Giovanni Passannante: differenze tra le versioni

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==Conseguenze per i famigliari ed il paese natale==
==Conseguenze per i famigliari ed il paese natale==
La madre ed i fratelli dell'attentatore furono arrestati il giorno stesso, in quanto rei confessi di essere parenti del Passannante, di cui peraltro portavano lo stesso cognome. Poiché tuttavia con l'attentato non centravano nulla, non gli fu fatto alcun processo, essendovi il rischio che fossero disgraziatamente assolti. Furono quindi dichiarati "''insani di mente''" e condotti nel manicomio criminale di Aversa, sino al termine della loro peccaminosa vita.
La madre ed i fratelli dell'attentatore furono arrestati il giorno stesso, in quanto rei confessi di essere parenti del Passannante, di cui peraltro portavano lo stesso cognome. Poiché tuttavia con l'attentato non centravano nulla, non gli fu fatto alcun processo, essendovi il rischio che fossero disgraziatamente assolti. Furono quindi dichiarati "''insani di mente''" e condotti nel manicomio criminale di Aversa, sino al termine della loro peccaminosa vita.

Un amico {{s|sporco anarcoide simpatizzante repubblicano del cazzo}} del Passannante fu trovato in possesso di una foto in cui compariva niente di meno che il viso del vigliacco attentatore a quel sant'uomo del Re. Fu ovviamente arrestato e quindi interrogato per tre giorni: alla fine morì. La successiva inchiesta condotta da medici di provata fama, luminari della scienza medica, provò senza dubbio alcuno che l'interrogato era morto disgraziatamente a causa di un ''ictus''. Le polemiche della stampa per questa spiegazione spinsero i luminari a modificare la tesi: ''Morto suicida essendosi gettato dal terzo piano del commissariato di polizia ove provvisoriamente recluso''. Ancora proteste ed emerse la verità: ''Errata corrige: morto suicida sbattendo ripetutamente il capo contro i pugni dei carabinieri che lo interrogavano''. Così l'incidente fu dichiarato chiuso, con gran soddisfazione di tutti.


Il sindaco di Salvia Lucania, paese che aveva avuto l'ardire di dare i natali al vile fellone, fu del pari convocato innanzi al Re, perché si giustificasse. Di cosa si dovesse far perdonare nessuno lo sapeva con esattezza, ad ogni modo il colloquio così andò:
Il sindaco di Salvia Lucania, paese che aveva avuto l'ardire di dare i natali al vile fellone, fu del pari convocato innanzi al Re, perché si giustificasse. Di cosa si dovesse far perdonare nessuno lo sapeva con esattezza, ad ogni modo il colloquio così andò:
Sindaco: '''Vostra Altezza, io non trovo le parole per scusarmi, perché non so bene di cosa mi debba scusare'''
Re: '''Chi sei tu, o pezzente? Ah, già: il sindaco di quel disgraziato paese che ha dato i natali a bla bla bla. La Reggina si è spaventata tanto.....'''
Sindaco:'''Per pietà, non mettete a ferro e fuoco tutto il paese, ma noi che ne possiamo se quel coglione.....'''
Re:'''Stata tranquillo, plebeo. I delinquenti non hanno patria. Nella mia infinita bontà vi perdono. Ovviamente una piccola penitenza dovrete farla, dico bene?'''
Sindaco:'''Domandate, Vostra Grazia!'''
Re:'''Cambierete il nome al vostro paesello. Al posto di Salvia di Lucania, qualcosa tipo Merdaccia di Lucania o magari Stronzoni di Lucania, eh?'''
Sindaco:'''Ma Vostra Altezza.....'''
Re:'''Uffa, allora facciamo Savoia di Lucania: ultima offerta!'''
Sindaco:'''Era quasi meglio Merdaccia: comunque accetto'''


Da allora, sino ad oggi, il paese si chiama Savoia di Lucania quale parziale risarcimento per il fallito attentato a Re Umberto Idel 1879.



Versione delle 23:59, 16 ott 2017

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Conseguenze per i famigliari ed il paese natale

La madre ed i fratelli dell'attentatore furono arrestati il giorno stesso, in quanto rei confessi di essere parenti del Passannante, di cui peraltro portavano lo stesso cognome. Poiché tuttavia con l'attentato non centravano nulla, non gli fu fatto alcun processo, essendovi il rischio che fossero disgraziatamente assolti. Furono quindi dichiarati "insani di mente" e condotti nel manicomio criminale di Aversa, sino al termine della loro peccaminosa vita.

Un amico

del Passannante fu trovato in possesso di una foto in cui compariva niente di meno che il viso del vigliacco attentatore a quel sant'uomo del Re. Fu ovviamente arrestato e quindi interrogato per tre giorni: alla fine morì. La successiva inchiesta condotta da medici di provata fama, luminari della scienza medica, provò senza dubbio alcuno che l'interrogato era morto disgraziatamente a causa di un ictus. Le polemiche della stampa per questa spiegazione spinsero i luminari a modificare la tesi: Morto suicida essendosi gettato dal terzo piano del commissariato di polizia ove provvisoriamente recluso. Ancora proteste ed emerse la verità: Errata corrige: morto suicida sbattendo ripetutamente il capo contro i pugni dei carabinieri che lo interrogavano. Così l'incidente fu dichiarato chiuso, con gran soddisfazione di tutti.

Il sindaco di Salvia Lucania, paese che aveva avuto l'ardire di dare i natali al vile fellone, fu del pari convocato innanzi al Re, perché si giustificasse. Di cosa si dovesse far perdonare nessuno lo sapeva con esattezza, ad ogni modo il colloquio così andò: Sindaco: Vostra Altezza, io non trovo le parole per scusarmi, perché non so bene di cosa mi debba scusare Re: Chi sei tu, o pezzente? Ah, già: il sindaco di quel disgraziato paese che ha dato i natali a bla bla bla. La Reggina si è spaventata tanto..... Sindaco:Per pietà, non mettete a ferro e fuoco tutto il paese, ma noi che ne possiamo se quel coglione..... Re:Stata tranquillo, plebeo. I delinquenti non hanno patria. Nella mia infinita bontà vi perdono. Ovviamente una piccola penitenza dovrete farla, dico bene? Sindaco:Domandate, Vostra Grazia! Re:Cambierete il nome al vostro paesello. Al posto di Salvia di Lucania, qualcosa tipo Merdaccia di Lucania o magari Stronzoni di Lucania, eh? Sindaco:Ma Vostra Altezza..... Re:Uffa, allora facciamo Savoia di Lucania: ultima offerta! Sindaco:Era quasi meglio Merdaccia: comunque accetto

Da allora, sino ad oggi, il paese si chiama Savoia di Lucania quale parziale risarcimento per il fallito attentato a Re Umberto Idel 1879.


Il Processo

Non può dirsi, ad onor del vero, che il processo all'ignobile autore del vile attentato fu un copione già scritto, poiché non furono fatte mancare al Passannante tutte le guarentigie riconosciute dagli allora codici penale e di procedura penale. Pubblico Ministero era tale Francesco La Francesca, noto per essere fortemente contrario alla pena di morte, il quale, desideroso di avere dei principi onde poterli disattendere, chiese per il vile attentatore l'applicazione, per l'appunto, della pena di morte. Poco importava che l'attentato fosse stato eseguito con un temperino giudicato al più "buono per togliere la buccia alle mele": I Re non si spellano, i Re non sono mele, fu la risposta dello zelante accusatore.

La giuria, composta da rappresentanti del popolo di indubbia moralità ed illibata coscienza, tra cui val la pena ricordare il Principe Orsino degli Orsinnatti, il Marchese Ubaldo degli Ubaldi, il barone Filippo Corsini, il Duca Amedeo di Aosta e Savigny ed il conte Federico dei Famiola Gulliver, non ebbe dubbi nel confermare la condanna al patibolo, anche se in effetti la pena era prevista per il solo caso di morte del Re. Passannante è un pezzente, puzza e ha brutte idee per la testa: a morte in ogni caso, senza tante storie: questo l'equanime verdetto.

Merita un capitolo a parte l'avvocato difensore, che si rilevò immune da qualsiasi condizionamento ed attento sopra ogni altra cosa alla difesa del pur barbaro quasi reicida.