Contadino: differenze tra le versioni

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Trascorreva il tempo sul podere, che non era suo, perciò ogni tanto si incazzava maledendo la sorte, il padrone, la moglie, i figli e la vacca della stalla (che pure non era sua), la grandine se grandinava, la pioggia se pioveva, il sole se spuntava, il sole se tramontava, la neve se nevicava, etc. etc.
Trascorreva il tempo sul podere, che non era suo, perciò ogni tanto si incazzava maledendo la sorte, il padrone, la moglie, i figli e la vacca della stalla (che pure non era sua), la grandine se grandinava, la pioggia se pioveva, il sole se spuntava, il sole se tramontava, la neve se nevicava, etc. etc.

Se si vuole un quadro esaustivo della vita del contadino basta visionare un {{Citnec|capolavoro}} filmico di [[Béla Tarr]].


== Il podere ==
== Il podere ==

Versione delle 12:58, 15 feb 2021

Il contadino, o colono, villico, castaldo (specie in Terronia) sei tu. Sì, tu. Anche se non zappi più la terra sotto dominus (signore aristocratico borghese). Anche se in tasca c'hai una laura (cit. Totò) inutile in Scienza delle Comunicazioni, Lettere moderne, Scienze politiche e via dicendo.

Percorso involutivo

Infatti, se vai a scoprire cosa faceva il tuo bisnonno, t'accorgerai che zappava la terra sotto dominus = padrone (settore primario), dinanzi al quale, passando per la strada, doveva togliersi il cappello e dire: "Buongiorno signor padrone".

Tuo nonno passò di livello: operaio (settore secondario). Camminando dinanzi al proprietario doveva togliersi il cappello e dire: "Buongiorno signor padrone".

I tuoi passarono al settore terziario impiegatizio fantozziano. Camminando dinanzi al padrone dovevano togliersi le mutande (le donne, in particolare, i cappelli essendo passati del tutto di moda) e dire: "Buongiorno signor padrone".

Infine tu sei passato a quello di precario cronico (quaternario 4.0, dove 0 è il patrimonio accumulabile dall'occupante tale settore nel corso d'una vita e 4 il voto complessivo da dare a una tale vita). Il padrone non lo vedi nemmeno più perché esiste solo su Facebook o non compare proprio.

Il contadino si distinse fin dall'antichità per il fatto di non possedere nulla: manco la proprietà della zappa con la quale zappava la terrà del proprietario.

Trascorreva il tempo sul podere, che non era suo, perciò ogni tanto si incazzava maledendo la sorte, il padrone, la moglie, i figli e la vacca della stalla (che pure non era sua), la grandine se grandinava, la pioggia se pioveva, il sole se spuntava, il sole se tramontava, la neve se nevicava, etc. etc.

Il podere

La struttura del podere era semplicissima: in alto la casa padronale, in basso la casetta o torretta colonica, dove il contadino divideva il pasto con i 28 figli vivi (i 15 morti dopo il parto della moglie erano l'unica sua consolazione, in quanto non da sfamare).

In alcuni casi, il dominus non era un farabutto e cercava un contatto esistenziale con il colono, una più adeguata ridistribuzione del (magro) reddito complessivo del podere, che si divideva in:

  • Reddito dominicale (da "dominus", appunto, o padronale: il 98% del ricavato);
  • Reddito agrario (dello sfigat-, pardon, del colono: il rimanente miserando 2%).

Ma allora, proprio a causa dei suoi modi democratici e non feudali, il signore veniva pigliato per scemo. Il colono lo depredava fin dell'ultima ciliegia e poi, in aperta campagna, gli dava una badilata in testa accoppandolo sull'istante. Questa è la sorte del protagonista dell'allegrissimo romanzo di Federigo Tozzi intitolato, pensa un po'...Il podere.