Italia la comparsa di vomito fecaloide, ipersecrezione di cerume, argentificazione delle narici, carie oculare, essicazione dello smegma. Tra i disturbi comportamentali si segnalano priapismo feticista, guida all'inglese, mitizzazione di Clemente Mastella, convinzione di avere lo stesso charme di Gigi Marzullo. Una cura palliativa consiste nell'infilarsi un sigaro (spento, che diamine) in culo. Pare che funzioni, donando almeno un momentaneo sollievo.