Utente:Galeazzi/FELINA

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NonLibri: 20.000 leghisti sotto i mari

VOLUME 1

Capitolo Primo

Piove. Sciami di gocce picchiettano sugli ombrelli verdi, ombrelli di color padano, ombrelli padani prodotti in Cina. La caduta della pioggia suscita ilari battute sui neri, che se lì fossero stati presenti, per la prima volta si sarebbero lavati. Al di là della folla giace la bara; da essa all'altezza del pube si leva un pennacchio, usato come asta per la verde bandiera.
Nell'aria si diffondono le parole del prete, che elogia il leader.

« Un uomo che si è battuto per i propri ideali, ha combattuto contro la politica corrotto, fulgido esempio di uomo virtuoso... »

Ma quella che il prete legge non è la descrizione del padano per eccellenza. Estratto dalla tasca un biglietto, egli riprende a parlare sin quando l'elenco delle buone cose che il capo ha fatto termina, esattamente 10 secondi dopo che aveva cominciato a leggere.
"Umberto ci mancherai", dice Gasparri, che ha osservato la cerimonia funebre di lato.
Si dispera il piccolo Renzo, "Babbo babbo, mi dovevi portare allo zoo domani, babbo".
Le spoglie del fondatore della Lega riposano in una bara di mogano, poste sul pingue corpo di Mario Borghezio, soppressato per fornire al defunto un comodo adagio.
Roberto Maroni si avvicina a Salvini, gli ricorda che bisogna recarsi dal notaio per leggere il testamento di Umberto Bossi. Dopo che la pioggia artificiale ha smesso di cadere, un manipolo di leghisti si dirige dal notaio.

« Io, Umberto Bossi, rivelo a voi, miei fedeli seguaci, l'esistenza di un tesoro, accumulato alla mia fatica. Al di sotto della sabbia, delle rocce, delle lattine, dei rifiuti, il forziere attende di essere riportato alla luce. Superate la foce del Po, e il vostro cuore leghista vi porterà nel posto esatto. Se non avete navi a disposizione parlate con Abdul. »

Il notaio ci fece vedere la firma, una verde X, e capimmo che il documento era originale; lo aveva scritto lui sotto dettatura.

Capitolo Secondo