Quel giorno che ti svegli e non hai voglia di fare un cazzo

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Quel giorno che ti svegli e non hai voglia di fare un cazzo, detto anche Sgonfio Giorno, è un maledetto giorno che qualunque essere vivente deve temere. Alcuni lo annoverano tra le più infami malattie della nostra epoca, altri sostengono siano riti stregoneschi lanciati sotto lauto compenso dal mago Casanova contro il proprio nemico.

Gatto in stato terminale dello Sgonfio Giorno.

Compare solo ed esclusivamente appena svegli e dura tutto il giorno. A meno di essere un fancazzista di professione, l'avvenimento procura generalmente danno alla persona colpita, salvo per casi di istinti suicidi, anch'essi inibiti.

Origine

Benché abbastanza incerta, l'origine del malessere viene attribuita a un ominide del Neogene: svegliatosi dopo un'abbondante cena a base di mammut in agrodolce, si accorse di avere accanto a sè una quantità sufficiente di carne per un altro paio di giorni. L'aggiunta dell'ombra di un pino e un giaciglio particolarmente comodo crearono un mix micidiale che si evolse nell'autoconvincimento di non avere assolutamente niente da fare. Dunque, nonostante avesse potuto dedicarsi a inventare la ruota o scoprire il fuoco, decise di prolungare la notte di riposo in un pisolino, poi in una siesta e infine in una pennichella e guarda un po': si era già fatta sera.
Malelingue sostengono che l'intero popolo messicano discenda da quell'ominide.

Giorno tipico

Tipica reazione alla sveglia di uno Sgonfio Giorno. Hai tutta la mia comprensione, piccola...

Sveglia

È la parte più difficile dell'intera giornata: chiappe sblusate sul materasso, rivolino di bava gelatinizzato ancora attaccato al labbro inferiore, braccio sotto al cuscino completamente intorpidito e dotato di vita autonoma e voglia di vivere di un minatore rumeno. Tutti nemici da sconfiggere simultaneamente, pena la perdita della corriera delle sette e venti.
L'unico metodo scientificamente provato per il sicuro distacco dalla tiepida culla è uno solo: l'irrimandabile impulso alla minzione.
Purtroppo non tutti sono così fortunati e sono costretti a una titanica lotta contro il proprio corpo ancora disattivato, battaglia tra le più sofferte quando alle orecchie giunge ben distinguibile l'ipnotico, soporifero, dolce ticchettio della pioggia.

Colazione

Un'altra e ancor più tipica reazione.

Neanche a dirlo. La colazione si salta. Figurarsi se sia anche lontanamente possibile bollire un uovo, riscaldare due gocce di latte o aprire un pacco di corn-flakes. Nemmeno per idea.
Unica eccezione: una serie di combinazioni favorevoli riconducibili alla sera prima:

  1. Pasto abbondante;
  2. Avanzo abbondante;
  3. Avanzo facilmente reperibile (quindi poggiante su un ripiano ad altezza busto, nè più alto, nè più basso);
  4. Avanzo commestibile (qualunque cosa sia, se odora di gnu putrefatto è meglio evitare);
  5. Avanzo non necessitante di riscaldamento, posate o piano d'appoggio.

L'uscita di casa

Azione simpatica quanto un rutto al fiele, spesso accompagnata da un lungo periodo di incertezza sulla soglia. Il fatto frustrante è che in uno di questi giorni qualunque sia il tempo, l'umidità o la temperatura non andrà mai bene, sia caldo o freddo, coperto o soleggiato, e perciò si farà il primo, strascicato passo sul freddo asfalto maledicendo la propria vita con frasi tipo: ma perché sono ancora vivo?.

Il resto della giornata

Studente

Lo studente, consapevole della sua misera condizione, affronta il giorno scolastico ostentando profondo disprezzo verso qualunque insignificante fastidio, rifiutando la dialettica e i gesti di solidarietà. Neppure la notizia di 14 ore buche può far ridestare l'allegria del moribondo, che si trascinerà sbadiglio dopo sbadiglio fino alle sospirate 13 e 15.
Il dopo-scuola è accompagnato da un unico obiettivo: imboscarsi fino all'ora di cena onde evitare massacranti mansioni quali buttare la spazzatura, lavare i piatti del pranzo o addirittura portare a spasso il cane.
Quando finalmente arriva la sera e il pasto è stato faticosamente consumato, il povero studente potrà sfogarsi su Facebook su quanto dura sia stata la propria giornata.

Lavoratore

   La stessa cosa ma di più: Nonbooks:Evitare il lavoro.

Di norma non esiste lavoro in cui non sia possibile strafottersene della propria occupazione per almeno qualche ora. Un lavoratore esperto trova sempre scuse e sotterfugi degni dei migliori contaballe che facciano in modo di giungere alle agognate 19 senza che nessuno noti la sua nullafacenza scriteriata.
La sua giornata tipica è condita con abbondanti mi sostituisci un istante che devo fare una cosuccia o guardaci un momento tu al bilancio che devo andare un attimino dal direttore e naturalmente da numerose quanto fantasiose frasi di circostanza. Esempi di quest'ultime suonano all'orecchio tutti i giorni:

- Cliente: “Quanto le fa le melanzane?”
- Venditore: “Uffa... c'è scritto sul cartellino...”
- Datore: “Ha finito con la pratica di quel tizio?”
- Impiegato: “Non l'ho neanche iniz...cioè, quasi.”
- Studente: “Prof, non ho capito l'ultima cosa che ha spiegato.”
- Professore: “E chi se ne frega.”
- Centauro: “Scusi, mi fa il pieno?”
- Benzinaio: “No.”
- Salumiere: “Desidera che il salame glielo affetti?”
- Gay: “Per chi m'ha preso, per una gettoneria?”

Inutile accennare poi alle abbondanti nonchè durature pause caffè-sigaretta-pisciata-cacata.
La giornata termina nell'incavo di un divano-poltrona-sofà abbastanza paziente da contenere un culo stanco per un tempo indefinito.

Tecniche di lotta

L'unico epilogo possibile di uno Sgonfio Giorno.

Purtroppo non esistono. Se ti svegli e manderesti tutti all'inferno; se un bel peto sotto le lenzuola non ti dà un briciolo di soddisfazione; se ti manca la voglia di tirartelo nonostante sia già belle e "pronto"; se mescolare il caffè ti sembrerà più faticoso che scalare il Kilimangiaro in monociclo; se il sorriso di una persona cara ti parrà quello di uno squalo bianco; se allacciarti le stringhe risulterà più complicato che leccarsi il gomito... sei fottuto. Rassegnati.

Voci correlate