Fabrizio De André: differenze tra le versioni

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto aggiunto Contenuto cancellato
m (Annullate le modifiche di 87.10.141.229 (discussione), riportata alla versione precedente di Malaugurio)
Riga 14: Riga 14:
'''[[Darth Vader|Fener]]''', come spesso viene chiamato dal soprannome datogli dall'amico d'infanzia [[Ugo Fantozzi]] per via dei suoi bronchi malmessi dal [[sigaretta|fumo]], nei suoi quarant'anni di attività musicale produsse ben 13 (tredici) album. Un numero relativamente modesto, per uno che non aveva un [[cazzo]] da fare tutto il giorno, direte voi: infatti i [[Ricercatori Oral-B]] hanno ipotizzato come giustificazione della carenza produttiva quella storica spilorceria che contraddistingue tutti i Genovesi.
'''[[Darth Vader|Fener]]''', come spesso viene chiamato dal soprannome datogli dall'amico d'infanzia [[Ugo Fantozzi]] per via dei suoi bronchi malmessi dal [[sigaretta|fumo]], nei suoi quarant'anni di attività musicale produsse ben 13 (tredici) album. Un numero relativamente modesto, per uno che non aveva un [[cazzo]] da fare tutto il giorno, direte voi: infatti i [[Ricercatori Oral-B]] hanno ipotizzato come giustificazione della carenza produttiva quella storica spilorceria che contraddistingue tutti i Genovesi.


Vergogna!
== Biografia ==
[[File:Tavernello.jpg|right|thumb|Xilografia dei primi del '900 ritraente uno dei migliori amici di Fabrizio De André.]]
{{quote|Una volta salii in camera con una che si faceva chiamare Joséphine e mi apparve come una bellissima ragazza bionda. Ci fu un rapporto, per così dire, orale. Anzi, ce ne fu più di uno. Ridiscesi e sotto ad aspettarmi c'era tutta la compa. Feci loro un racconto dettagliato, come di consueto, e solo alla fine precisai:"C'era un solo problema: ha l'uccello".|Fabrizio "Fener" De André}}

Il cammino di Fabrizio De André ebbe inizio sulla pavimentazione sconnessa e umida di via del [[Camporella|Campo]], strada straripante di puttane e [[transessuale|transessuali]] sia di giorno che di notte. È in quel bordello malmascherato da strada che avrebbero preso forma le sue fantasie; di ghetto in ghetto, dalle prostitute alle minoranze etniche, passando per [[animale|animali]], travestiti e spauriti signorini evidentemente scesi alla fermata del [[Autobus|bus]] sbagliata, De André se li era passati tutti più e più [[Alessandro Volta|volte]]. Infatti a Fabrizio De André va riconosciuto il coraggio d'aver scelto sconfitti e accusatori senza distinzione.

Nella sua antologia di <s>vini</s> vinti, dove l'essenza delle persone conta più delle azioni e del loro passato, De André raggiungerà [[orgasmo|orgasmi]] che amava definire ''poetici''.

L'amico Ugo Fantocci, invidioso ma allo stesso tempo umile nei confronti del Fener, commenta così le sue vicende amorose:
{{quote|MMMMMHHH!!!!|Ugo Fantozzi}}
=== L'infanzia e la giovinezza ===
[[File:Deandrestatua.jpg|left|thumb|300px|Un giovanissimo Fabrizio De André, evidentemente saturo di [[liceo classico]], sorpreso dai fotografi mentre cerca disperatamente di accoppiarsi con una statua tra l'altro raffigurante un uomo barbuto.]]

{{dialogo|[[Luigi Tenco]]|Sei tu che vai a dire in giro che ''Quando'' l'hai scritta tu?|De André|Sì.|Tenco|E perché?|De André|Per prendere della figa!}}

Fabrizio crebbe inizialmente nella [[campagna]], luogo dal quale la famiglia era originaria e dove si imboscò per non prender parte alla [[Seconda guerra mondiale]]. Visse, una volta calmatesi le acque, nella Genova del dopoguerra. Il Fener frequenta le elementari presso le [[suora|suore]] Porcelline, inconsciamente prosegue poi gli studi alla [[scuola]] statale, dove viene rapidamente bocciato come tutti quelli che vengono dalla [[scuola privata]]. E così il padre invece di rimandarlo da dove era venuto ha la geniale idea di spedirlo dai [[Gesuiti]] dove, stranamente, subisce [[pedofilia|molestie sessuali]] dalle quali verrà segnato a vita con comportamenti da maniaco represso. Come ulteriore [[tortura]] finirà a completare gli studi al [[Liceo classico]] dove è risaputo che la [[figa]] è poco disponibile e appetibile.

Dovrebbe laurearsi in [[avvocato|giurisprudenza]] ma la sete di [[sesso]] è troppo forte e opta così per la carriera di [[musicista]], la più rapida per trovare robe con cui accoppiarsi. De André, dopo anni di repressione sessuale, finalmente ha una [[vita]] sregolata, tipo [[Giuliano Ferrara]], frequentando senza paura "amici" di tutte le estrazioni culturali e sociali. Sovente, cercava di sbarcare il lunario con lavori saltuari: per esempio imbarcandosi, d'estate, sulle navi da crociera come musicista per le feste di bordo. Fu in quelle occasioni che ha il piacere di conoscere e apprezzare un famoso cantante dell'epoca, con il quale stringerà una grande amicizia avendo infatti vissuto esperienze simili e rincorrendo obbiettivi simili, del quale purtroppo, per evitare usi criminosi di [[Nonciclopedia]] che è un servizio pubblico pagato coi [[soldi]] di tutti, non possiamo fare il nome.

=== Il mezzo del cammin della sua vita ===
[[File:Cavallagolosa.jpg|right|thumb|La pony, la prima moglie del cantautore genovese. Che cavallona!!]]
Dopo le avventure marinaresche, il buon Fener decide di prendere una pausa ma compie il fatale errore di mettere incinta una ''figgia de famiggia udù de bun'', al secolo Enrica Rignon detta "la Pony", con la quale riuscirà ad accoppiarsi e ad avere così un [[figlio]], che chiamarono Cristiano molto probabilmente in onore di [[Cristiano Malgioglio]].

Contemporaneamente ''[[La canzone di Marinella]]'' (ispirata, chi mai l'avrebbe detto, alla vita di una prostituta) è la [[hit dell'estate]]. De André diventa così ancora più [[ricco]].

[[Massimo Bubola]] vince il leone d'oro al festival di Cannes. Ma questa è un'altra storia. Tra i due nasce un'amicizia che dura tutt'ora.

=== La ragione <s>di vino</s> divina di De André ===
{{quote|Con un coltello,
piantato nel fianco,
gridai la mia pena e il Suo nome...|De André, tributo a Germano Mosconi}}
De André si considerava una sorta di [[animista]]: per lui ogni cosa ha un'[[anima]], anche gli oggetti, per esempio i pannelli di [[alluminio]]<ref>anima in polietilene o in poliuretano</ref>.

Secondo la sempre rispettabilissima e febbrilmente attesa opinione delle [[C.H.I.E.S.A|gerarchie ecclesiastiche]], celebri in tutto il [[universo|Creato]] per le brillanti deduzioni, è facilmente riconoscibile nel nostro eroe la figura del [[teologo]], molto probabilmente perché in molte canzoni apparivano parole come [[Dio]], [[Gesù]], [[scomodino|crêuza de mä]], [[Madonna|Maria]], [[pescatore]], [[gorilla]] e simili. Per questo [[Radio Maria]]<ref>Sì, Radio Maria, quella diretta da [[padre Livio Fanzaga]], l'uomo pio il cui versetto preferito è Esodo 22, 19!</ref> ha sempre trasmesso le sue canzoni.

=== L'esordio ===
{{quote|Benedetto Croce diceva che fino a vent'anni tutti scrivono poesie e che, da quest'età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini: quindi io copio da altri, non sarò poeta ma almeno..|Il De André-pensiero. Chiamatelo ''cretino'' voi...}}

Finalmente nel [[1961]] dopo anni di [[tempo perso|profonda meditazione]], pubblica il suo primo album, contenente ben <u>'''due'''</u> canzoni: ''Nuvole barocche'' ed ''E fu la notte''.

Un secondo dopo dopo la [[SIAE]] gli fiocina il [[culo]] poiché s'era scordato di pagare il [[pizzo]] per la canzone italiana. Si mette in regola con tutte le carte e sotto la materna spinta delle case di produzione diventa immediatamente [[focolarino|prolifico]].

De André in questo periodo si definiva personaggio riservato, musicista colto, stimato cittadino, padre di famiglia ma soprattutto ''[[modestia|modesto]]'': abile nel prendere in prestito le atmosfere degli storici cantautori francesi spacciandole per roba sua. Fin sul letto di morte ha sempre stoicamente sostenuto che [[George Brassens]] non fosse mai esistito.

=== Il [[1968|'68]]: l'era degli investimenti giusti ===
[[File:Deandrèfiore.jpg|right|thumb|Nell'epoca in cui tutti fumavano [[erba]] De André rompeva gli schemi sniffando [[fiore|fiori]].]]
Il quel magico periodo che fu il Sessantotto, mentre tutti erano intenti a comporre canzoni per celebrare la Rivoluzione, il Fabri preferiva cantare di nostro signore [[gesù|Gesù Cristo]]. Fener infatti, da buon borghese quale era, aveva capito su cosa bisognava investire a lungo termine. Ecco perché affrontava anche in molte canzoni temi [[dark]] narranti [[suicida|suicidi]], [[due di picche]], [[droga]], [[Bimbominkia|bambini pazzi]]: come un abile [[macaco]] da laboratorio e con più di trent'anni di anticipo sui [[Tokio Hotel]] aveva capito quali fossero i punti dove premere per fare i soldi.

Ma come ottenere tanto denaro e comprare così ville su ville in [[Sardegna]], proprio come quel <s>grand'</s> nobile uomo che come lui cantava per un tozzo di [[pane]] e qualche mancia extra pagandosi così gli studi alla Sorbona, al quale De André si rivolgeva con l’affettuoso nomignolo di ''Presidente''?
{{quote|Devi capire cosa piace alla gente. Una volta fatto questo, promettine loro il più possibile, e il gioco è fatto!|L’amico Presidente}}

La gente voleva la star, un dio da lodare, un [[Jimi Hendrix]] all’italiana: e lui purtroppo non era nulla di tutto ciò.

=== Come fu che gli venne la [[Premiata Forneria Marconi|PFM]] in aiuto ===
L’ostacolo più grande per il successo era ''imparare a suonare''. Fabrizio De André non ha mai imparato a farlo perché la [[musica]] probabilmente lo irritava. I valzer però gli piacevano: zumpappà... zumpappà... zumpappà... ma nessuno diventa l’idolo delle folle con i [[valzer]], diciamolo.

Un bel giorno un gruppo di [[giovani]] incontra il cantautore intento a cercare di suonare una [[chitarra]] con l’archetto. Impietositi si offrirono, in cambio della sua bella moglie, di riarrangiare tutte le sue canzoni e di farlo diventare una rockstar. Loro erano i PFM, ovvero '''P'''agnotte '''F'''atte '''M'''ale, una rockband che all’epoca rullava di brutto e che porta il cacofonico cantautore al successo tra gli [[hippy|hippies]].

Oramai il prode Fabrizio, liberatosi della cavallona e saturo di danaro e di fama si getta nuovamente a far conquiste: conosce una dolcissima cantante, [[Dori Ghezzi]], e subito la ingravida. Nascerà una bellissima bambina bionda, la quale il De André senza esitare decide di chiamare Luvi (nome indiano che significa: "mio padre mi ha dato un nome idiota") e con tutta la nuova famiglia, il figliastro bastardo e Massimo Bubola parte per la [[Sardegna]], già pregustando il resto dei suoi giorni spesi a comprare case, fare bagni, abbuffarsi di culurjones e ubriacarsi di Cannonau.

=== Panico! Il nostro eroe rapito dai [[biddai]].. ===
Le cose in Sardegna andavano per il meglio. Dopo aver investito denaro e affetti, la famiglia De andré se la spassa, vivendo di feste a Portobello di Gallura tra i ghetti per ricchi della costa nord. È il periodo che [[Paolo VI]] aveva tirato fuori la faccenda degli [[esorcismi]], ma a una festa particolarmente noiosa De Andrè perde la testa: prende una sbornia colossale, insulta tutti i presenti, fa a botte con Massimo Bubola, chiava la piccola Luvi, sodomizza il piccolo Cristiano, si prende un'altra sbornia e torna a casa. Il giorno dopo però, i piccoli Cristiano, Luvi e Massimo Bubola, ancora sudati e appiccicaticci, non troveranno la loro [[mamma]] e il loro [[papà]]: i biddai li avevano rapiti!!!!!
[[File:Faber.jpg‎|thumb|300px|De André dopo essere riuscito a farsi pagare la cena da un amico.]]
Inizialmente i coniugi De André erano stati semplicemente scambiati per due biddai ubriachi, ma sarà la loro brutta abitudine di bruciare banconote da centomila lire per accendersi le sigarette a tradirli.

La vicenda si è però conclusa felicemente: Fabrizio avverte il papi che provvede al pagamento di un sostanzioso riscatto pur di riavere il figlio integro.

Il De André figlio ha commentato così la vicenda:

{{quote|Fondamentalmente i veri prigionieri continuano a essere i sequestratori, non noi. Noi siamo usciti, loro sono ancora dentro. E là dentro non se la passeranno certo bene, visto che io e Dori gli abbiamo cagato dappertutto!|Fabrizio De André}}

Ma come si fa a distruggere un tale ricordo? O ammazzando tutti quelli che hanno compiuto l'azione o [[perdono|perdonandoli]], dunque facendo finta che non sia successo nulla e visto che De André non è violento quando non è [[sbronzo]], a quest'ora devono averla pagata cara tutti quanti. Infatti, da buon borghese, li ha condannati a cinquemila anni più le spese.

=== Come sopravvisse agli [[anni ottanta]], il decennio che distrusse la musica ===
Semplicissimo; non avendo mai fatto musica, non ha mai corso realmente alcun rischio: è stata un'operazione di marketing appositamente studiata dal ragioniere e amico [[Ugo Fantozzi]].
[[File:Dori-Luvi-Faber.jpg‎|left|thumb|Abbiamo voluto ricordarlo così, con una mano nel [[culo]] della piccola Luvi.]]
Il problema con l'alcol cominciava a peggiorare: oramai le case discografiche lo pagavano direttamente a litri di [[Tavernello]]. La situazione era davvero grave, e Dori doveva ingeniarsi un bel po' per portare avanti una famiglia solo a vino. Così decise di mandare Fabrizio a promettere al padre, facendo leva sul fatto che stava anche morendo, di chiuderla una volta per tutte con l'alcol.

Così, davanti al letto di morte del padre, il cantautore promise che non avrebbe più toccato una goccia di alcool. Otterrà in eredità una distilleria, e chi ha sentito all'epoca il suo urlo di disperazione non lo dimenticherà mai più.

=== Come gli anni novanta riuscirono dove avevano fallito gli ottanta ===
Chiuso i rubinetti del dolce veleno dionisiaco, Fabrizio sembrava oramai immortale se non fosse che fumava circa [[millemila]] [[sigaretta|sigarette]] al giorno. Il [[tumore]] ai polmoni era quindi dietro l'angolo.

Nel gennaio del '99 Fener girò l'angolo e morì così tra atroci [[tortura|torture]]. Lo piansero in molti, tra tutti ricordiamo Dori Ghezzi e Massimo Bubola, [[Adriano Celentano]] rivisitando ''La guerra di Piero'', [[Gabry Ponte]] che ha commosso e fatto ballare tutti noi con ''Impiccheranno Geordie con una corda d'oro'', [[Morgan]] dei Bluvertigo fondando il ''[[Partito dellla Bellezza]]'' assieme a [[Sgarbi]] e tanti altri. La Ghezzi ha voluto commentare un'ultima volta, col suo stile inconfondibile:

{{quote|La morte di Fabrizio De André è forse il capolavoro assoluto di Fabrizio De André. Gioco di parole attraverso i nomi, sovrimpressioni di nomi. Suspense continua dei volti degli occhi dei sentimenti, di una grammatica sentimentale di gesti e sguardi che sfugge al controllo manipolatorio del Fabrizio stesso. Non di occhi, la sovrimpressione degli occhi dà un unico occhio, la sovrimpressione dei nomi produce due nomi: accostati, una nuova figura. Sovrimpressioni mentali. Storia scritta da nomi. Soggetto che muore e che nel mentre muore si accorge di essere guardato e nel mentre è guardato non si rende conto da chi e da cosa è guardato e alla fine capisce che rendersene conto non è che una piccolissima cosa.|Dori Ghezzi}}


== Discografia ==
== Discografia ==