Utente:Flaming Ace/Sandbox/2: differenze tra le versioni

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Locke inizia una delle sue opere più importanti, ''Saggio sull'intelletto umano escluso quello di Homer Simpson che è nullo'', raccontando al lettore i cazzi suoi:
[[File:John Locke bianco e nero.jpg|thumb|right|Locke impallidisce nel rileggere uno dei suoi scritti.]]
 
{{quote|...essendosi cinque o sei amici miei riuniti nella mia stanza a discutere di argomenti molto diversi dal presente soggetto, ben presto ci trovammo in un vicolo cieco... e dopo aver fatto alquanti sforzi senza con ciò progredire verso la soluzione... a me venne il sospetto che avessimo adottato un procedimento errato; e che prima di applicarci a ricerche di quel genere, fosse necessario esaminare le nostre facoltà e vedere con quali oggetti il nostro intelletto fosse atto a trattare e con quali invece non lo fosse...}}
 
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Ciò che Locke vuole dire è che, prima di cercare di risolvere un [[problema]], è bene chiedersi, analizzandolo criticamente, se si possa fare qualcosa a riguardo o se sia possibile soltanto accontentarsi di "una quieta ignoranza". John aveva elaborato questo pensiero già quando andava a [[scuola]]: quando non capiva come risolvere un problema matematico, durante le verifiche era solito scrivere "Non so risolvere il problema, quindi mi accontento di una quieta ignoranza"; al che il [[Professore di matematica|professore]] era solito scrivere "Non sai risolvere il problema, quindi ti accontenti di un quieto 2".
[[File:Cartesio1.jpg|thumb|left|Cartesio, dall'[[aldilà]], legge perplesso il Saggio.]]
 
Il filosofo e inventore di [[Piano cartesiano|piani]] [[Cartesio]] e il produttore di [[pancetta]] [[Francis Bacon]] avevano fatto gli sboroni, proponendo ciascuno un metodo che avrebbe garantito una [[conoscenza]] assoluta in qualunque ambito del sapere umano. Ma in questo periodo Locke, pur avendo quasi sessant'anni, è ancora nella fase [[Adolescente|adolescenziale]] della ribellione, così decide che Bacon e Cartesio erano due cazzari. Dice che è possibile conoscere le idee più complesse solamente grazie alle idee più semplici, chiare e distinte, altrimenti, per citare Locke stesso, "non si capisce un ciufolo".<br />
 
Dei quattro [[libri]] che compongono il Saggio, in tre Locke ripete, in circa 217 modi diversi, che le idee innate non esistono, ma ogni conoscenza nasce dall'[[esperienza]]; pertanto, se non ci si scatafascia giù da un [[burrone]] almeno una volta, non si sa cosa si prova a farlo. Per provare che non esistono idee innate, come quella di [[Dio]], di [[infinito]] o di [[sandwich]] al tonno, Locke dice che, se un'idea è innata quando è universale, allora non esistono idee innate perché non esistono idee universali, visto che molti princìpi non vengono presi per veri da idioti, bambini, e neppure da [[quel bambino idiota con l'accento falsamente inglese che conduce quel TG idiota con inviati idioti per conto del Mulino Bianco]]. Narrano le leggende che il quarto libro tratti il tema del "la certezza e l'estensione della conoscenza umana, ed insieme i fondamenti e i gradi della credenza, dell'opinione e dell'assenso", ma non si sa se ci sia un fondo di verità, dato che nessuno è mai arrivato oltre il terzo libro sano di mente.<br />
Più avanti Locke critica anche l'idea del rapporto causa-effetto, sostenendo che tale rapporto può esistere, ma che tale esistenza non può essere dimostrata; aveva infatti cercato di dimostrarlo ripetutamente, andando dietro ad un [[asino]] e prendendolo a legnate fino a farsi sferrare calci in faccia: così facendo non riuscì a dimostrare l'esistenza del rapporto tra causa ed effetto, ma scoprì che gli zoccoli degli asini sono molto duri.
Più avanti Locke critica anche l'idea del rapporto causa-effetto, sostenendo che
 
== Opere ==
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