Scooterista

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Lo scooterista è il detentore/possessore di scooter.

Si differenzia dal motociclista in quanto, anche se non lo sa, i due mezzi differiscono sostanzialmente e formalmente.

Oltre a non sapere questo, lo scooterista ingora un sacco di altre cose, come ad esempio le strisce pedonali, i semafori, le corsie di emergenza, i divieti di sosta e, sopratutto, il fatto di essere scooterista.

Profilo psico/fisico

Lo scooterista è in perenne stato di agitazione, il che lo porta a sculettare spasmodicamente nel traffico e a straziare il manubrio a destra e a manca solo per fare 1 metro e 86 centimetri in più rispetto al motociclista, su una distanza di 3.000 chilometri. Soffre di allucinazioni audio-visive e di sindrome compulsiva del clacson. E' irrimendiabilmente daltonico, il che lo rende insensibile ai semafori.

All'esame clinico, lo scooterista presenta cifosi da postura scorretta e schiacciamento L2/L3 - L3/L4 - L4/L5 - L5/L6 - L6/L7 - L7/L8 e via discorrendo, verso e oltre vertebre che normalmente un essere umano non presenta, ma che lo scooterista sviluppa al mero scopo di schiacciarle l'una contro l'altra.

Il pollice e i relativi muscoli flessori propri sono particolarmente sviluppati nello scooterista che, nella speranza di disintegrare le automobili ferme nel traffico davanti a lui, complevoli a suo modo di vedere semplicemente per il fatto di essere lì, si accanisce contro il pulsante del suo fastidioso clacson ancor prima di mettere in moto e fino a cinque o sei minuti dopo essere giunto a destinazione e aver spento il motore. Solo per puro istinto.

L'orecchio, generalmente il destro, presenta pronunciate escoriazioni dovute all'inserimento del telefono cellulare fra il casco e l'orecchio. Lo scooterista ignora infatti l'esistenza delle cuffiette, degli auricolari bluetooth, e in genere del fatto che l'utilizzo del cellulare mentre si è alla guida è a dir poco sconsigliato.

Il piede, generalmente il destro, presenta segni di usura lungo tutta la fascia plantare; lo scooterista è infatti solito tenere un piede giù anche durante la marcia, forse nel tentativo di saggiare la qualità dell'asfalto, o molto più probabilmente perchè è troppo pigro per tirare su la gamba.

Lo scooterista alla partenza

Poco prima di partire, circa quindici o venti minuti (insomma nemmeno tanto poco) lo scooterista mette il moto il suo scooter, possibilmente in garage, dove il rombo del motore rimbalza come una pallina rimbazina in una centrifuga, rincoglionendolo ulteriormente, e i gas di scarico al chiuso danneggiano la sua già compromessa capacità di ragionamento.

Conseguentemente alla sua natura pigra, lo scooterista impega questo lasso di tempo per comprendere (ogni volta) l'utilizzo del casco, infilarlo in testa nella migliore delle ipotesi, e nei casi meno gravi, decidere e riuscire ad allacciarlo.

Per ragioni note solo a lui, lo scooter deve necessariamente restare acceso durante queste operazioni prelimiari per tutto questo tempo, anche se sono le 3 di notte e lo scooter è parcheggiato sotto un balcone di un piano ammezzato.

Lo scooterista ignora che, anche se fermo, lo scooter consuma carburante oltre a rompere il cazzo a tutto il condominio e il vicinato.

Lo scooterista in marcia

Durante la marcia, lo scooterista dà il meglio di sè, esplicitando ogni sua caratteristica.

Assume una curiosa quanto aerodinamica forma a C, con schiena flessa all'inverosimile, e gambe e braccia distese che si protendono in avanti, rispettivamente verso la pedana e il manubrio. Quando impegnato ad evitare altre automobili nel traffico, lo scooterista tira fuori un piede e lo tiene sospeso radente l'asfalto. Cosa lo tira a fare su se fra due chilometri c'è un'automobile e bisogna metterlo a terra per fermarsi?

Se indossa il caso (se!), tiene un'accesa conversazione al cellulare infilato all'altezza dell'orecchio, gesticolando come la più curiosa caricatura mafiosa estera. Quando il casco gli pende dal gomito (perchè fa caldo o perchè fa fighi o perchè durante la lunga fase di partenza lo scooterista non ne ha ben compreso l'utilizzo), la conversazione si sposta su Whazzapp, e la mano sinistra è devotamente impegnata a digitare febbrili repliche. Si fotta la leva del freno, tanto al prossimo ostatolo (leggasi automobile) sculetta e scarta di lato.

Per lo scooterista, le automobili sono fastidiosi ostacoli da superare con manovre evasive ed elusive, mirate a passare oltre e a confondere chi segue da dietro, il quale resta spiazzato manco si trovasse davanti all'elastico di Ronaldinho. Quando tali manovre gli sono precluse per carenza di spazio o perchè poste in atto da uno scooterista più veloce, il ricorso al clacson non è frutto di una scelta ragionata, ma un semplice ed innato riflesso che emerge nel disperato tentativo di far sparire l'ostacolo o, nei casi più gravi, di aprire il traffico come Mosè fece con il Mar Rosso.

Quando si ravvede della colonna ferma ad un incrocio, lo scooterista ignora in buona fede il semaforo (non sa cosa sia, non è colpa sua!) e, superata tutta la colonna di auto, viene asslito dal dubbio che forse è opportuno fermarsi; si piazza quindi giusto 2 metri più avanti per guadagnare tempo alla ripartenza, lui si che la sa lunga, tempo che inevitabilmente perderà in quanto la sua posizione gli prelcude la vista del verde (che comuqne ingorerebbe esattamente come farebbe col rosso), e per ripartire avrà bisogno di una intronata di clacson da parte di tutte le auto ferme in fila, da quella immediatamente dietro a quella posta 25 chilometri più in là per trasmissione quantistica.

In autostrada o in tangeziale, nel traffico fitto lo scooterista è subitaneamente colto da pensiero laterale e colpo di genio che, inducendolo a ritenere tutti gli altri dei perfetti idioti, scarta immediatamente a destra occupando la quarta corsia che, a sua insaputa, è definita corsia di emergenza e destinata a tali evenienze. Gli scooteristi dotati di maggior acume, consci di tale utilizzo della corsia, si convincono immediatamente del fatto che, in effetti, la loro è un emergenza. Devono giugngere a destinazione, e gli ostacoli inspiegabilmente fermi in colonna cercando di impedirglielo.

Lo scooterista a destinazione

Giunto nei pressi della destinazione, lo scooterista cerca ed individua un varco laterale nella corsia per superare il fastidioso dislivello generato dal marciapiede, del quale naturalmente ignora la funzione. Nei casi di scooteristi esperti e sensibili allo stato di salute del proprio mezzo, la ricerca si concentra sulle rampe per disabili, imboccandole cdi gran carriera, incuranti della presenza di passanti, anch'essi considerati ostacoli al loro sommo scopo.

Quando la destinazione è un'abitazione, un ufficio, un esercizio commerciale o un distributore di sigarette, lo scooterista sfilandosi il casco al volo (quando lo indossa) ancora in marcia si dirigerà spedito e parcheggierà in un'area distante dal civico di circa 40 centrimetri. Perchè camminare a piedi quando si ha uno scooter?

Quando la destinazione è l'incontro con amici per strada, meglio se scooteristi anche loro, lo scooterista si limiterà a scartare di lato e a raggiungere il gruppo. Cosa importa se nonostante la sosta si continua ad occupare la corsia e a generare una strettoia al transito? I suoi amici sono lì ed è lì che lui vuole fermarsi.

Caratteristiche comportamentali

  • Lo scooterista non mette in moto, mette in scooter. Con somma soddisfazione dei motociclisti che non vedranno sporcato il loro buon nome
  • Lo scooterista crede che lo scooter sia meglio di una moto. Con somma soddisfazione dei motociclisti che non se lo ritroveranno tra le palle ai raduni
  • Lo scooterista non parte, inizia una corsa contro il tempo
  • Lo scooterista non sorpassa, va oltre l'ostacolo
  • Lo scooterista non parcheggia, si ferma e basta
  • Lo scooterista si arresta oltre il semaforo, guadagna tempo
  • Lo scooterista viene regolarmente surclassato dai clacsono di chi segue, fermo al semaforo, una volta scattato il verde
  • Lo scooterista quindi riparte indignato, sculettando ovviamente, verso orizzonti che quei poveri coglioni dietro nemmeno immaginano