Jesi: differenze tra le versioni
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==Sport==
Lo [[sport]] più amato in quel di Jesi, incredibile a dirsi, è la [[scherma]]. Dato che è praticato in tutto il mondo da circa una dozzina di atleti, per una legge della statistica ha portato in città innumerevoli trionfi, tanto che attualmente si contano 1,3 medaglie d’oro per abitante (considerando solo quelle [[Olimpiadi|olimpiche]]). Le medaglie d’argento vengono regalate ogni giovedì dai cartolai come inserto de [[l'Unità]]; mentre quelle di bronzo vengono utilizzate come sostituti dei sampietrini divelti quando si devono ripavimentare le strade. L’altra maggiore scuola italiana di scherma è quella di [[Livorno]], fatto che fa supporre sia una pratica per soli bolscevichi usi all'esclamare "''Boia de''"
#era di origini [[Emilia-Romagna|emiliane]] (orrore!)
#aveva sposato un terrone (affronto!)
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#era [[Elettore berlusconiano|filo berlusconiana]] (al rogo, al rogo!)
[[Video:Valentina Vezzali e Silvio Berlusconi a Porta a Porta|right|thumb|350px|[[AAAAAAAAA!|Aaah!]] Traditrice senza vergogna!]]
Naturalmente vinse la Vezzali.<br />Il giorno seguente Jesi fu invasa da decine di giornalisti della [[Gazzetta dello Sport]], decisi a intervistare i sicuramente orgogliosi e festanti abitanti della città della scherma. Fermarono tutti i passanti chiedendo loro: "''Cosa prova sapendo che siete sulla bocca degli sportivi di tutto il mondo?''", ottenendo sempre la medesima risposta: "''Ma vattene a [[fanculo]] te e la Vezzali!''"
Ai mondiali di [[Parigi]] del [[2009]] si è messa in luce una nuova giovane fiorettista jesina Doc, [[Elisa Di Francisca]] divenuta campionessa iridata battendo in finale Valentina Vezzali. Purtroppo alla successiva edizione del [[2011]] venne sconfitta alla finalissima sempre dall'antipatica concittadina. Se a [[Londra]] 2012 dovesse perdere anche lei contro quella baciapile si preannuncia il [[suicidio]] di massa dell’intera la città.
Il secondo sport più seguito è sicuramente il [[basket]]. Questo perché, per una volta, per un anno soltanto, la squadra locale è riuscita a raggiungere la serie A1. Quella stagione fu memorabile: la formazione jesina giunse ultima perdendo tutte le partite, ma con due punti a referto. Erano quelli attribuiti a tavolino dalla federazione alla squadra col maggior fair play. Il titolo fu strameritato, poiché i giocatori jesini promisero che ogni volta che avessero perso con meno di 30 punti di scarto avrebbero pagato da bere a tutti i presenti nel palazzetto. L'evento, di per sé molto improbabile, fu raggiunto solo in una circostanza per un'evidente bastardata degli avversari, i quali negli ultimi minuti realizzarono ben diciotto autocanestri, tutti palesemente volontari.
Terzo in ordine di importanza viene il [[volley]], specificatamente quello femminile.<br />Questo in virtù del fatto che il più ricco industriale della città ha una passione smodata per questo sport, tanto che all’inizio del nuovo millennio acquistò l’intera nazionale italiana neo campione del mondo, più le capitane degli [[Stati Uniti]] (secondi), di [[Cuba]] (terzi) e del [[Brasile]] (quarti).<br />Fu un decennio di assoluto predominio sul patrio suolo, in cui ogni singolo anno la formazione jesina arrivò in finale sia dello Scudetto che della Coppa Italia. Il destino rio e beffardo
Al quarto posto tra gli sport preferiti viene il [[calcio]]. Questo non grazie ai risultati della squadra locale - che in 173 anni di storia non ha mai vinto nemmeno un incontro tra scapoli e ammogliati - ma in quanto la città ha dato i natali agonistici a due campioni del calibro di [[Roberto Mancini]] e di [[Luca Marchegiani]], fatto di cui i tifosi vanno enormemente fieri. Sappiate che è assolutamente inutile ricordare loro che di Marchegiani [[A nessuno importa|nessuno se ne ricorda]] e che Mancini sta sul cazzo a tutta Italia
[[File:Roberto Mancini esulta.jpg|right|thumb|270px|[[Roberto Mancini]] a Parigi immortalato nell'istante della stoccata decisiva per la sconfitta mondiale della Vezzali contro la Di Francisca. Anche lui è rimasto salomonicamente neutrale.]] L’origine della lotta è materia di diverse leggende, ma l'[[autore di questo articolo]] ne è venuto a conoscenza durante una lunga conversazione al [[bar]] con un vecchietto ubriaco che l’aveva saputo da suo [[nonno]] quand’era ubriaco.<br />Sembra che le due tifoserie siano entrate in contatto per la prima volta diversi anni fa in un [[autogrill]] nei pressi di Ancona. I sambenedettesi si stavano recando a [[Perugia]] per supportare la loro squadra che puntava alla salvezza nel campionato di [[serie B]], mentre gli jesini stavano andando a [[Mirabilandia]] per dimenticare d’aver appena perso anche col Borgo Tre Case. Fato volle che le donne sanbenedettesi recassero con loro un quantitativo di [[olive all’ascolana]] capace di colmare una discarica, al fine di rifocillare i loro congiunti durante le fatiche del tifo. A quel punto, inopinatamente, un bimbo jesino ebbe l’audacia di chiedere se poteva averne una. Al repentino rifiuto della comare si scatenò l’inferno. I feriti da ambo le parti crescevano ad ogni minuto, così come gli sfregiati in conseguenza del fitto lancio di sassi, panini [[Camogli]] e CD di [[Ornella Vanoni]]. Poi, nel bel mezzo della ressa generale, si udì un sanbenedettese gridare: "''E inoltre sapete cosa vi dico? Non è che la [[scherma]] sia poi tutto ‘sto gran ché!''".<br />Non vi furono sopravvissuti.
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