Utente:Dildo Baggins/sandbox

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Nazionale di calcio dell'Olanda

Gli albori

Il calcio fu portato in Olanda da un marinaio inglese nel 1888. Si radunò un gruppo di aspiranti giocatori olandesi tra gli scaricatori del porto di Rotterdam, ansiosi di imparare le regole del nuovo gioco; ma poiché il marinaio aveva dei gusti sessuali un po' particolari, gli insegnò il nuovo gioco a modo suo: gli olandesi non capirono all'inizio perché dovessero entrare in campo con i pantaloncini abbassati e al fischio dell'arbitro dovessero piegarsi a 90 gradi, ma erano così felici di imparare quel gioco così di moda negli altri paesi che si adattarono allo stravagante insegnante.

La prima partita internazionale fu giocata il 23 Ottembre 1909 nello stadio di Amsterdam contro la rappresentativa delle Isole Fær Øer; a quei tempi c'erano ancora pochi arbitri e quello designato ad arbitrare la partita ebbe un contrattempo. Così si scelse di prendere come arbitro uno spettatore tra il pubblico, che però non conosceva alla perfezione le regole: la partita durò 454 minuti e finì 23 a 16 per l'Olanda, grazie al fatto che i gol segnati dai giocatori con numero di maglia pari contavano doppio e che il portiere poteva prendere la palla solo con la coscia destra.

Per anni la nazionale olandese rimase nell'oblio, tanto che quando il presidente della federazione si recò alla FIFA per iscrivere la squadra ai mondiali 1938 si sentì rispondere: "Paesino di 10 abitanti in vista!". Il portinaio della sede della FIFA lo scambiò per un barbone e lo cacciò a pedate nel culo.

I ruggenti anni 70

Bisogna quindi aspettare gli anni 70 per vedere una squadra decente: il giovane Johan Cruyff si sta allenando nel cortile dell'oratorio e palleggia spensierato, finché si avvicina il prete che gli dice: "Mostrami le palle". Allora Cruyff comincia una serie di palleggi senza fermarsi: continua anche la notte e ancora, ancora, fino a quando, dopo una settimana di palleggi, l'allenatore della nazionale non lo nota e gli propone di far parte della squadra.

Sono gli anni del calcio totale: secondo questa scuola calcistica i giocatori in campo non possono limitarsi a giocare a calcio, ma devono fare proprio tutto, chi falcia l'erba, chi lustra le scarpe, chi vende marijuana e chi prepara il caffé. I calciatori vivono ogni secondo come parte della squadra: non esistono distrazioni o divertimenti.

In questa allegra atmosfera l'Olanda macina partite su partite e arriva alla finale dei mondiali 1974. L'avversaria è la padrona di casa, la Germania Ovest.

L'era Van Basten

Sul finire degli anni 80 un certo Marco Van Basten è appena uscito da un negozio del centro di Amsterdam: è ancora intontito e non si rende conto di aver calpestato un parrucchino. Con grande stupore si accorge che il parrucchino è in grado di parlare: "La tua bagascia si è dimenticata di tirare la tenda prima dell'inizio del servizietto, così si è visto tutto. Tu sì che ci sai fare con le palle, cribbio! Vieni a giocare nella mia squadra e sarai famoso!". Marco ringraziò dell'offerta il simpatico parrucchino che si allontanò lentamente sui suoi tacchi.

Fu così che Van Basten cominciò la sua carriera brillante nel Milan e nella nazionale, ma come tutti i grandi giocatori che si rispettino aveva bisogno di una spalla. Un giorno si trovava in una caffetteria sempre di Amsterdam, quando incontrò una persona scambiandola per Bob Marley. Ruud Gullit, questo era il nome di quella persona, cercò di spiegare all'annebbiato amico che Bob Marley era morto da parecchi anni