Giampaolo Pansa: differenze tra le versioni
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* [[1983]]–[[1984]]: «Quaderno itagliano» su ''[[Epoca (rivista)|Epoca]]'', dove fustiga i costumi degli italiani che non hanno avuto il buon gusto di morire durante la [[seconda guerra mondiale]]. |
* [[1983]]–[[1984]]: «Quaderno itagliano» su ''[[Epoca (rivista)|Epoca]]'', dove fustiga i costumi degli italiani che non hanno avuto il buon gusto di morire durante la [[seconda guerra mondiale]]. |
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* 1984–[[1987]]: «La vita è fatta a scale, c'è che scende e c'è chi muore male» su ''[[L'Espresso]]'', dove auspica apertamente la fine della razza italica. |
* 1984–[[1987]]: «La vita è fatta a scale, c'è che scende e c'è chi muore male» su ''[[L'Espresso]]'', dove auspica apertamente la fine della razza italica. |
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* 1987–[[2008]]: «Bestiario», prima su ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]'' e poi su '' |
* 1987–[[2008]]: «Bestiario», prima su ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]'' e poi ancora su ''L'Espresso'', dove tenta una nuova strategia: far sì che gli italiani si facciano fuori a vicenda sobillandoli con il buon vecchio tema fascismo/comunismo. |
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Pansa fu fra i maggiori rappresentanti del pensiero vicino alla [[sinistra]] di [[opposizione]], e per essere certo che tale restasse non perse occasione di mazzolare ogni singolo leader di sinistra, da [[Palmiro Togliatti]] in poi. Quando si accorse che stava ormai da decenni lavorando per il [[Gruppo Editoriale L'Espresso|gruppo L'Espresso]] e di conseguenza per il [[PD]], fuggì ululando nella notte. Prese quindi a collaborare con giornali partoriti dalla sua fantasia (e dal Barbera) dai titoli inverosimili e progressivamente sempre meno sinistroidi, quali ''[[Il Riformista]]'', ''[[Il Fatto Quotidiano]]'', ''[[Libero (quotidiano)|Libero]]'', ''Cazzutissimo'' e ''Morte ai Rossi''. |
Pansa fu fra i maggiori rappresentanti del pensiero vicino alla [[sinistra]] di [[opposizione]], e per essere certo che tale restasse non perse occasione di mazzolare ogni singolo leader di sinistra, da [[Palmiro Togliatti]] in poi. Quando si accorse che stava ormai da decenni lavorando per il [[Gruppo Editoriale L'Espresso|gruppo L'Espresso]] e di conseguenza per il [[PD]], fuggì ululando nella notte. Prese quindi a collaborare con giornali partoriti dalla sua fantasia (e dal Barbera) dai titoli inverosimili e progressivamente sempre meno sinistroidi, quali ''[[Il Riformista]]'', ''[[Il Fatto Quotidiano]]'', ''[[Libero (quotidiano)|Libero]]'', ''Cazzutissimo'' e ''Morte ai Rossi''. |