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Merda Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Vai a: Navigazione, cerca

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Nota disambigua – Se stai cercando altri significati del termine, vedi Merda (disambigua).
« la corata pareva e 'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia. » 
(Dante Alighieri, Inf. XXVIII, 26-27) 
« vidi un col capo sì di merda lordo / che non parea s' era laico o cherco. » 
(Dante Alighieri, Inf. XVIII, 116-117) 
Escrementi equiniMerda (dal latino merda) è un sostantivo della lingua italiana che, nella sua accezione primaria, indica le feci umane o animali. È principalmente usato in ambito colloquiale ed è ritenuto volgare. La sue etimologia è ignota: l'unico collegamento è con l'antico slavo smruzdo (= puzzare), da un tema *mard (da una forma fondamentale smard-).

Indice [nascondi] 1 Linguistica 1.1 Origine e significato 1.2 L'uso come qualificativo e interiezione 1.3 Sinonimi e alternative lessicali 2 L'uso della merda nell'arte e nella letteratura 2.1 Altri esempi 3 Bibliografia 4 Voci correlate 5 Altri progetti


Linguistica

Origine e significato La naturale sensazione di disgusto per gli escrementi (coprofobia) è alla base della valenza negativa che molte culture vi associano. Nell'italiano moderno, questa valenza negativa si riscontra pienamente nella parola merda, ed è mitigata nei suoi molti sinonimi. Il termine merda è considerato generalmente una parolaccia, e il suo uso al di fuori del linguaggio colloquiale è oggi deprecato come offensivo, oppure come espressione volgare per manifestare le proprie idee riguardo le diverse situazioni che possono essere di disagio o negative.


L'uso come qualificativo e interiezione A differenza che in altre lingue europee (inglese shit, francese merde, tedesco Scheiße, spagnolo mierda), l'uso della parola merda come esclamazione per esprimere irritazione non è molto diffuso in italiano, essendo generalmente sostituita da cazzo in questa funzione: «Merda, non trovo più le chiavi!». Un caso particolare è la locuzione di merda (o merda di), usata come qualificativo in senso di pessimo: «una situazione di merda», una situazione spiacevolissima; «un uomo/pezzo di merda», un uomo esecrabile, un farabutto; ricorre frequentemente nelle esclamazioni del linguaggio triviale: «Che merda di film!». L'espressione «essere/stare/trovarsi nella merda» significa essere nei guai. Tra le frasi polirematiche, possiamo citare «avere la merda fino al collo» e «essere una merda». si può usare anche l'espressione «Che merda!!» per indicare una situazione sfortunata


Sinonimi e alternative lessicali

Per approfondire, vedi la voce Feci#Sinonimi volgari. 

Esistono per quasi tutti gli usi linguistici, diverse, più accettabili alternative alla parola merda.


L'uso della merda nell'arte e nella letteratura Nel passo dantesco di Inf. XVIII, 116-117 («vidi un col capo sì di merda lordo / che non parea s'era laico o cherco»), c'è un uso "comico" della parola. Siamo in Malebolge, seconda bolgia, nello sterco sono tuffati adulatori e lusingatori. Il personaggio dei due versi è il lucchese Alessio Interminelli. Vicino a lui la meretrice Taide (di cui parla il poeta latino Terenzio), «sozza e scapigliata», chiamata da Dante «la puttana» (v. 133).

L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.

L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»

Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.

Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" o con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"). Si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza, e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente.[citazione necessaria]


Altri esempi Il Girone della merda è una delle tre parti – precisamente la seconda – del film Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini. La merda in Gadda Merda d'artista è un'opera di Piero Manzoni. Dante Alighieri scrisse due volte la parola merda nell'Inferno: E mentre ch'io là giù con l'occhio cerco, / vidi un col capo sì di merda lordo, / che non parëa s'era laico o cherco. (Inferno - Canto diciottesimo versi 115-117) Tra le gambe pendevan le minugia; / la corata pareva e 'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia. (Inferno - Canto ventottesimo, versi 25-27) Oltre alla variante a proposito di Taide: quella sozza e scapigliata fante / che là si graffia con l'unghie merdose (Inferno - Canto diciottesimo versi 130-131) Mozart faceva spesso riferimento alla merda nelle lettere che scriveva alla cuginetta Bäsle. Il colonnello Cambronne, ufficiale della Vecchia Guardia di Napoleone, rispose con questa unica e incisiva parola alla proposta di resa avanzata dai vincitori di Waterloo. (Vale la pena di precisare come in francese il vocabolo abbia un'accezione che l'italiano non conosce, ossia "rispondere picche", "dire di no".) Il sacrificio della vecchia Guardia consentì al resto dell'esercito francese di ripiegare abbastanza ordinatamente verso Parigi, sfuggendo all'annichilimento più catastrofico. Confessioni di un artista di merda (Confessions of a crap artist) è un romanzo di Philip K. Dick. Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda è il titolo dell'autobiografia di Paolo Villaggio

Bibliografia Fecal Matters in Early Modern Literature and Art: Studies in Scatology. J Persels, R Ganim - 2004 [1] Bourke, John Gregory, Scatologic Rites of all Nations, Pref. Sigmund Freud, Lowdermilk (Washington, D.C.), 1891 - Trad. it.: Escrementi e civiltà, Guaraldi, 1971 [1] Henderson, Jeffrey The Maculate Muse: Obscene Language in Attic Comedy 1991 Oxford University Press ISBN 0195066855 Slater, W. J. review of The Maculate Muse: Obscene Language in Attic Comedy by Jeffrey Henderson. Phoenix, Vol. 30, No. 3 (Autumn, 1976), pp. 291-293 doi:10.2307/1087300

Voci correlate Corpo grottesco Feci Defecazione Coprofilia Coprolalia

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