Battaglia di Platea

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Battaglia di Platea
Parte delle Guerre Persiane, per la precisione Guerra Persiana II: l'attacco dei cloni

Il teatro dello scontro.
Luogo: Città di Platea, con grande sgomento del sindaco
Data:

Fine agosto del 479 a.C.

Inizio:

20 agosto 479 a.C.

Fine:

32 agosto 479 a.C.

Esito:

Vincono i Greci per abbandono e diventano campioni del mondo

Casus belli:

A Serse era capitato l'obiettivo "Devi conquistare la totalità dell'Asia e dell'Europa"

Modifiche territoriali:

Ci sono un sacco di cadaveri in giro

Fazioni in guerra

Quegli sporcaccioni degli antichi Greci

Quei perfettini dei Persiani

Comandanti

Pausania, detto Pausagna

Mardonio, detto Merdonio

Forze in campo

110.000 circa tra Ateniesi, Spartani, Tespiani, Siracusani e Newyorkesi

9 miliardi di uomini secondo Erodoto, 34 secondo gli storici moderni

Perdite

2 soldati che morirono per la noia

Un numero molto vicino a quello della popolazione terrestre

Molto probabilmente, se Serse avesse visto 300, avrebbe portato via l'esercito prima di Platea.

« D'oh! »
(Il generale Mardonio ogni volta che muore un soldato persiano.)
« Tzé, i giovani d'oggi... Andate da qualche altra parte a fare casino, c'è gente che sta cercando di dormire! »
(Un abitante di Platea dal sonno leggero.)
« Dove andate? Volevo offrirvi anche una sambuca! »
(Pausania ai soldati persiani che si ritirano.)

La battaglia di Platea fu un'amichevole partita di scacchi viventi giocata tra Greci e Persiani; essa è importante perché sancì la fine delle guerre persiane e fece venire il nervoso a re Serse.

Esercito greco

Un oplita spartano armato fino ai denti.

L'esercito della lega ellenica era capeggiato dall'ateniese Aristide e dal nipote di Leonida, Pausania, al quale l'affettuoso zio portava sempre qualche teschio dalle sue campagne. In base alla testimonianza dell'imparziale Erodoto, l'armata greca aveva a disposizione "i migliori e più virili soldati del mondo, gente che mangiava chiodi arrugginiti per colazione, altro che quelle pippe dei Persiani! Giuro che una volta vidi Pausania che, per far vedere la sua forza, si mise a sculacciare un soldato mentre lui esclamava «Sì, sono stato un soldatino cattivo!»" In base alle stime moderne, l'esercito greco era composto da circa 110.000 soldati, ciascuno con un coefficiente di cazzimma superiore a 10 e un equipaggiamento che avrebbe dato del filo da torcere a qualsiasi sarto. Un terzo dei soldati greci erano infatti opliti, ossia soldati corazzati fino ai peli del naso armati di scudo, lancia, spada, cerbottana, siero anti-vipera, jet-pack, lanciagranate e meccanismo di autodistruzione. Gran parte dell'esercito era invece costituita da truppe leggere, cioè soldati dotati di armature di gommapiuma, spade laser giocattolo con effetti sonori realistici e scarpe da ginnastica per essere più mobili.
Non bisogna poi dimenticare che nell'esercito greco militavano anche gli Iloti, gli schiavi degli Spartani, segno evidente che i Greci erano alla frutta: secondo Plutarco, infatti, essi arruolarono anche i contadini liberi, gli artigiani, i veterani sulla sedia a rotelle e gli animali domestici.

Esercito persiano

L'esercito persiano era guidato da Mardonio, generale rinomato per le vittorie riportate in Tracia e per quelle conseguite contro i Greci a Age of Empires. L'armata persiana era composta da circa quarantundici uomini, soldato più, soldato meno, di cui, secondo gli storici dell'epoca:

« L'esercito persiano era grande taaaaanto così. »
  • 10.000 Immortali, che però, durante la battaglia delle Termopili, si dimostrarono abilissimi nel morire;
  • 50.000 alleati greci, schieratisi col nemico in cambio di una fornitura a vita di vaselina;
  • qualche migliaio di arcieri miopi;
  • così tanti cavalieri da superare il numero dei cavalli della Persia, motivo per cui molti combatterono a piedi imitando il verso del cavallo.

Quello che colpisce dell'esercito persiano è l'efficacia del loro equipaggiamento: il fante medio era dotato di una veste di seta (che non forniva alcuna protezione, ma almeno si intonava con le armi), una spada di legno rivestita di carta stagnola e uno scudo di compensato, mentre gli Immortali avevano uno scudo di carta crespa, una lancia di truciolare e una tunica arancione catarifrangente, per evitare di essere investiti di notte.

Svolgimento della battaglia

Mardonio si accampò sulle rive di un fiume per avere accesso ad una fornitura costante d'acqua e per potersi rilassare ogni tanto con la pesca, dopodiché cercò di allearsi con alcune poleis greche mettendole una contro l'altra, inviando ad Atene il seguente messaggio:

Atene puzza.

Firmato: Sparta.


La risposta di Atene fu rapida:

Cari Persiani, dove avete comprato la carta intestata?


Così Mardonio fu costretto ad attaccare la città, conscio della figura barbina fatta. Le altre città promisero di accorrere al fianco di Atene, ma gli aiuti impiegarono molto tempo ad arrivare, dal momento che erano tutti a casa a guardare la Champions. Quando alla fine si mossero, portarono un esercito immenso, che gli storici odierni definiscono "grande come una casa". Pausania collocò quindi l'esercito sul monte Citerone, prevedendo che nessuno avrebbe mai attaccato un posto con un nome tanto stupido, ma si sbagliò: Mardonio inviò la cavalleria, che incontrò però una dura resistenza, fortificata dal fatto che i Greci erano incazzati neri per la mancanza di piste da sci. I Greci si scatafasciarono dunque giù dal monte, ritrovandosi sulla piana di Platea; schierarono gli Spartani sul fianco destro e gli Ateniesi sul sinistro, mentre il centro fu occupato dal resto degli opliti, che formavano la gloriosa divisione Carne da Macello.

Una foto che documenta la battaglia. Nel 479 a.C., le foto erano ancora in bianco e nero.

I due eserciti si ritrovarono così sulle sponde opposte del fiume, così vicini da potersi sputare addosso a vicenda, mentre i due generali sembravano due fidanzatini:

Pausania : Dai, attacca prima tu!
Mardonio : No, attacca prima tu!

Andarono avanti così per 10 giorni, durante i quali i due eserciti non si lanciarono in battaglia, ma si limitarono a prendersi a ceffoni ogni tanto. I Persiani si portarono in vantaggio, andando a rompere le balle ai Greci ogni volta che potevano, di solito per urlare a squarciagola alle spalle degli opliti che costruivano castelli di carte. Alla fine Mardonio, che voleva chiuderla lì perché non aggiornava il suo stato su Facebook da ben 10 giorni, convocò un consiglio di guerra, che gli consigliò di ritirarsi a Tebe; sapendo che il consiglio di guerra era attendibile come Wanna Marchi, Mardonio decise di attaccare. Tuttavia Alessandro I di Macedonia, un macedone di discendenza hawaiiana che però si sentiva greco Dio solo sa perché, di notte andò dal generale Aristide e lo informò dei piani di Mardonio con queste parole:

« I Persiani vi vogliono attaccare, ma io non vi ho detto niente, eh! Ah, Mardonio non sa che sono qui, per cui, se ve lo chiede, ero in lavanderia. »

Quella notte Pausania ordinò agli Ateniesi e agli altri Greci di scambiarsi di posto per fargli una foto ricordo, ma l'operazione richiese molto tempo, sia perché i soldati non avevano chiuso occhio per la paura del buio, sia perché gli Spartani non volevano gli Ateniesi vicini per paura che gli attaccassero l'ateniesite[citazione necessaria]. Mardonio ne approfittò allora per attaccare frontalmente, ma commise l'errore di mandare avanti la fanteria mano nella mano: i Greci aprirono a ciascun soldato persiano una decina di nuovi ombelichi e Mardonio stesso, che combatteva in prima linea perché si annoiava, fu ucciso da uno spartano all'urlo di "QUESTA È PLATEAAAAAA!!!". I Persiani corsero così verso le loro navi, attivarono l'N2O e tornarono in Persia. I Greci festeggiarono e vissero tutti felici e contenti. Finché non decisero di assediare Tebe e non ci fu la sanguinosa guerra del Peloponneso.

Battaglie correlate

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