Caritas

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CIRCOLARE 1001/bis DELL'UFFICIO SINISTRI
File:Logo Caritas.JPG

All'attenzione di tutti i gentili lettori in sala d'attesa
Con la presente si comunica che il centro d'ascolto si trova nell'impossibilità di rifornire l'articolo di immagini causa ritardo nei rifornimenti. Prendetevela con l'assistente sociale. Che oggi non è potuto venire, verrà domani. Forse.

Per chiarimenti, urgenze o proteste gli utenti sono invitati a contattare gli operatori tramite l'apposito pulsante:

« Cerchi aiuto? Vieni da noi! Ti aiutiamo a cercarlo! »
(Motto della Caritas)
« Qui non si fanno distinzioni razziali! Qui si accetta gente come negri, ebrei, terroni e messicani! »
(La Caritas sfrutta a suo vantaggio il multisignificato del verbo "accettare")

La Caritas S.p.a. è una ONG (leggasi "oenneggì") nata per venire incontro alle necessità dei poveracci che intasano i vicoli umidi dei paesi italiani: gli italiani.
Il suo compito principale è quello di riunireIl quartier generale Caritas si trova a Roma, a ricordo del fatto che la buona lupa di Romolo e Remo, grazie alle sue poppe, fu probabilmente la prima operatrice volontaria del banco alimentare.

Storia

La Caritas fonda le sue origini nella notte dei tempi, quando dallo sfregamento di un meteorite di passaggio sulla terra e San Pietro naquero delle strane forme di vita non presenti in natura: i vescovi. Codesti cosi animati quasi sicuramente non erano un progetto di Dio, ma un banale imprevisto. Questo spiegherebbe perché dalla volontà dei vescovi sono partorite alcune delle più grandi stronzate che hanno afflitto l'umanità. Una di queste, sfortunatamente, è sopravvissuta fino ai tempi moderni e, dal momento che, come sanguisuga sulle chiappe dell'Italia, vive di sussidi statali, non creperà tanto facilmente: la

Caritas.

I tentacoli della piovra

L'immensa madre Caritas opera attraverso strutture sparse per tutto il territorio dove è presente. Una struttura unica non può esistere perché sarebbe troppo semplice per il disadattato. La Caritas insegna a cavartela da solo in ogni ambito.

Centro d'ascolto

Mensa

Una volta la mensa, la distribuzione dei buoni pasto e lo stoccaggio dei viveri coesistevano in un'ununica forma di governo denominata unione dietetica. Il collasso del sistema, dovuto essenzialmente a speculazioni e operatori corrotti che invece che distribuire i cioccolatini e le caramelle ai bambini che visitavano il centro d'ascolto se li pappavano di nascosto, ha scisso definitivamente l'organo nelle tre parti.

Funzionamento della mensa

Self-service e qualche tavolo e panca per poggiare le natiche. Il resto è sempre il solito tran-tran:

- Volontario 1: “Salve, ce l'hai il buono?”
- Maruga: “No, fratello, l'ho perso... La polizia ha sequestrato mia roba!”
- Volontario 1: “Eh, certo! Stai a vedere che - (rivolgendosi alla fila) Ehi, uno alla volta! Smettetela di urlare, là dietro! - tutti i dannati giorni i pulotti ti sequestrano la roba!”
- Maruga: “Per piacere, fratello, non lo faccio più!”
- Volontario 1: “Ma sì, come no! Sono anni che - (rivolgendosi alla fila) Ho detto uno alla volta, porca troia! State indietro o sparo! - questa storia va avanti! Muoviti, dai!”
- Maruga: “Grazie, fratello, grazie! Ehi, ciao fratello! Acqua frizzante e pane, grazie fratello!”
- Volontario 2: “(grugnito sommesso)”
- Volontario 3: “Ehi, come butta? Pasta al pomodoro o riso con piselli?”
- Maruga: “Non c'è maiale, vero?”
- Volontario 3: “(Sospirante) No, ve lo diremmo se c'è il maiale, ormai dovreste saperlo...”
- Maruga: “Allora metti pasta, metti. Ancora, metti ancora! Ancora, ora metti formaggio! Bravo, basta cos... Anzi, no, metti un po' di riso sulla pasta.”
- Volontario 3: “Vattene, zio ponno!”
- Maruga: “Ehi, ciao fratello!”
- Volontario 4: “Ciao bello, polpette o carne in sugo?”
- Maruga: “Non c'è maiale, vero?”
- Volontario 4: “(Scocciato) No, te l'avrei detto! Polpette o carne in sugo?”
- Maruga: “Sì, grazie, abbondante! Grazie fratello!”
- Volontario 4: “Sparafulminidiquellaputtan...!!! Grrrrr! Tieni le polpette!”
- Maruga: “Grazie, fratello! Mi metti un po' di sugo? Un po' di... NO! No no no! Scusa, vado via, metti giù mannaia. Ehi, ciao fratello!”
- Volontario 5: “Ciao, caro. Pezzo di dolce oppure susina?”
- Maruga: “Non c'è maiale, vero?”

Magazzino del vestiario

Ambiente chiuso da una bolla temporale dove permane ancora il caos primordiale. In questi luoghi possono avvenire in una sola mattinata tumulti e deliri tali da far assomigliare la distribuzione degli abiti un incontro verbale tra Sgarbi e Cecchi Paone. In questo caso, però, i duellanti sono uno il volontario dei vestiti, l'altro:

  • Il rumeno: molto comune, omnipresente dovunque sia scritta la parola "gratis". Di norma è sufficiente dargli la roba prima che inizi lui a parlare per farlo contento.
  • La nigeriana: solitamente una chiattona dai movimenti ameboidali e ondeggianti. Qualsiasi cosa le si serva chiede sempre una soluzione di riserva, prova indumenti di taglie più piccole e se ne va sempre incazzata.
  • L'albanese: chiacchierone che parla della sua vita, dei suoi sogni da calciatore e del suo bambino nato in Italia ma col nome del nonno. Continua a parlare anche mentre gli si dà la roba e prima di andarsene supplica 50 centesimi.
  • I nomadi: rastoni, punkettari; un chilo di ferro inchiodato su naso, orecchie e chissà dove altro; un unico, immenso tatuaggio che copre il tronco e buona parte degli arti e un Labrador al guinzaglio. Prende quello che gli si dà, meglio se taglie abbondanti, chiede qualcosa per la compagna che non si cambia da quando è scappata di casa e ringrazia con un rutto.
  • Il terrone: tizio scuro di pelle, brizzolato e orrenda pancia flaccida che trasborda dalla cintura come fece l'acqua del Vajont. Ha più o meno lo stesso comportamento dell'albanese, solo che, invece dei 50 centesimi finali, preferisce raccontare un aneddoto della sua vita o sulle condizioni dell'Italia. Prima di andarsene guarda il sacchetto che gli è stato dato, fruga un po', fa una smorfia semi-schifata e se ne va con un saluto poco amichevole.
  • Il fattone/ubriacone: viene e qualsiasi cosa accada o gli si si dica rompe le palle. Ha da dire sui vestiti che gli si dà, sui vestiti dell'operatore, sui vestiti della nigeriana chiattona dietro di lui. Sbraita contro la nigeriana, tronca il litigio a metà e ricomincia a rompere all'operatore. Dopo venti minuti o il volontario si stufa e lo caccia malamente o se ne va lui senza prendere niente, continuando a imprecare e a parlare con sé stesso.
  • Quello che viene per conto di qualcun altro: l'incubo dell'operatore del vestiario: quello che viene per conto di qualcun altro non sa mai bene di cosa abbia veramente bisogno, né quale sia la fattura. Se è un omino secco e bassetto si prova delle boxer da elefante, giacconi che gli arrivano alle caviglie e calzoni che lo fanno apparire un pagliaccio triste dicendo che vede se possono andare per il suo amico Abdul Kebab El Bogotà, di 2 metri e un buon quintale. Se è un armadio a quattro ante proverà a infilarsi dei sandali da spiaggia del 32 e dei calzoncini dell'Uomo Ragno per il figlio di quattro anni. Fa esasperare, ma raramente ci si incavola per causa sua: è un po' come guardare le comiche di Stanlio e Ollio.

Case d'accoglienza