Treviso: differenze tra le versioni

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Riga 47:
Le origine cittadine si perdono nelle nebbie della leggenda dalla notte dei tempi. La posa della prima pietra della città risalirebbe al 1011 avanti Cristo a opera di Giancarlo Gentilini durante il suo primo mandato come sindaco, per dare una città ai trevigiani, altresì nominati, nella loro lingua, '''Trevisani'''. I trevigiani si dividono in '''Babbani''' (ossia la gente comune) e '''Razza Piave'''. Questi ultimi, in particolare, sono assiduamente convinti di essere la razza più antica al mondo, i fondatori delle varie [[Ur]], [[Sumer]], [[Gerico]], [[Gerusalemme]], [[Mu]], [[Atlantide]], [[Catal huyuk]] e [[New York]], gli edificatori di [[Stonehenge]]. Da ciò deriva la ferma convinzione che la Razza Piave, dopo un lungo peregrinare nel mondo (in seguito alla distruzione del paese di [[Cuccagna]] a opera di [[Cristiano Malgioglio]]), abbia trovato il proprio messia in [[Giancarlo Gentilini]] stesso e, elettolo sindaco, lo abbia incaricato di scolpire le tavole della legge e di cercare la terra dove scorrono fiumi di latte e miele (o, secondo una più accurata interpretazione, di vino rosso e vino bianco). Questa terra dovrebbe appunto essere Treviso.
È stato ristrovato a Treviso il Sacro libro del '''Trevisano rassa piave''' dove è narrata in lingua trevisana, con le tipiche rune a forma di radicchio che rappresentano lettere, la storia di un eroe: Giancarlo Gentilini. Esso durante una notte riceve in sogno dal dio Panto il compito di costruire un'arca e di raggruppare tutti gli animali da cortile possibili. Dopo esattamente 78 giorni cominciò un diluvio e il Piave si ingrossò fino uscire dai suoi margini ed "invase il mondo intero mormorando non passa lo straniero". Dopo anni di navigazione Gentilini vide un monte, il Montello (secondo la tradizione trevisana il monte più elevato al mondo), nel quale s'incagliò. Da qui in poi non è stato possibile tradurre il sacro testo, ma da questo racconto deriva il concetto di "rassa piave" cioè l'unica razza veneta pura sopravvissuta al diluvio del Piave.
Nell'anno del Signore 1997, lo sceriffo Gentilini ordinò, reggendosi i maroni con una mano, di levare tutte le panchine nei giardini davanti alla stazione. Lo scopo era impedire agli immigrati di bivaccare qua e là. E grazie a Dio, che vadano a lavorare! Treviso da quel glorioso anno in poi ha vietato anche:
*l'uso del velo e di tutto ciò che nasconde il volto, compresi gli occhiali da sole, la frangia di capelli più lunga di 3cm, gli occhiali da vista, le sopracciglia folte
*la consumazione di cannapa indiana, a meno che non lo si faccia nello studio dello sceriffo
*la parola Dio in tutte le lingue che non siano il dialetto veneto di inflessione trevigiana. Particolarmente vietata è la parola Dio in lingua araba
*qualsivoglia tipo di musica ad alto volume, ad eccezione della musica tunz tunz nei negozi e nei bar, dove ha la manifesta funzione di rendere gradevole il consumo o l'acquisto di qualsiasi tipo di stronzata edulcorata ma alla moda
Da allora in poi, in poche parole, su Treviso il sole splende tutti i giorni, c'è ordine, disciplina, rispetto per le tradizioni.<br/>
Tuttavia, con l'avvento della crisi finanziaria galattica, la città ha messo in vendita i granai-grattacielo del centro, sulla scorta dell'iniziativa di ristrutturazione economica della città di Milano. Stando a quanto dice la mia amica Berta, il centro città dovrebbe essere ceduto in pochi mesi all'emiro del Qatar, Abdullah Qaga Skei. <br/>
Secondo il più autorevole quotidiano locale, La Tribuna, Abdullah Qaga Skei avrebbe intenzione di disseminare tutta Treviso di moschee, per farne la capitale del turismo veneto. Il segretario della Lega Nord trevigiana pare che abbia già dato il suo ok, a condizione che non venga leso in alcun modo il culto locale dei Santi Diocaro e Dioboia.
 
== Fauna antropomorfa ==
Utente anonimo
I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione