Welcome to the NHK

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Messaggio che la Gonzo rivolge a tutti gli spettatori in ogni episodio dell'anime. Fortuna che la compagnia non si chiama "Coglione".
« Ma certo!! È tutto un complotto della NHK, Nippon Hikikomori Kyōkai!! AAAAAAAAA! »
(Satō su una puntura di zanzara.)
« Io sono solo... un BUGIARDO!! »
(Satō, divorato dai sensi di colpa, dopo aver cliccato su "Accetto i termini e le condizioni".)

Welcome to the NHK è un anime, un manga, un romanzo, una soap opera, un balletto, un genere musicale popolare tra i giovani, uno stile di vita... A pensarci meglio, forse si farebbe prima ad elencare cosa non è. Welcome to the NHK non è uno stereopazzetto. Fine.

Welcome to the Plot

L'opera racconta la storia di Tatsuhiro Satō, un ragazzo che da quattro anni non esce di casa, passando le giornate a rubare l'ossigeno agli onesti lavoratori. Una volta andava all'università di Tokyo, ma ha mollato dopo aver deciso di dedicarsi al fancazzismo di livello avanzato e alla visione delle repliche di Buona Domenica.

I genitori di Satō lo mantengono mandandogli un sussidio mensile di 4 yen e una gomma da masticare, perché pensano che stia studiando duramente per poter un giorno diventare qualcuno; in effetti Satō è già qualcuno: un babbione che non fa una mazza tutto il tempo, ma comunque qualcuno. Un pomeriggio, mentre Satō è impegnato a cercare di far esplodere la testa al conduttore del telegiornale con la forza del pensiero, bussano alla sua porta. Temendo che siano i testimoni di Geova, il giovane apre indossando un'armatura improvvisata costruita con dei cuscini e brandendo un mestolo; ma alla porta ci sono una vecchia rompizeppole amante dell'uncinetto e una ragazza di nome Misaki, che appena vede Satō intuisce la verità su di lui: è un pirla! Anzi, un hikikomori pirla. Gli hikikomori sono quelli come Satō: ragazzi che hanno tagliato i legami con gli altri esseri umani e stanno in casa tutto il giorno, non studiano, non lavorano, occasionalmente vandalizzano Nonciclopedia e in genere passano le ore grattandosi le palle.
Misaki propone allora a Satō di aiutarlo a smettere di essere un hikikomori, e gli fa firmare un contratto secondo il quale i due devono incontrarsi ogni sera al parco affinché lei possa insegnare a Satō a sviluppare delle capacità sociali superiori a quelle di una tenia. Intanto l'hikikomori, sentendo degli orribili suoni che fanno accapponare la pelle provenire dall'appartamento accanto al suo, sfonda la porta del vicino a colpi di sopracciglia per salvare la povera bambina che stanno apparentemente torturando con un ferro rovente. In realtà va tutto bene: le urla raccapriccianti che sentiva erano solo la sigla di un anime per bambine dagli 8 ai 12 neuroni pro capite. Il malato di mente che ascoltava questi orrori si rivela essere nientepopodimenoché Kaoru Yamazaki. Sticazzi, mica pizza e fichi! Yamazaki è un otaku più piccolo di Satō che veniva preso di mira da tutti i suoi compagni delle medie perché usciva di casa vestito da Sailor Moon. In un flashback si scopre che i due si erano conosciuti qualche anno prima, quando Satō aveva salvato Yamazaki da alcuni bulli rompendo loro le mani con la faccia.
Satō e Yamazaki si scambiano così le classiche domande di rito: "come stai?", "che hai fatto dopo la scuola?", "questi pantaloni mi ingrassano?", "qual è la formula della legge di Coulomb?", "ma tu ci hai capito qualcosa nel finale di Lost?", prima che Satō, in diffioltà per quest'ultima domanda, si diriga al parco con la scusa di dover incontrare Misaki. Qui l'hikikomori racconta alla ragazza una marea di cazzate; le dice infatti di non essere affatto un hikikomori, bensì uno che lavora da casa (che sarebbe anche vero, se solo farsi le seghe tutto il giorno tutti i giorni fosse un'attività retribuita dallo stato) e di aver creato un sacco di programmi fantastici, quando in realtà urla di meraviglia alla vista di Pong. Dopo essersi fatto baciare da Satō l'anello di Puni Puni Poemi, Yamazaki accetta di venirgli incontro: lavoreranno insieme alla creazione di un gioco da far vedere a Misaki; ecco, qui l'autore avrebbe potuto riscattare in un colpo solo tutti gli orrendi stereotipi sui giapponesi segaioli che fanno solo GDR e giochi pornografici (spesso la linea di confine è più labile di un tanga di Jennifer Lopez). Invece ha deciso che i due ragazzi dovevano realizzare un galge, complimentoni. I galge sono una delle tante cose che contribuiscono alla morte degli spermatozoi dei ragazzi giapponesi, in pratica sono simulazioni di situazioni sentimentali o, come li definisce il dizionario Webster, "quel tipo di giochi che se li vai a comprare ai grandi magazzini ti vergogni come un ladro e speri che al bancone non ci sia la bella ragazza di turno e così per mascherare l'acquisto compri anche un pacco di preservativi".

Welcome to the Characters

Welcome to the Fun Facts

Welcome to the "See Also"