Nonnotizie:La Grecia mette all'asta Atene
11 maggio 2010
Atene. Suscita clamore la notizia secondo cui il governo greco avrebbe deciso di mettere all'asta la città di Atene per risanare i bilanci pubblici. L'annuncio è stato diffuso attraverso un cartello Vendesi affisso fuori la sede del governo, ed è stato tristemente scritto a mano poiché le banche con cui la Grecia era (ed è) in debito avevano già provveduto al pignoramento di computer, stampanti, fax e telefoni nonché di scrivanie, sedie, orologi, dentiere e spazzolini da denti.
La crisi economica in Grecia
Il recente tracollo finanziario della Grecia affonda le sue radici indietro negli anni, precisamente nel 2001 quando quei furboni dei ministri Aristotelis e Zenonis decisero di entrare in Europa e adottare la moneta unica europea per ingigantire il piccolo ego dei greci. Era noto a tutti che i conti della nazione ellenica erano già in rosso: la Commissione europea stimava un debito pubblico di circa un miliardo di Euro, ma dalla Grecia arrivarono risposte rassicuranti:
I babbani a Bruxelles la bevvero senza batter ciglio, e da allora l'argomento deficit pubblico greco passò in secondo piano. Fino a quando, qualche settimana fa, il primo ministro greco è andato a bussare alla porta di Bruxelles.
I greci sono andati così a piangere dai più ragionevoli tedeschi, chiedendo soldi in cambio di vacanze gratis. In Germania, che fino a quel momento facevano finta di non sapere nulla della crisi, si sono ritrovati spiazzati.
- Ministro greco: “Ci prestate venti miliardi di Euro?”
- Ministro tedesco: “Eh. Uhm. Boh. Sni!”
- Ministro greco: “No, dico sul serio. Vabbé facciamo dieci miliardi, sarebbe già qualcosa...no? Dai, almeno 200 Euro! Non posso tornare a casa a mani vuote, se no mi linciano.”
- Ministro tedesco: “Ehi, guarda là! Un asino volante, proprio dietro di te!”
- Ministro greco: “Dove?”
Quando tutto sembrava perso per la Grecia, è intervenuto, probabilmente per intercessione divina, il santo protettore dei deficit pubblici, nonché ministro dell'Economia italiana, Giulio Tremonti, che davanti alla Commissione europea ha detto in tono solenne:
A Bruxelles già pregustavano il momento di lasciare fuori dall'Europa la Grecia, in quanto peso morto per l'economia europea, ma successivamente è stato deciso di varare un piano di aiuti per gli ellenici, a patto che essi taglino le spese superflue come la benzina, il pane e l'acqua. Per aiutare l'economia greca, dall'Europa sono arrivate diverse decine di miliardi di Euro: la Germania ha erogato circa dieci miliardi di Euro, la Francia 6 e mezzo, l'Italia 35 Euro, la Spagna ha spedito invece un pacco di biscotti allegando un fax con su scritto "Se avanza qualcosa, ricordatevi di noi."
La finanziaria del 2010
Per far sì che arrivassero i soldi dall'Europa, dunque, il governo greco ha indetto una riunione eccezionale per approvare in fretta e furia una finanziaria che prevede drastici tagli alle spese. Intanto, pare che Atene sia stata acquistata da una multinazionale che avrebbe cambiato il nome della città in Coca Cola presenta: Atenelandia.
Quanto ai tagli alle spese approvati dal governo: tanto per cominciare, niente più trasporto pubblico: gli autobus, i tram e i treni sono stati venduti alla Corea del Sud, con in omaggio gli stessi conducenti; seconda decisione, l'abolizione delle pensioni: se uno invecchia e non può più lavorare, sono cazzi suoi, nessuno gli aveva detto di nascere in Grecia; terza misura approvata, meno istruzione per tutti: da oggi in Grecia la scuola dell'obbligo finanziata con i soldi pubblici comincia a cinque anni e finisce il mese successivo; infine, è stata introdotta una tassa sulle parole: per ogni parola pronunciata, bisognerà pagare una diversa somma, a seconda di quanto grande sia la cazzata detta. Il papa ha prontamente disdetto il suo viaggio in Grecia.