Pene d'ebano: differenze tra le versioni
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Terribili prove attendevano i membri della compagnia nell'oscura caverna. |
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[[File:mandingo.jpg|right|thumb|Il sacro pene d'ebano dove si trova attualmente]] |
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{{quote| Proseguendo nel loro cammino i nostri eroi si imbatterono in una nube di tarzanelli mortali, che li aggredirono lanciandosi sulle loro minuscole liane. Solo la proverbiale aerofagia del vanitoso gigante riuscì a spazzar via la minaccia, ma subito se ne presentò un'altra, più subdola ma altrettanto pericolosa. Addormentato su di un trono sedeva russando un petofono gigante, il quale, se svegliato, avrebbe fatto dei tre un sol boccone. I tre, in punta di piedi e con in mano i loro fetidi calzari, riuscirono a passare indenni e si ritrovarono finalmene nell'ultima sala: la sala del pene d'ebano. L'eburno manganello riluceva sopra un altare di alabastro, tempestato di gomma pane. I tre tornarono al castello di Lady Marian lieti e giocosi, percuotendosi tra loro con il nero pistolone. La donzella, rossa in volto, li ringraziò con un timido peto. ''"Grazie"'' disse avvitando l'oscuro bastone sul corpo del nano Gurth, che si trasformò nel principe Foffo, nobiluomo imprigionato da un incantesimo: ''"Ora potremo finalmente unire il mio pene d'ebano con la vagina d'avorio di Lady Marian. Grazie, piccoli amici dell'amore"'' disse Foffo, e gli donò dieci luigi d'oro. I tre, felici e ormai amici per la pelle, decisero di tornare ai loro villaggi oltre la foresta di Baalaal, festeggiando e facendo tra di loro l'allegro trenino dell'amore.|''"Due culi e una cappella"'', capitolo millemillesimo}} |
{{quote| Proseguendo nel loro cammino i nostri eroi si imbatterono in una nube di tarzanelli mortali, che li aggredirono lanciandosi sulle loro minuscole liane. Solo la proverbiale aerofagia del vanitoso gigante riuscì a spazzar via la minaccia, ma subito se ne presentò un'altra, più subdola ma altrettanto pericolosa. Addormentato su di un trono sedeva russando un petofono gigante, il quale, se svegliato, avrebbe fatto dei tre un sol boccone. I tre, in punta di piedi e con in mano i loro fetidi calzari, riuscirono a passare indenni e si ritrovarono finalmene nell'ultima sala: la sala del pene d'ebano. L'eburno manganello riluceva sopra un altare di alabastro, tempestato di gomma pane. I tre tornarono al castello di Lady Marian lieti e giocosi, percuotendosi tra loro con il nero pistolone. La donzella, rossa in volto, li ringraziò con un timido peto. ''"Grazie"'' disse avvitando l'oscuro bastone sul corpo del nano Gurth, che si trasformò nel principe Foffo, nobiluomo imprigionato da un incantesimo: ''"Ora potremo finalmente unire il mio pene d'ebano con la vagina d'avorio di Lady Marian. Grazie, piccoli amici dell'amore"'' disse Foffo, e gli donò dieci luigi d'oro. I tre, felici e ormai amici per la pelle, decisero di tornare ai loro villaggi oltre la foresta di Baalaal, festeggiando e facendo tra di loro l'allegro trenino dell'amore.|''"Due culi e una cappella"'', capitolo millemillesimo}} |
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Versione delle 17:46, 19 ago 2010
Il pene d'ebano è una creatura leggendaria che si trova in molti racconti dell'Africa occidentale.
Origine della leggenda
L'animismo tradizionale africano sostiene che la vita sulla terra sia stata generata da Madre Natura ingravidata dal seme fuoriuscito da un immenso pene d'ebano, il legno più duro che esista. Una divinità malvagia chiamata goldone avrebbe tentato di impedire che madre natura rimanesse incinta poiché era invidiosa della potenza del pene. Allora il pene avrebbe detto al goldone "Mi è scivolata la saponetta, me la raccoglieresti?", sconfiggendolo e facendo trionfare la vita sulla morte.
Ancora oggi in molti villaggi africani ci sono sculture raffiguranti il pene d'ebano considerate protettrici della fertilità delle donne del villaggio. Se ad esempio una donna non riesce ad avere figli va a prostrarsi di fronte alla statua, toccandola e baciandola, dopodiché venti ragazze vergini danzano attorno al pene per tutta la notte.
La spedizione di Giorgio e Piero
Nel 1831 due esploratori inglesi, George Peterson e Peter Griffin (nomi italianizzati in Giorgio Pietrofiglio e Piero Grifone), si avventurarono nella foresta del Congo per appurare se il pene d'ebano fosse solo una leggenda locale o ci fosse un fondo di verità nei racconti. Le loro peripezie sono raccontate nel romanzo autobiografico "Due culi e una cappella" (titolo originale inglese "The legend of woodcock").
Poco dopo il loro arrivo in Congo i due esploratori capirono che era ancora un paese selvaggio e inospitale.
I due esploratori vennero fatti prigionieri da una tribù africana di petomani che li relegarono nelle proprie segrete: solo l'intervento di un pigmeo poté salvarli da una orrenda fine.
Giorgio e Piero vennero aiutati nella loro spedizione da un gigante watusso incontrato per caso.
La compagnia si avventurò nelle profondità della foresta del Congo, sfidando perigli e trappole. Avendo terminato i soldi, Giorgio fu costretto da Piero a prostituirsi nei villaggi che incontravano: una volta raccolta una somma sufficiente ripresero le loro ricerche.
Terribili prove attendevano i membri della compagnia nell'oscura caverna.
Da notare che Foffo in dialetto swahili si pronuncia Mandingo, che sarebbe quindi, secondo il resoconto dei due esploratori inglesi, portatore del sacro pene d'ebano.