La strategia di guerra è una complessa forma di interazione sociale, insita nei più reconditi meandri della psiche umana. Ne è un esempio il rituale del corteggiamento, come riportato nei manuali [citazione necessaria].

Tutti iniziano così
« Simpatica, ma un po' bruttina »
(Giulio Cesare)
« Ottima nel latte freddo per colazione, in particolare nelle calde mattinate estive »
(Napoleone Bonaparte)

Nascita e Sviluppo

File:442.jpg
Miglior schieramento sul campo di battaglia, come suggerito da Terenzio

La strategia di guerra nacque nel 1000 a.C., ad opera di due infanti, i quali un attimo prima si curavano solo di defecare dentro una grande buca, battendosi allegramente per chi "l'avrebbe fatta più grossa ed insopportabilmente fetida"[1]

, ed un attimo dopo si proposero di elaborare una strategia per la guerra, credendo che questo avrebbe in qualche modo comportato un considerevole aumento delle dimensioni delle proprie feci. Aristotele, grande generale greco, elaborò la prima strategia bellica che tenesse conto delle armi. Citando un passo del suo "De bello metaphisicae" :" uomini, impugnate arnesi, pietre o bastoni, e lanciate alla cazzo di cane". Da qui la denominazione della strategia greco-persiano Cani-fallica. Personaggi quali Giulio Cesare, Willy Wonka, un palmare della Acer con schermo VGA a 4 pollici, l'Unieuro, e moltissimi clienti soddisfatti della Trony, innovarono ulteriormente quella che verrà poi definita da un foglio di carta piegato ai bordi in maniera decisamente fastidiosa "Un frusc frusc lieve e sanguinoso"

Filosofia belli

Grandi strateghi quali Socrate, o l'edonista Platone, si proposero di fornire una motivazione ai soldati, che li spingesse a perseguire un fine ultimo, cosicché potessero combattere come veri uomini. Al riguardo, è certamente rilevante l'affermazione di Carlo Ancelotti, nel suo De carmen Coniurationis Civilis Belli :" Tirate fuori i coglioni, marrani!". In questo modo non solo morivano più persone, ma la morte avveniva in modo solitamente più violento e più, per citare il commediografo latino Terenzio e la sua opera Eautontimorumenòs ( Il punitore di se stesso), "simile ad un carro mangiato da Hansel e Gretel, a loro volta divorati, PER ERCOLE, dalla strega".

Per approfondimenti

  1. ^ Plutarco, Libro VII edizione Utet, Nono Quarto Settimio Augusto Capitolo.