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Sandro Bondi lascia il governo

Bondi
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3 marzo 2011, Roma - È un Sandro Bondi abbattuto e amareggiato quello che vediamo in questi giorni vagare per le fredde stanze del potere italiano, dopo aver rassegnato le dimissioni da Ministro per i beni e le attività culturali. Non sorride più, non scondinzola e non lecca le briciole per terra come usava un tempo, quando ancora il padrone gli accarezzava amorevolmente la liscia pelata che lo ha contraddistinto fin dalla sua infanzia. Nella lettera mandata al quotidiano Il Giornale, oltre alle sue solite 150 poesie d'amore, trova spazio per scrivere di come i suoi amichetti di partito lo abbiano tradito, togliendogli inspiegabilmente tutto l'appoggio di cui godeva, soprattutto da dietro. La fiducia concessa nei giorni scorsi al nostro simpatico beniamino era solo una presa in giro. E ora il povero Sandrone preso a calci in culo a destra e a manca non può far altro che nascondersi nelle retrovie della politica, a curare le ferite del suo innocente cuore martoriato.

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