Utente:Zurpone/Sandbox2: differenze tra le versioni

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Nato a Tarquinia, terra d'[[Etruschi]], venne ben presto a contatto con le carinerie e i modi garbati e affettuosi tipici della sua gente: le sue giornate iniziavano regolarmente con ''lo schiaffo del buongiorno'' e regolarmente finivano con ''la pedata della buonanotte'', somministrategli personalmente dal padre, che era uno degli esemplari più mansueti della zona. In età scolare fu preso di mira da un [[bullo]] che si divertiva a pestarlo sempre sullo stesso callo: precorrendo i tempi se ne lamentò col padre, ma questi gli rifilò ''il manrovescio didattico'' dicendogli:
Nato a Tarquinia, terra d'[[Etruschi]], venne ben presto a contatto con le carinerie e i modi garbati e affettuosi tipici della sua gente: le sue giornate iniziavano regolarmente con ''lo schiaffo del buongiorno'' e regolarmente finivano con ''la pedata della buonanotte'', somministrategli personalmente dal padre, che era uno degli esemplari più mansueti della zona. In età scolare fu preso di mira da un [[bullo]] che si divertiva a pestarlo sempre sullo stesso callo: precorrendo i tempi se ne lamentò col padre, ma questi gli rifilò ''il manrovescio didattico'' dicendogli:
{{Quote|Ragazzo, non siamo ancora negli [[Anni 2000]], devi arrangiarti da solo!}}
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Il giovane Angelo si arrangiò da solo: affrontò il bullo e lo stese con un solo diretto sul [[naso]]. In effetti era un bullo tutto chiacchiera e distintivo. Tuttavia questo avvenimento aveva sviluppato in lui la consapevolezza di poter dire la sua con i pugni, e magari anche di essere ascoltato, visto che quando parlava non se lo cagava nessuno.
Il giovane Angelo si arrangiò da solo: affrontò il bullo e lo stese con un solo diretto sul [[naso]]. In effetti era un bullo tutto chiacchiera e distintivo. Tuttavia questo avvenimento aveva sviluppato in lui la consapevolezza di poter dire la sua con i pugni, e magari anche di essere ascoltato, visto che quando parlava non se lo cagava nessuno.<br />Perciò decise di frequentare la locale [[palestra]].


== La breve carriera ==
== La breve carriera ==
Esordì nei professionisti l'[[8 luglio]] [[1973]], battendo ai punti l'inglese Lawrence Ekpeli, un [[turista]] smarritosi tempo prima sugli [[Appennini]]. La carriera di Jacopucci procedeva tranquillamente: batteva senza sforzo i suoi avversari, ma ciò che lasciava interdetti gli addetti ai lavori era la [[noia]] mortale tipica dei suoi incontri. Il fatto è che Jacopucci, in ossequio al suo credo che rifuggiva la violenza, colpiva assai di rado i suoi avversari, limitandosi a schivare i loro colpi fino alla fine del match. Vinceva sempre per sfinimento dell'avversario. Le riviste specializzate sparavano a zero su di lui: Mimmo Sergozzoni, cronista del settimanale ''Uppercut'', arrivò a scrivere ''Jacopucci, non sei la [[Carla Fracci|Fracci]]'' riguardo alle sue movenze per schivare i colpi avversari, e ''Vogliamo sangueeee!!!!!'', al termine di un incontro in cui Jacopucci e il suo avversario si erano colpiti in tutto 8 volte per 15 riprese.


La stampa sportiva lo aveva soprannominato ''Angelo biondo'', ma era un modo garbato di dargli del [[ricchione]]. Altri lo chiamavano ''Clay dei poveri'', sebbene tra lui e il biondino dei [[Ricchi e Poveri]] non vi fosse alcuna somiglianza.
== La tragica morte ==
== La tragica morte ==

Versione delle 19:13, 8 mag 2017

Quante ne ho preso...
...ma quante me ne hanno dato!

Un valido[citazione necessaria] esponente della noble art cresciuto all'ombra di mostri sacri come Ali e Tyson e per questo ingiustamente misconosciuto. Vergogna!

Angelo Jacopucci (parto eutocico, 12 dicembre 1948 - serie interminabile di cazzotti, 22 luglio 1978) è stato un pugile italiano autoproclamatosi apostolo della non-violenza, che intendeva propagandare e diffondere nel mondo della boxe.
A distanza di anni si può tranquillamente affermare che il suo messaggio pacifista non abbia attecchito come lui sperava.

Le prime botte e l'illuminazione

Nato a Tarquinia, terra d'Etruschi, venne ben presto a contatto con le carinerie e i modi garbati e affettuosi tipici della sua gente: le sue giornate iniziavano regolarmente con lo schiaffo del buongiorno e regolarmente finivano con la pedata della buonanotte, somministrategli personalmente dal padre, che era uno degli esemplari più mansueti della zona. In età scolare fu preso di mira da un bullo che si divertiva a pestarlo sempre sullo stesso callo: precorrendo i tempi se ne lamentò col padre, ma questi gli rifilò il manrovescio didattico dicendogli:

« Ragazzo, non siamo ancora negli Anni 2000, devi arrangiarti da solo! »

Il giovane Angelo si arrangiò da solo: affrontò il bullo e lo stese con un solo diretto sul naso. In effetti era un bullo tutto chiacchiera e distintivo. Tuttavia questo avvenimento aveva sviluppato in lui la consapevolezza di poter dire la sua con i pugni, e magari anche di essere ascoltato, visto che quando parlava non se lo cagava nessuno.
Perciò decise di frequentare la locale palestra.

La breve carriera

Esordì nei professionisti l'8 luglio 1973, battendo ai punti l'inglese Lawrence Ekpeli, un turista smarritosi tempo prima sugli Appennini. La carriera di Jacopucci procedeva tranquillamente: batteva senza sforzo i suoi avversari, ma ciò che lasciava interdetti gli addetti ai lavori era la noia mortale tipica dei suoi incontri. Il fatto è che Jacopucci, in ossequio al suo credo che rifuggiva la violenza, colpiva assai di rado i suoi avversari, limitandosi a schivare i loro colpi fino alla fine del match. Vinceva sempre per sfinimento dell'avversario. Le riviste specializzate sparavano a zero su di lui: Mimmo Sergozzoni, cronista del settimanale Uppercut, arrivò a scrivere Jacopucci, non sei la Fracci riguardo alle sue movenze per schivare i colpi avversari, e Vogliamo sangueeee!!!!!, al termine di un incontro in cui Jacopucci e il suo avversario si erano colpiti in tutto 8 volte per 15 riprese.

La stampa sportiva lo aveva soprannominato Angelo biondo, ma era un modo garbato di dargli del ricchione. Altri lo chiamavano Clay dei poveri, sebbene tra lui e il biondino dei Ricchi e Poveri non vi fosse alcuna somiglianza.

La tragica morte