Clavicembalo

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Un uomo intento a osservare il clavicembalo. Le pitture interne servivano per distrarre il pubblico e consolarlo della noiosità cosmica del suono dello strumento.
« Il clavicembalo? E che cos'è? »
(Johan Sebastian Bachhhhhhh a proposito di un clavicembalo)
« Stavolta l'ho proprio temperato bene! »
(Bachhhhhhh a proposito del suo clavicembalo)
« Ha un suono troppo metallico »
(Ingegner Bachhhhhhh a proposito di un altro clavicembalo)

Il clavicembalo (detto anche "pianolembalo sbilenco" o più semplicemente "sbilembalo") è uno strumento antico, ma molto antico, talmente antico che non è possibile ricordare a quando risale. Ah sì! Risale all'epoca rinascimentale (1400 - 1400). Era il pianoforte dell'epoca, cioè aveva lo stesso ruolo del pianoforte odierno, ossia essere tenuto come soprammobile in casa (anche se non veniva messo sopra i mobili a causa del peso eccessivo). È stato il compagno di viaggio di molti compositori antichi, tra cui Giovanni Sebastiano Ruscello (Johan Sebastian Bachhhhhhh, per i più ignoranti).
La sua antichità è molto antica: infatti, molti clavicembali odierni hanno una barba molto lunga e acutissime artrosi a causa dell'età avanzata.

Storia educativa del clavicembalo

File:Mozart piccolo al clavicembalo.jpg
Un piccolo Mozart intento alla spremitura dei tasti del clavicembalo

Questa storia è educativa, cioè serve ad educarvi. Maleducati!

Lo sbilembalo inizia il suo travaglio dal XVI secolo, girando per tutta Europa, poveraccio. Le prime scuole clavicembalistiche si formano proprio in questo periodo: in Italia (Scarlatti), in Germania (Bachhhhhhh), in Francia (Couperin). Poi ha cominciato a essere desueto con l'invenzione del Fortepiano. Notevoli, tuttavia, sono le composizioni per sbilembalo. Ad esempio, come non ricordare "Lo sbilembalo ben temperato" ("Das Wohltemperierte Sbilemben") di Bachhhhhhh. Oggi del suo sbilembalo non è rimasto nulla, essendo stato temperato fino all'ultimo dal proprietario.

Il pianolembalo sbilenco era anche usato in contesti concertistici oltre che solistici, specialmente nella realizzazione dell'estenuante basso continuo.

Struttura e funzionamento

Come vedete, il clavicembalo funziona così.

Lo sbilembalo è uno strumento "a schicchera": bisogna punzonarlo continuamente durante l'esecuzione, altrimenti non produce alcun suono. Il suo meccanismo è abbastanza diverso da quello del pianoforte, poiché questo è uno strumento "a sberla", cioè va martellato di brutto. Il gancetto innestato all'interno dell'antico strumento serve per schiccherare la corda e farla vibrare. Questo sistema, però, ha molti difetti. Uno è quello del suono metallico, tipo Star Wars, come già notato dall'illustre ingegner Bachhhhhhh. Un altro difetto è l'assenza di sfumature: al contrario del pianoforte, il clavicembalo non è in grado di sfumare e perciò non produce alcun tipo di fumo o scintilla, mentre il pianoforte, avendo lo scappamento, è in grado di produrre fuoco e fumo: è anche a causa dei pianoforti che esiste l'effetto serra. Infine, ha due tastiere: nel caso non lo si avesse notato, molti sbilembali hanno la doppia tastiera, una per mano, proprio per consentire di produrre fumo e fiammelle, spesso senza risultati. Tuttavia, il clavicembalo ben temperato è un macigno della musica barocca ed è uno dei pochi in grado di far sfumare lo sbilembalo. Durante le esecuzioni, infatti, spesso lo strumento prendeva fuoco e iniziava a scoppiettare e a ruggire in maniera selvaggia. Quindi l'esecutore si appropinquava ad arrostirvi qualche salsiccia, compiacendosi del risultato pirotecnico e gastronomico.

File:Spremitura clavicembalo.jpg
Ecco un clavicembalista intento nella preparazione di un cocktail tropicale mediante l'esecuzione della sonata "Spremi e bevi" di Bachhhhhhh

Un uso completamente diverso è quello della cosiddetta "spremitura", il cui inventore fu il giovane Mozart. Si racconta che la mamma avesse finito le arance e perciò il piccolo Wolfgang, avvicinandosi al suo amico Clavy (così chiamava il suo sbilembalo), vi inserì delle arance e suonando una famosissima toccata e fuga (era, infatti, necessario fuggire per evitare gli schizzi della strizzatura) iniziò a spremere. Capovolto il povero Clavy, il succo ne uscì e da allora un uso molto utile è quello dello strizzamento dei frutti commestibili. Per spremere il limone nell'insalata, perciò, è molto utile suonare il Preludio XXXXXXXXXXXXXX del ben temperato e poi la fuga XXXXXXXXXXXXIIIII (dagli schizzi di limone), e poi, se lo si desidera, anche il Rondò rondì rondà "allo strizzo" del piccolo Wolfganguccio Mozart, scritto apposta per sopperire alla difficoltà del condimento dell'insalata a pranzo.

Alcuni esempi di pezzi per clavicembalo

Quest'uomo sta per eseguire una famosissima frullata per clavicembalo

Sbofonchiata n.1 in si bemolle

Per conoscere meglio il nostro amico sbilembalo, è necessario fare alcuni esempi di brani per questo strumento. Perciò, come non citare la celeberrima (ehehehmmm.....) Sbofonchiata n.1 in si bemolle di Giovanni Sebastiano Ruscello. È un pezzo estremamente facile, che viene spesso dato ai bambini per farli pentire di essere nati e aver chiesto la Play a Babbo Natale. L'armonia di questo pezzo è molto semplice, costituita di poche modulazioni e basata tutta sul giro di do (la particolarità del pezzo, appunto, è il fatto che l'esecutore deve fare un giro ogni volta che schiaccia un do. Se è un bambino, alla fine del brano vengono aggiunti tanti giri quanti sono i barattoli di marmellata rubati). Si chiama sbofonchiata in si bemolle perché l'ultima nota del pezzo è un si bemolle e perché nell'eseguire l'intero brano, data la noiosità e l'estrema lunghezza dello stesso, il tastierista durante le pause è solito sbuffare e lamentarsi (sbofonchiare, appunto) in maniera abbastanza rumorosa.

Sonata il do diebemolle maggiominore

Come dice il nome stesso, la sonata in do diebemolle (o bediesis, come si voglia pronunziare) maggiominore è una sonata estremamente poliedrica (si dice, infatti, che la prima edizione dello spartito fosse a forma di icopriptasaedro) ed è estremamente varia. Come già stabilisce il nome, vi sono presenti numerose modulazioni e cambiamenti.È una sonata molto difficile. È divisa in 3 movimenti, ma è estremamente lunga e noiosa, tanto che soltanto pochi ardimentosi si sono cimentati nella sua esecuzione. L'autore è incerto. Si pensa che fosse stata composta da Gioacchino Saltapanza da Fiesole, noto sbilembalista e fortepianista del secolo XIV bis.

Una curiosità: è rimasta famosa, nel mezzo del terzo movimento, una mossa avanguardistica, mai imitata in seguito nella storia della musica. In pratica, nel bel mezzo del movimento, il tastierista si alza ed esegue il celeberrimo colpo di chiappa sul do centrale, senza sordina, che provoca un cluster armonico impressionante, di notevole originalità. Fatto ciò, è possibile percepire il repentino cambio di tonalità, dovuto proprio alla liberazione degli armonici nell'aria.


« "Siii siamo liberi!!!" "Finalmente!" "Ce l'abbiamo fatta!" "Libertàààà!!!" »
((Cit. Gli armonici))

Il clavicembalo ben temperato

Come vedete, questo è stato il primo clavicembalo a essere temperato (notate il temperamento dal retro e non diretto dai tasti). Probabilmente è appartenuto al nostro Giovanni Sebastiano e si narra che nessuno osasse avvicinarsi allo strumento eccetto che il padrone, perché lo sbilembalo aveva un temperamento aggressivo, che lo portava ad avvicinarsi minacciosamente agli sconosciuti.

E bravo il nostro Giovanni Seba, ancora una volta riciccia fuori con un'altra sua opera! Il clavicembalo ben temperato è un caposaldo di tutta l'opera clavicembalistica internazionale. È un'opera gigantesca, composta da due libri, ciascuno composto da 24 preludi e fughe, ognuno in tonalità diversa, a partire da quella più grave. Pochi sono stati i pazzi schizzati che si sono cimentati nell'eseguire tutta l'opera, o almeno il primo libro. Per passare da una tonalità all'altra (in maniera consequenziale), era sufficiente iniziare a temperare i tasti del clavicembalo, in modo da assottigliare anche le corde e così aumentarne la frequenza, alzando anche il tono dello strumento. Alla ventiquattresima fuga, il pianista ormai esausto si riduceva a premere degli inermi e rachitici moncherini, finché, sull'ultimo accordo, le corde gloriosamente si spezzavano, dando termine alla sofferenza degli ascoltatori e dello sbilembalista pazzo.