Quel giorno che ti svegli e non hai voglia di fare un cazzo

Da Wikipedia, l'enciclopedia... hai abboccato, dì la verità...
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Inc Quel giorno che ti svegli e non hai voglia di fare un cazzo, o più semplicemente Sgonfio Giorno, è un maledetto giorno che qualunque essere vivente deve temere. Questo poichè il fastidioso fenomeno può non interessare solo l'essere umano, ma anche scarafaggi, orche, orchi, tenie, protozoi e gelsomini.
Alcuni lo annoverano tra le più infami malattie della nostra epoca, altri sostengono siano riti stregoneschi lanciati sotto lauto compenso dal mago Casanova contro il proprio nemico.
Compare solo ed esclusivamente appena svegli e dura tutto il giorno. A meno di essere un fancazzista di professione, l'avvenimento procura generalmente danno alla persona colpita, salvo per casi di istinti suicidi, anch'essi inibiti.

Gatto in stato terminale dello Sgonfio Giorno.

Origine

Benchè abbastanza incerta, l'origine del maligno viene attribuita a un ominide del Neogene: svegliatosi dopo un'abbondante cena a base di mammut in agrodolce, si accorse di avere accanto a sè una quantità sufficiente di carne per un altro paio di giorni. L'aggiunta dell'ombra di un pino e un giaciglio particolarmente comodo crearono un mix micidiale che si evolse nell'autoconvincimento di non avere assolutamente niente da fare. Dunque, nonostante avesse potuto dedicarsi a ben altre attività, decise di prolungare la notte di riposo in un pisolino, poi in una siesta e infine in una pennichella e guarda un po': si era già fatta sera.
Malelingue sostengono che il popolo messicano discenda da quell'ominide, mentre studi approfonditi smentiscono e puntano piuttosto

Giorno tipico

Una possibile reazione alla sveglia di uno Sgonfio Giorno. Hai tutta la mia comprensione, piccola...

Sveglia

È la parte più difficile dell'intera giornata: chiappe sblusate sul materasso, rivolino di bava gelatinizzato ancora attaccato al labbro inferiore, braccio sotto al cuscino completamente intorpidito e voglia di vivere di un minatore rumeno. Tutti nemici da sconfiggere simultaneamente, pena la perdita della corriera delle sette e venti.
L'unico metodo scientificamente provato per il sicuro distacco dalla tiepida culla è uno solo:l'irrimandabile impulso alla minzione.
Purtroppo non tutti sono così fortunati e sono costretti a una titanica lotta contro il proprio corpo ancora disattivato, battaglia tra le più sofferte quando alle orecchie giunge ben distinguibile il ticchettio della pioggia.

Colazione

Neanche a dirlo. La colazione si salta. Figurarsi se sia anche lontanamente possibile bollire un uovo, due gocce di latte o aprire un pacco di corn-flakes. Nemmeno per idea.
Unica eccezione: una serie di combinazioni favorevoli riconducibili alla sera prima: pasto abbondante, avanzo abbondante, avanzo facilmente reperibile (quindi poggiante su un ripiano ad altezza busto).

L'uscita di casa

Azione antipatica e spesso accompagnata da un lungo periodo di incertezza sulla soglia. Il fatto curioso è che in uno di questi giorni qualunque sia il tempo, l'umidità o la temperatura non andrà mai bene, sia caldo o freddo, coperto o soleggiato, e perciò si farà il primo, strascicato passo sul freddo asfalto maledicendo la propria vita con frasi tipo ma perchè sono ancora vivo?.

Il resto della giornata

Studente

Lo studente, frustrato dalla sua condizione, affronta la giornata scolastica ostentando profondo disprezzo verso qualunque insignificante fastidio, rifiutando la dialettica e i gesti di solidarietà. Neppure la notizia di 14 ore buche pùò far ridestare l'allegria del moribondo, che si trascinerà sbadiglio dopo sbadiglio fino alle sospirate 13 e 15.
Il resto della giornata è accompagnato da un unico obiettivo: imboscarsi fino all'ora di cena onde evitare massacranti mansioni quali buttare la spazzatura, lavare i piatti del pranzo o addirittura portare a spasso il cane.
Quando finalmente arriva la sera e la cena è stata faticosamente consumata, il povero studente potrà sfogarsi su facebook su quanto dura sia stata la propria giornata.

Lavoratore

Di norma non esiste lavoro in cui non sia possibile strafottersene della propria occupazione per almeno qualche ora. Un lavoratore esperto trova sempre scuse e sotterfugi che facciano in modo di far passare la giornata senza che nessuno noti la sua nullafacenza scriteriata.
La sua giornata tipica è condita da abbondanti mi sostituisci un attimo che devo fare una cosuccia o guardaci un attimo tu che devo andare un attimini dal direttore e naturalmente da varie frasi di circostanza. Esempi di quest'ultime suonano all'orecchio tutti i giorni:

  • -Quanto le fa le melanzane?

-Uffa...c'è scritto sul cartellino...

  • -Scusi, sa l'ora?

-Sì, anzi no.

  • -Ha finito con la pratica di quel tizio?

-Non l'ho neanche iniz...cioè, quasi.

  • -Professore, non ho capito l'ultima cosa che ha spiegato.

-E chi se ne frega.

  • -Scusi, mi fa il pieno?

-Ah, ma io non sono mica il benzinaio.

  • -8,37€? Ecco una carta da dieci.

-Ah...facciamo pure 5€...

La giornata termina in un divano-poltrona-sofà abbastanza paziente da contenere un culo stanco per un tempo indefinito.