Vera Slepoj: differenze tra le versioni

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Nata nell'isola di [[Lesbo]] nel [[666 a.C.]], Vera Slepoj impara a leggere e scrivere prima ancora di imparare a parlare. Dopo il primo [[anno]] di nascita, uccide il padre per non dover attraversare la fase [[Freud|freudiana]] dell'invidia del [[pene]].<br>
Non appena impara a camminare, fugge da Lesbo perché temeva che il nome dell'isola [[natale]] potesse incidere sulla sua sessualità. Si trasferisce quindi in uno sperduto paesello di montagna (alcune fonti riportano si tratti di [[Taormina]] ma secondo altre risulterebbe essere [[Barletta]]), alloggiando in un collegio salesiano di cui apprezza la cucina macrobiotica ma critica la forma fallica dei crocifissi.<br>
Il rigore del collegio ed in particolare la posizi{{76KK23821}}oneposizione delle celle per [[Suora|suore]] a 3 kilometri di distanza da quelle per i preti la convincono che il miglior modo di evitare disorientamenti sulla sessualità era l'esclusione di qualsiasi contatto con l'altro sesso o qualsiasi cosa ritenuta propria dell'altro sesso. Questa [[filosofia]] la porta ad aver paura di tutto ciò che è maschile in quanto possibile causa d'affezione da lesbismo: si disinfetta dopo aver erroneamente provato un profumo maschile, prende spavento quando trova un [[preservativo]] usato per strada,
va a confessarsi a seguito della visione di un barattolo di schiuma da [[barba]] al supermercato. Naturalmente discorso uguale e contrario deve valere per i maschi: qualsiasi contatto con qualcosa di femminile può far diventare [[gay]]... ecco perché un giorno che sgama un [[Pedofilo|prete]] a letto con un [[bambino]], la Slepoj imputa del fatto lo scambio di un gesto di pace che il prete fece tempo prima con una suora.<br>
Le sue idee sulla sessualità diventano estreme a tal punto che neppure il collegio era il luogo più adatto per fuggire alle occasioni prossime del [[peccato]] e sentirsi sicura da ogni [[Paura|fobia]]. Cerca quindi rifugio in un igloo isolato sulla cima del suo stesso [[naso]], dove permane per una dozzina di secoli oscurando anche le finestre per evitare che la forma fallica dei pini le scaturisca le solite paure.
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