Don Sante Sguotti: differenze tra le versioni

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L’incontro con Odifreddi venne presto dimenticato, ma mentre don Sante continuava la sua ascesa nelle [[clero|gerarchie ecclesiastiche]] diventando in breve [[vescovo]] di [[Vergate sul Membro]] e patriarca di [[Cogne]], la notizia della sua relazione con la Stabbocchi varcò i ristretti confini del paese e giunse sul tavolo del potente [[cardinale]] rettore del Santo Collegio per le [[pulirsi il culo con la merda|Vocazioni]], che per un bizzarro scherzo del [[destino]] altri non era che il terrore della sua gioventù, Ersilio Tonini.
 
Questi, che non aveva dimenticato lo sgarbo di tanti anni prima, mal vedeva la popolarità acquisita da don Sante, che iniziava a palesarsi in sempre più frequenti [[delirio|deliri]] di onnipotenza, nei quali si spingeva a promettere indulgenze plenarie per i [[sega|masturbatori]] e [[minaccia|minacciare]] di [[Inferno|dannazione eterna]] le [[donna|donne]] colpevoli di radersi il [[vagina|pube]]. Date queste premesseInoltre, l’inchiestanon promossaintendeva dal cardinal Tonini provòperdonargli la colpevolezza del prete dell’accusastravaganza di concubinaggio,intrattenersi tradimentocon dei voti e pirateria audiovisiva, sulla base di testimonianze come quelle di Gianni Odescalco della Noce diuna [[scacchi|Torreindiquattrodonna]] deanziché laricorrere Coronillacome ygli Azevedo,altri [[barbone|mendicante]]colleghi che sostenne di averlo visto inalla compagnia della Stabbocchi mentre erano intenti al gioco delladei [[bottiglia]], che si concluse con la sconfitta della donna che dovette quindi infilarsi il recipiente nell’[[anochierichetto|orifizio analechierichetti]].
 
Date queste premesse, l’inchiesta promossa dal cardinal Tonini provò la colpevolezza del prete dell’accusa di concubinaggio, tradimento dei voti e pirateria audiovisiva, sulla base di testimonianze come quelle di Gianni Odescalco della Noce di [[scacchi|Torreindiquattro]] de la Coronilla y Azevedo, [[barbone|mendicante]] che sostenne di averlo visto in compagnia della Stabbocchi mentre erano intenti al gioco della [[bottiglia]], che si concluse con la sconfitta della donna che dovette quindi infilarsi il recipiente nell’[[ano|orifizio anale]].
 
In seguito a questa condanna arrivò quindi la sospensione [[papa|papale]] ''a divinis'' per il sacerdote, che però non riuscì a farsene una ragione e continuò a celebrare messa, mantenendo le chiavi della chiesa e sfidando apertamente l’autorità pontificia autoincoronandosi ottavo re di [[Roma]], forte soprattutto dell’appoggio dei parrocchiani, tutti compatti a difesa del loro prete dietro lo striscione "Don Sante è nostro padre", ignorando forse che per tre quarti di loro non si trattava solo di uno slogan.
 
===La scomunica e le vicende recenti===
 
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In seguito alla [[scomunica]] definitiva, Sante si sentì fortemente ferito, nell’orgoglio ma soprattutto nel fisico. Infatti, prima il nuovo prete che prese il suo posto a Monterosso, seccato dalla sua insistenza nel non voler abbandonare l’incarico, dopo l’ennesimo diverbio lo sfigurò infilandogli la testa nel turibolo ardente, e poi gli emissari dell’Ordine massonico lo punirono per il fallimento della loro missione costringendolo a mangiare un [[panemmerda|panino]] farcito col suo stesso [[scroto]].
 
Privato così in un colpo della carriera ecclesiastica e della possibilità di vivere apertamente la sua relazione con la Stabbocchi, che dopo l’incidente del panino gli stette vicino a lungo prima di cogliere al volo l’occasione di diventare segretaria particolare di don Culo, l’ex prete si ritrovò così nelle stesse condizioni di quando era fuggito dall’orfanotrofio, per di più privato della possibilità di [[prostituzione|guadagnarsi da vivere sollazzando le signore]]. Tuttavia, con la forza della disperazione Sante cercò di rialzarsi dalla [[cocaina|polvere]] in cui era finito. Prese così la [[patente]] per la guida del [[camion]], intendendo svolgere un [[lavoro]] regolare, ma il vecchio [[Satana|demone]] del crimine tornò ad impossessarsi di lui, e ben presto venne licenziato dopo aver fatto sparire alcuni dei carichi di [[letame]] e averli rivenduti di straforo a [[Beppe Bigazzi]].
 
Nel frattempo, durante un’indagine su certe sparizioni di [[soldi|fondi]] per la costruzione dell’aeroporto coperto di [[Casablanca]] commissionato nel [[1963]] allo studio Stabbocchi e di cui a giorni si sarebbe assistito all’inaugurazione del parcheggio, la principale indagata fece il nome di Sguotti, che secondo quanto dichiarato dall’architetto avrebbe adoperato i proventi illeciti per finanziare la sua [[corruzione|campagna elettorale]] per diventare vescovo di Pustole sul Glande. Il povero Sante ha finora smentito ogni addebito, sostenendo di non sapere nulla di quei soldi e accusando anzi don Culo di essersene appropriato per far chiudere un occhio alla [[polizia]] di frontiera su un carico di chierichetti [[Filippine|filippini]] che avrebbe dovuto arrivare il [[30 febbraio]] al porto di [[Brescia]] via [[nave]].
 
In seguito a questa condanna arrivò quindi la sospensione [[papa|papale]] a divinis per il sacerdote, che però non riuscì a farsene una ragione e continuò a celebrare messa, mantenendo le chiavi della chiesa e sfidando apertamente l’autorità pontificia autoincoronandosi ottavo re di [[Roma]], forte soprattutto dell’appoggio dei parrocchiani, tutti compatti a difesa del loro prete dietro lo striscione "Don Sante è nostro padre", ignorando forse che per tre quarti di loro non si trattava solo di uno slogan.
 
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