Nonnotizie:Visite dalla Cina per Napolitano: differenze tra le versioni

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6 luglio 2009

La repressione in Cina

Roma - Dopo alcuni problemi alla dogana per via della nuova legge contro i clandestini il presidente cinese Hu Jintao è riuscito finalmente a raggiungere il nostro Giorgio Napolitano nel bordello romano del Quirinale. Qui il nostro amato presidente bipartisan ha chiesto ancora una volta al fratello giallognolo di rispettare i diritti umani, calpestati ultimamente nelle violente repressioni dello Xinjiang dove diverse persone sono state arrestate per cosiddetti "crimini" contro la repubblica popolare.

Ma proprio mentre Napolitano recitava la parte del buon presidente, lo schifoso comunista Jintao stava preparando la sua controffensiva, in pieno stile bolscevico che tanto odia il popolo italico. Appena Giorgio ha concluso il discorso infatti il cinese lo ha rimproverato a sua volta ricordandogli che l'Italia non ha nulla da insegnare alla Cina. "Come si pelmette? Lei che è a capo di un paese che manda a molile donne e bambini in Libia nelle mani di un dittatole psicopatico? Lei che cople le pelvelsioni sessuali del capo del govelno solo pelché c'è il G8 alle polte? Lei che giustifica il compoltamento dei magistlati simpatizzanti per il potente di tulno? Lei che ha una moglie che ha lo stesso nome di una macchina che viene costluita in nostlo umile ma glande paese. Lei che..." fortunatamente l'omino dagli occhi a mandorla è stato poi portato via a forza dalle ronde nere di stanza al Quirinale, che lo hanno trascinato a Villa Certosa e gli hanno fatto alcune foto compromettenti minacciandolo di pubblicarle nel caso non si fosse rimangiato le parole dette.

Napolitano ha espresso rammarico per l'accaduto e per scusarsi ha regalato all'uomo una farfallina tempestata di diamanti, proveniente dallo stock di Silvio Berlusconi, e una fornitura per un anno di minorenni nostrane, con la promessa che presto le ultime fabbriche della Fiat rimaste in Italia verranno spostate nel ridente paese orientale. Compresi gli operai, volenti o nolenti.

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