Pene d'ebano: differenze tra le versioni
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La compagnia si avventurò nelle profondità della foresta del Congo, sfidando perigli e trappole. Avendo terminato i soldi, Giorgio fu costretto da Piero a [[Prostituzione|prostituirsi]] nei villaggi che incontravano: una volta raccolta una somma sufficiente ripresero le loro ricerche. |
La compagnia si avventurò nelle profondità della foresta del Congo, sfidando perigli e trappole. Avendo terminato i soldi, Giorgio fu costretto da Piero a [[Prostituzione|prostituirsi]] nei villaggi che incontravano: una volta raccolta una somma sufficiente ripresero le loro ricerche. |
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{{quote|Giorgio, Piero e il loro flaccido amico, il gigante Ganassa, camminarono a lungo nel reame di Baalaal, finché arrivarono all'entrata di una tetra caverna. ''"È qui che è custodito quello che cercate"'' disse il gigante, ''" ma per arrivarci dovremo superare delle dure prove"''. Prima di entrare, come rito propiziatorio, decisero di sfoderare le loro svettanti alabarde e di giuocare al giuoco del legnaiuolo, prendendosi scherzosamente a colpi di glande. Una voce uscì minacciosa dicendo ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''. Appena entrati le tenebre li avvolsero subito rischiarati dalla luce proveniente da una grossa scatola. Allora Giorgio si fece avanti ''"Salute a te, straniero, noi siamo qua: puoi tu dirci dove si trova il pene d'ebano?"'' ma ottenne in risposta ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''. Allora Piero provò a ripetere ''"Sì, ma dove si trova il pene d'ebano, straniero?"'' ma la risposta fù sempre ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''. Era l'oracolo metereologico che dava indicazioni ai viandanti. Giorgio decise perciò di prendere in mano la situazione ''"Non vi inquietate, compagni, forse ho un'idea: seguitemi!"''. I tre si inoltrarono nella caverna, incuranti delle parole dell'imbelle oracolo, che in lontananza continuava a ripetere ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''.|''"Due culi e una cappella"'', capitolo settantesimoquinto}} |
{{quote|Giorgio, Piero e il loro flaccido amico, il gigante Ganassa, camminarono a lungo nel reame di Baalaal, finché arrivarono all'entrata di una tetra caverna. ''"È qui che è custodito quello che cercate"'' disse il gigante, ''" ma per arrivarci dovremo superare delle dure prove"''. Prima di entrare, come rito propiziatorio, decisero di sfoderare le loro svettanti alabarde e di giuocare al giuoco del legnaiuolo, prendendosi scherzosamente a colpi di glande. Una voce uscì minacciosa dalla caverna dicendo ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''. Appena entrati le tenebre li avvolsero subito rischiarati dalla luce proveniente da una grossa scatola. Allora Giorgio si fece avanti ''"Salute a te, straniero, noi siamo qua: puoi tu dirci dove si trova il pene d'ebano?"'' ma ottenne in risposta ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''. Allora Piero provò a ripetere ''"Sì, ma dove si trova il pene d'ebano, straniero?"'' ma la risposta fù sempre ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''. Era l'oracolo metereologico che dava indicazioni ai viandanti. Giorgio decise perciò di prendere in mano la situazione ''"Non vi inquietate, compagni, forse ho un'idea: seguitemi!"''. I tre si inoltrarono nella caverna, incuranti delle parole dell'imbelle oracolo, che in lontananza continuava a ripetere ''"Salute a voi, amici, ovunque voi siate"''.|''"Due culi e una cappella"'', capitolo settantesimoquinto}} |
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Versione delle 11:10, 7 giu 2008
Il pene d'ebano è una creatura leggendaria che si trova in molti racconti dell'Africa occidentale.
Origine della leggenda
L'animismo tradizionale africano sostiene che la vita sulla terra sia stata generata da Madre Natura ingravidata dal seme fuoriuscito da un immenso pene d'ebano, il legno più duro che esista. Una divinità malvagia chiamata goldone avrebbe tentato di impedire che madre natura rimanesse incinta poiché era invidiosa della potenza del pene. Allora il pene avrebbe detto al goldone "Mi è scivolata la saponetta, me la raccoglieresti?", sconfiggendolo e facendo trionfare la vita sulla morte.
Ancora oggi in molti villaggi africani ci sono sculture raffiguranti il pene d'ebano considerate protettrici della fertilità delle donne del villaggio. Se ad esempio una donna non riesce ad avere figli va a prostrarsi di fronte alla statua, toccandola e baciandola, dopodiché venti ragazze vergini danzano attorno al pene per tutta la notte.
La spedizione di Giorgio e Piero
Nel 1831 due esploratori inglesi, George Peterson e Peter Griffin, si avventurarono nella foresta del Congo per appurare se il pene d'ebano fosse solo una leggenda locale o ci fosse un fondo di verità nei racconti. Le loro peripezie sono raccontate nel romanzo autobiografico "Due culi e una cappella" (titolo originale inglese "The legend of woodcock").
Poco dopo il loro arrivo in Congo i due esploratori capirono che era ancora un paese selvaggio e inospitale.
I due esploratori vennero fatti prigionieri da una tribù africana di petomani che li relegarono nelle proprie segrete: solo l'intervento di un pigmeo potè salvarli da una orrenda fine.
Giorgio e Piero vennero aiutati nella loro spedizione da un gigante watusso incontrato per caso.
La compagnia si avventurò nelle profondità della foresta del Congo, sfidando perigli e trappole. Avendo terminato i soldi, Giorgio fu costretto da Piero a prostituirsi nei villaggi che incontravano: una volta raccolta una somma sufficiente ripresero le loro ricerche.